24/09/2025, 13.02
VATICANO
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Papa: Dio visita gli inferi dell'esistenza 'in punta di piedi'

All’udienza, davanti a 35mila fedeli sotto la pioggia, Leone XIV ha invitato a pregare il rosario quotidiano a ottobre per la pace: appuntamento sabato 11 in piazza San Pietro. Agli studenti di lingua araba all'inizio dell'anno scolastico: "Vi invito a nutrirvi di scienza per futuro di pace". Nella catechesi giubilare: "Il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo riporta alla luce". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Una distesa colorata di ombrelli ha assistito stamattina in piazza San Pietro all’udienza generale di papa Leone XIV. Nonostante la pioggia, circa 35mila persone si sono radunate per l’appuntamento. Il pontefice le ha accolte con un lungo giro sulla papamobile coperta. Prima, il papa ha salutato un gruppo di persone malate nell’Aula Paolo VI. Al termine, salutando i pellegrini di lingua italiana, il pensiero di Prevost è stato per il vicino mese di ottobre, “dedicato al Santo Rosario”. “Invito tutti ogni giorno del prossimo mese a pregare il rosario per la pace, personalmente, in famiglia, in comunità”, ha affermato.

L’invito di preghiera è stato rivolto direttamente alle persone che prestano servizio in Vaticano, per la partecipazione al rosario serale nella basilica petrina alle ore 19. E un appuntamento comunitario di preghiera, che segue le iniziative a Roma degli ultimi giorni delle associazioni cattoliche per chiedere la pace a Gaza, è stato fissato per sabato 11 ottobre. “Alle ore 18 […] faremo [la recita del Santo Rosario] insieme qui in piazza San Pietro, nella veglia del Giubileo della spiritualità mariana, ricordando anche l’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”. Dalla piazza, un applauso ha accolto questo evento. 

Leone XIV, rivolgendosi alle persone di lingua araba, ha salutato in maniera particolare studenti e studentesse, impegnate nell’avvio del nuovo anno scolastico. “Vi invito a preservare la fede e a nutrirvi di scienza, per un futuro migliore, in cui l’umanità possa godere di pace e tranquillità”, ha detto, nello spazio dedicato ai saluti. 

La catechesi odierna - nel ciclo giubilare dedicato a “Gesù Cristo nostra speranza” - è stata dedicata al “mistero del Sabato Santo”. A partire dal brano biblico di riferimento, letto in apertura nelle diverse lingue, si è focalizzata sul tema “La discesa. ‘E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere’ (1Pt 3,19)”. Il Sabato Santo è un giorno “in cui tutto sembra immobile e silenzioso, mentre in realtà si compie un’invisibile azione di salvezza”, ha detto il papa. “Cristo scende nel regno degli inferi per portare l’annuncio della Risurrezione a tutti coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra della morte”.

Questa “discesa” rappresenta “il gesto più profondo e radicale dell’amore di Dio per l’umanità”, ha aggiunto. In quanto Gesù non solo è morto “per noi”. “Occorre riconoscere che la fedeltà del suo amore ha voluto cercarci là dove noi stessi ci eravamo perduti”. Gli inferi, ha sottolineato Prevost, nella Bibbia non sono “un luogo”, ma “una condizione esistenziale”. Dove “regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri. Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra”, ha continuato il pontefice dal sagrato.

Dio, così, “entra, per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno”. L’apostolo Pietro scrive che “Gesù, reso vivo nello Spirito Santo, andò a portare l’annuncio di salvezza ‘anche alle anime prigioniere’ (1Pt 3,19)”. Questa è “una delle immagini più commoventi” presenti in un testo apocrifo, non canonico. La “discesa” di Cristo avviene anche nel presente. “Gli inferi non sono solo la condizione di chi è morto, ma anche di chi vive la morte a causa del male e del peccato. È anche l’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere”.

Con il suo amore, il Padre discende nelle oscurità, “non per giudicare, ma per liberare. Non per colpevolizzare, ma per salvare. Lo fa senza clamore, in punta di piedi, come chi entra in una stanza d’ospedale per offrire conforto e aiuto”, ha aggiunto il papa. “Il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo chiama per nome, lo prende per mano, lo rialza, lo riporta alla luce. Lo fa con piena autorità, ma anche con infinita dolcezza, come un padre con il figlio che teme di non essere più amato”. Prevost ha concluso la catechesi rivolgendosi alle persone in ascolto. “Se a volte ci sembra di toccare il fondo, ricordiamo: quello è il luogo da cui Dio è capace di cominciare una nuova creazione”. La discesa è “il compimento del suo amore”. E la sua creazione è “fatta di persone rialzate, di cuori perdonati, di lacrime asciugate”.

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