13/06/2021, 11.46
VATICANO
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Papa: Dio è all'opera, la Chiesa non ceda alla zizzania della sfiducia

All'Angelus un forte appello contro la piaga del lavoro minorile e per le popolazioni del Tigrai, afflitte dalla violenza e dalla carestia. Dalla fiducia nel granello di senape che cresce un insegnamento prezioso “per uscire bene dalla pandemia". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - La Chiesa non si lasci vincere dalla "zizzania della sfiducia", perché Dio è sempre all'opera nel mondo come "un seme buono" e questo chiama tutti a ricominciare sempre con "pazienza e costanza". Lo ha detto oggi papa Francesco nella sua riflessione prima della preghiera dell'Angelus, durante il quale ha lanciato un forte appello contro la piaga del lavoro minorile e per le popolazioni della regione africana del Tigrai, colpite dalla guerra e dalla carestia.

Rivolgendosi ai fedeli che – distanziati – hanno affollato piazza San Pietro, il pontefice ha commentato le due parabole proposte dalla liturgia odierna: quella del granello di senape (“il seme più piccolo, ma che gettato in terra diventa l’albero più grande”) e quella del seme che cresce all'insaputa del contadino, proposte dalla liturgia odierna. Nelle parabole – ha osservato - “Gesù ci insegna che anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio”. E proprio quella del granello di senape rivela che “Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia”.

“Con questa parabola – ha aggiunto Francesco - Gesù vuole infonderci fiducia. In tante situazioni della vita, infatti, può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male”. Ma al contrario il Vangelo chiama a “uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà; chiede di avere occhi più grandi, che sanno vedere oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia”. Un atteggiamento che il papa ha indicato come particolarmente prezioso “per uscire bene dalla pandemia. Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza”.

Ma questo sguardo è prezioso anche nella vita di fede perché “anche nella Chiesa – ha ammonito papa Francesco - può attecchire la zizzania della sfiducia, soprattutto quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative”. Di qui l'invito a ricordare “che i risultati non dipendono dalle nostre capacità, ma dall’azione di Dio: a noi sta seminare, con amore, impegno, pazienza. Ma la forza del seme è divina”.

Dopo la preghiera dell'Angelus papa Francesco ha lanciato un appello per la popolazione del Tigrai, colpita da una grave crisi umanitaria che espone i più poveri alla carestia e alla fame. Preghiamo insieme perché cessino immediatamente le violenze e sia garantita a tutti assistenza”.

Ricordando poi la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, celebrata ieri, ha detto che “non è possibile chiudere gli occhi davanti allo sfruttamento dei bambini privati del diritto di sognare e di giocare. Sono 150 milioni i minori vittima di questo fenomeno – ha aggiunto Francesco - come tutti gli abitanti della Spagna, della Francia e dell'Italia messi insieme”.

Facendo riferimento a un relitto di una barca affondata il 12 aprile 2015 che oggi verrà ricondotto in porto, ad Augusta, in Sicilia, il papa è tornato a ricordare il dramma dei migranti che muoiono nel Mediterraneo. Infine citando Giornata mondiale del donatore di sangue che si celebra domani, ha incoraggiato questa preziosa “opera di generosità e gratuità”.

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