13/09/2023, 11.06
VATICANO
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Papa: anche impegnarsi per la pace è annuncio del Vangelo

Richiamando all'udienza generale l'esempio del beato venezuelano Hernández Cisneros, il "medico dei poveri", Francesco ha invitato a "non fermarsi alle parole, ma a sporcarsi le mani sulle grandi questioni sociali, economiche e politiche" del nostro tempo. L'appello alla preghiera e alla solidarietà per le vittime delle alluvioni in Libia.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Anche impegnarsi per costruire la pace “è zelo apostolico, è annuncio del Vangelo, è beatitudine cristiana”. Lo ha sottolineato oggi papa Francesco durante la sua catechesi nell’udienza generale del mercoledì, tenuta in piazza San Pietro. L’occasione per ribadirlo è stato un riferimento alla vita del beato venezuelano José Gregorio Hernández Cisneros (1864-1919), la cui figura ha ripercorso nell’ambito della galleria di grandi testimoni dello zelo missionario che il pontefice sta proponendo da alcuni mesi nell’appuntamento settimanale con i fedeli. Ma sono parole che assumono un significato particolare anche alla luce della missione a Pechino che, proprio in queste ore e fino a venerdì 15 settembre, il card. Matteo Zuppi – arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana – sta compiendo a nome di Francesco, “per sostenere iniziative umanitarie e la ricerca di percorsi che possano condurre ad una pace giusta” in Ucraina.  

Laico, apostolo della carità conosciuto da tutti come “il medico dei poveri”, il beato Hernández Cisneros “alla ricchezza del denaro preferì quella del Vangelo, spendendo l’esistenza per soccorrere i bisognosi. Nei poveri, negli ammalati, nei migranti, nei sofferenti, José Gregorio vedeva Gesù”. Cresciuto nella fede trasmessa dalla madre, da giovane avrebbe voluto diventare sacerdote, ma vari problemi di salute glielo impedirono. “La fragilità fisica – ha commentato il papa - non lo portò però a chiudersi in sé stesso, ma a diventare un medico ancora più sensibile alle necessità altrui. Ecco lo zelo apostolico: non segue le proprie aspirazioni, ma la disponibilità ai disegni di Dio”.

Lui per primo si sentiva “bisognoso di grazia” e attingeva forza dall’intimità con Dio nella preghiera: nella Messa quotidiana – ha ricordato il papa - “univa all’offerta di Gesù tutto quello che viveva: portava gli ammalati e i poveri che aiutava, i suoi studenti, le ricerche che intraprendeva, i problemi che aveva a cuore”. Ma proprio in questa dinamica si inserisce anche un altro gesto: negli anni della Prima Guerra mondiale, che insanguinava l’Europa, si sentì chiamato a offrire la sua vita per la pace. “Non era il suo continente, ma lì stava divampando la guerra”, ha osservato il pontefice. E quando un amico gli fece visita il 29 giugno 1919 lo trovò felice perché aveva saputo che era stato firmato il trattato di pace. “La sua offerta è stata accolta, ed è come se lui presagisca che il suo compito in terra sia terminato” ha raccontato Francesco. Quella stessa mattina, mentre era in strada per portare una medicina a un malato, morì investito da un veicolo.

A partire dal suo esempio il papa ha invitato tutti a porsi alcune domande: “Davanti a Gesù presente nei poveri vicino a me, di fronte a chi nel mondo più soffre, come reagisco?”. Ma la vita e la morte del beato Hernández Cisneros sono anche uno stimolo all’impegno dinanzi alle grandi questioni sociali, economiche e politiche di oggi. “Tanti ne parlano, tanti ne sparlano, tanti criticano e dicono che va tutto male - ha commentato Francesco -. Ma il cristiano non è chiamato a questo, bensì a occuparsene, a sporcarsi le mani: anzitutto a pregare e poi a impegnarsi non in chiacchiere, ma a promuovere il bene, a costruire la pace e la giustizia nella verità”.

E in continuità con tutto questo, al termine della catechesi, il pontefice ha rivolto il suo pensiero “alle popolazioni della Libia duramente colpite da violente piogge che hanno provocato allagamenti e inondazioni causando numerosi morti e feriti come anche ingenti danni”. Ha invitato tutti a pregare per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati. “Non manchi - ha aggiunto - la nostra solidarietà verso questi fratelli e sorelle provati così, per questa calamità”. Come pure – nuovamente – ha invitato a pregare per il “nobile popolo marocchino” colpito dal terremoto e per la “martoriata Ucraina, le cui sofferenze sono sempre presenti alla nostra mente e al nostro cuore”.

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