12/07/2020, 12.21
VATICANO
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Papa: Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato

All’Angelus, papa Francesco esprime il dolore della Santa Sede per la decisione di trasformare la basilica cristiana di Istanbul in moschea. I “quattro tipi diversi di terreno” che accolgono “la Parola di Dio, … Cristo stesso”. ““La Vergine Maria modello perfetto di terra buona e fertile”. Oggi si celebra la Giornata internazionale del mare.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Pensando “a Istanbul”, oggi dopo la preghiera dell’Angelus, papa Francesco ha detto: “Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato”. La frase semplicissima e secca esprime il dolore della Santa Sede, oltre che degli ortodossi e di molto mondo occidentale, per la decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di trasformare la basilica di Santa Sofia in moschea, a partire dal 24 luglio. Questa frase è la prima e l’unica espressione di giudizio sulla vicenda da parte della Santa Sede, criticata fino ad ora da molte parti per il suo silenzio.

In precedenza, papa Francesco ha parlato dei “quattro tipi diversi di terreno” adombrati nella parabola del seminatore, raccontata da Gesù nel vangelo di oggi (Matteo 13, 1-23), i diversi “tipi” di terreno che accolgono “la Parola di Dio, … Cristo stesso”.

Il primo tipo è “una strada, dove subito vengono gli uccelli e mangiano i semi. È la distrazione, un grande pericolo del nostro tempo. Assillati da tante chiacchiere, da tante ideologie, dalle continue possibilità di distrarsi dentro e fuori casa, si può perdere il gusto del silenzio, del raccoglimento, del dialogo con il Signore, tanto da rischiare di perdere la fede”.

Il secondo è il “terreno sassoso”: “È l’immagine dell’entusiasmo momentaneo che però rimane superficiale, non assimila la Parola di Dio. E così, davanti alla prima difficoltà, a una sofferenza, a un turbamento della vita, quella fede ancora debole si dissolve, come si secca il seme che cade in mezzo alle pietre”.

Il terzo è il “terreno dove crescono cespugli spinosi. E le spine sono l’inganno della ricchezza, del successo, delle preoccupazioni mondane... Lì la Parola rimane soffocata e non porta frutto”.

“Infine, possiamo accoglierla come il terreno buono. Qui, e soltanto qui il seme attecchisce e porta frutto. La semente caduta su questo terreno fertile rappresenta coloro che ascoltano la Parola, la accolgono, la custodiscono nel cuore e la mettono in pratica nella vita di ogni giorno”.

In ogni caso, ha aggiunto, la Parola di Dio “è un seme fecondo ed efficace; e Dio lo sparge dappertutto con generosità, senza badare a sprechi. Così è il cuore di Dio!... Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme. Spesso si è distratti da troppi interessi, da troppi richiami, ed è difficile distinguere, tra tante voci e tante parole, quella del Signore, l’unica che rende liberi”. Il papa ha poi consigliato, ancora una volta, a leggere ogni giorno un brano piccolo del Vangelo, per “abituarci” ad ascoltare la Parola di Dio.

“La Vergine Maria – ha concluso - modello perfetto di terra buona e fertile, ci aiuti, con la sua preghiera, a diventare terreno disponibile senza spine né sassi, affinché possiamo portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli”.

Dopo la preghiera mariana, Francesco ha ricordato che oggi, seconda domenica di luglio ricorre la Giornata Internazionale del Mare. “Rivolgo un affettuoso saluto – ha detto - a tutti coloro che lavorano sul mare, specialmente quelli che sono lontani dai loro cari e dal loro Paese. Saluto quanti sono convenuti stamattina nel porto di Civitavecchia-Tarquinia per la celebrazione eucaristica”.

Per l’occasione, il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha diffuso oggi un Messaggio e una preghiera.

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