16/11/2022, 10.33
VATICANO
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Papa: in Ucraina si eviti l'escalation e si affretti il cessate il fuoco

All'udienza generale il pontefice ha lanciato un nuovo appello alla preghiera dopo l'attacco missilistico che ha provocato morte e danni su molte infrastrutture civili. Nella catechesi Francesco ha parlato della desolazione che nella vita spirituale scuote la "serenità asettica che rende disumani". L'inquietudine come "risposta all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una semplice proiezione dei nostri desideri".

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Affrettati Signore”. È la preghiera che papa Francesco oggi al termine dell’udienza generale del mercoledì ha invitato a rivolgere per la “martoriata Ucraina” alle prese con la nuova pioggia di missili russi su obiettivi civili.

“Ho appreso con dolore e preoccupazione la notizia di un nuovo e ancor più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morte e danni su molte infrastrutture civili – ha detto il pontefice, senza fare riferimento direttamente alle due morti avvenute anche entro i confini polacchi -. Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace, per evitare ogni escalation e aprire la strada al cessate il fuoco e al dialogo”. “Il Signore dia agli ucraini consolazione e fortezza in questa prova e dia speranza di pace”, ha aggiunto ricordando nella preghiera anche “le vittime innocenti dell’attacco terroristico avvenuto nei giorni scorsi a Istanbul”.

Nella sua catechesi – in precedenza – aveva ripreso il ciclo di riflessioni sul tema del discernimento, soffermandosi sul sentimento della desolazione che non è estraneo alla vita spirituale. “Anche questo stato – ha spiegato papa Francesco - può essere occasione di crescita. Infatti, se non c’è un po’ di insoddisfazione, di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine, di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza”.

La desolazione – ha proseguito - provoca uno “scuotimento dell’anima”, indispensabile anche nella vita spirituale perché “una serenità perfetta ma asettica, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani, indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra. Senza considerare che tale ‘perfetta serenità’ non la si raggiunge per questa via dell’indifferenza”. A questo proposito il papa ha ricordato grandi figure di santi come Agostino di Ippona, Edith Stein, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Charles de Foucauld che hanno trovato proprio nella propria inquietudine “una spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita”.

La desolazione è inoltre scuola di gratuità. “Essere desolati – ha osservato il pontefice - ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere”. È una via per imparare a stare con il Signore, perché “la vita spirituale non è una tecnica a nostra disposizione, non è un programma di ‘benessere’ interiore che sta a noi programmare. No. È la relazione con il Vivente, irriducibile alle nostre categorie”.

In questa prospettiva proprio la desolazione diventa “la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una semplice proiezione dei nostri desideri. Invece, chi prega si rende conto che gli esiti sono imprevedibili: esperienze e passi della Bibbia che ci hanno spesso entusiasmato, oggi, stranamente, non suscitano alcun trasporto. E, altrettanto inaspettatamente, esperienze, incontri e letture a cui non si era mai fatto caso o che si preferirebbe evitare - come l’esperienza della croce - portano una pace inattesa”.

“Di fronte alle difficoltà – ha concluso Francesco - mai scoraggiarsi, ma affrontare la prova con decisione, con l’aiuto della grazia di Dio che non ci viene mai a mancare. E se sentiamo dentro di noi una voce insistente che vuole distoglierci dalla preghiera, impariamo a smascherarla come la voce del tentatore; e non lasciamoci impressionare: semplicemente, facciamo proprio il contrario di quello che ci dice”.

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