17/04/2008, 00.00
VATICANO-USA
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Papa: il mondo ha bisogno di testimoni e di cultura cattolica

Benedetto XVI nel corso della prima messa pubblica celebrata negli Usa parla del “dolore” causato alla Chiesa dai preti pedofili. Ieri con il presidente Bush espressa comune preoccupazione per il Medio Oriente ed in particolare per Iraq e Libano, e l’auspicio della fine del conflitto israelo-palestinese con la soluzione dei due Stati. Il Vaticano ha voluto un riferimento al rispetto dei diritti umani anche nella lotta al terrorismo.
Washington (AsiaNews) - Il mondo di questo nostro tempo, e con esso la Chiesa, è “pieno di grandi promesse”, ma al tempo stesso mostra “un crollo” dei fondamenti stessi della società. E’ una situazione che richiede “testimonianza” di fede e di fedeltà ed anche un modo di pensare, una “cultura” veramente cattolica, capace di affrontare le sfide del secolarismo e del materialismo. E’ pieno in ogni ordine di posti il nuovo "Nationals Stadium" di Washington, dove il Papa celebra oggi la prima messa pubblica di questo suo viaggio negli Usa.
 
Se il primo giorno della visita, ieri, è stato segnato dall’incontro con il presidente Bush e dalla preoccupazione per i grandi temi mondiali, dalla difesa della vita al Medio Oriente, oggi il Papa “parla” ai cattolici. E’ per loro il richiamo alla “necessità” della testimonianza, ma anche l’espressione del dolore di tutta la Chiesa per i crimini dei preti pedofili – “nessuna mia parola potrebbe descrivere il dolore ed il danno recati da tale abuso” - alla comunità cattolica, “chiamata a crescere nell’unità mediante una costante conversione verso Cristo”.
 
“Il mondo – dice dunque - ha bisogno della testimonianza! Chi può negare che il momento presente costituisca una svolta non solo per la Chiesa in America, ma anche per la società nel suo insieme? È un tempo pieno di grandi promesse, poiché vediamo la famiglia umana in vari modi avvicinarsi di più diventando sempre più interdipendente. Allo stesso tempo, tuttavia, vediamo segni evidenti di un crollo preoccupante negli stessi fondamenti della società: segni di alienazione, rabbia e contrapposizione in molti nostri contemporanei; crescente violenza, indebolimento del senso morale, involgarimento nelle relazioni sociali e accresciuta dimenticanza di Dio. Anche la Chiesa – aggiunge - vede segni di immense promesse nelle tante sue parrocchie solide e nei movimenti vivaci, nell’entusiasmo per la fede dimostrato da tanti giovani, nel numero di coloro che ogni anno abbracciano la fede cattolica e in un interesse sempre più grande per la preghiera e per la catechesi. Allo stesso tempo – prosegue il Papa - essa percepisce, in modo spesso doloroso, la presenza di divisione e polarizzazione al suo interno, e fa pure la sconcertante scoperta che tanti battezzati, invece di agire come lievito spirituale nel mondo, sono inclini ad abbracciare atteggiamenti contrari alla verità del Vangelo”.
 
Tanti di più, però, sono coloro che sono rimasti fedeli. A loro Benedetto XVI lancia l’esortazione ad affrontare “le sfide di una cultura sempre più secolarizzata e materialistica”. Il successo “dipenderà in gran parte dalla vostra fedeltà personale nel trasmettere il tesoro della nostra fede cattolica. I giovani hanno bisogno di essere aiutati nel discernere la via che conduce alla vera libertà: la via di una sincera e generosa imitazione di Cristo, la via della dedizione alla giustizia e alla pace. Sono stati fatti molti progressi nello sviluppo di programmi solidi per la catechesi, ma molto di più rimane ancora da fare per formare i cuori e le menti dei giovani nella conoscenza e nell’amore del Signore. Le sfide che ci vengono incontro richiedono un’istruzione ampia e sana nella verità della fede. Ma richiedono anche di coltivare un modo di pensare, una ‘cultura’ intellettuale che sia genuinamente cattolica, fiduciosa nell’armonia profonda tra fede e ragione, e preparata a portare la ricchezza della visione della fede a contatto con le questioni urgenti che riguardano il futuro della società americana”.
 
Di alcune di queste, come matrimonio, famiglia, difesa e promozione della vita, Benedetto XVI ha parlato anche ieri, sia nel colloquio privato con il presidente Bush che nell’incontro con i vescovi americani. Col presidente, come evidenziato da un comunicato congiunto, il discorso si era allargato ad altri “interessi comuni”, come la libertà religiosa, il rifiuto del terrorismo e di qualsiasi violenza compiuta usando il nome di Dio.
 
Nel documento si fa poi riferimento ad alcune situazioni particolari, con l’auspicio di “risolvere il conflitto israelo-palestinese secondo la visione dei due Stati che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza”, un riferimento al “sostegno alla sovranità ed all’indipendenza del Libano” e la “preoccupazione” per la situazione irachena ed in particolare per la precaria situazione delle comunità cristiane nel Paese e nell’intera regione.
 
Da notare, infine che, su richiesta del Vaticano, è stata introdotta l’affermazione secondo la quale nella lotta al terrorismo vanno usati mezzi “che rispettano la persona umana e i suoi diritti”. Un riferimento, neanche troppo oscuro, alle polemiche per il trattamento dei prigionieri di Guantanamo.
 
 
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