30/11/2011, 00.00
VATICANO
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Papa: incoraggia iniziative per abolire la pena di morte

Benedetto XVI inizia un ciclo di catechesi dedicato alla preghiera di Gesù. Essa “attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre”. Oggi i cristiani a essere “testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il Papa incoraggia le iniziative che mirano ad abolire la pena di morte e quelle che cercano di rispettare la dignità dei carcerati. Benedetto XVI ha espresso oggi il suo sostegno contro la pena capitale in un saluto rivolto in inglese ai partecipanti a un incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema “No Justice without Life”. “Esprimo la speranza – ha detto - che le vostre deliberazioni incoraggeranno le iniziative politiche e legislative promosse da un numero crescente di Paesi per eliminare la pena di morte e per continuare il progresso sostanziale fatto nel conformare la legge penale sia alla dignità umana dei carcerati che all'effettivo mantenimento dell'ordine pubblico”.

In precedenza, durante il discorso rivolto alle ottomila persone che hanno partecipato all’udienza generale, il Papa ha esortato i cristiani a essere “testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio”. E percorrendo la strada della preghiera, “che esige continuità e costanza” possiamo aiutare altri a percorrerla, “perché anche per la preghiera è vero che camminando si aprono cammini”. Una preghiera “non saltuaria, ma costante”, “piena di fiducia”, “capace di illuminare la nostra vita, come ci insegna Gesù”. Proprio a come pregava Gesù, Benedetto XVI dedica da oggi un ciclo di catechesi per l’udienza generale, dopo averne dedicato alcune alla preghiera nell’Antico testamento.

“Oggi - ha infatti detto - iniziamo a guardare a Gesù, alla sua preghiera, che attraversa tutta la sua vita, come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre. Egli è il maestro anche del nostro pregare, anzi Egli è il sostegno attivo e fraterno di ogni nostro rivolgerci al Padre”.

“Particolarmente significativo” del cammino di Gesù è quanto accade dopo il battesimo nel Giordano, quando “entra in una preghiera personalissima e prolungata”. Il battesimo al quale Giovanni Battista invitava era un “un forte appello a vivere veramente come figli di Abramo, convertendosi al bene”, “sottoporsi al battesimo doveva segnare una svolta determinante, lasciare una condotta legata al peccato ed iniziare una vita nuova. Anche Gesù accoglie tale invito”, ma sorge in noi la domanda sul perché Gesù che “non aveva peccati” si sottopone a questo battesimo “di penitenza e di conversione”. Con quel gesto, ha spiegato il Papa, “Gesù, senza peccato, rende visibile la sua solidarietà con coloro che riconoscono i propri peccati, scelgono di pentirsi e di cambiare vita; fa comprendere che essere parte del popolo di Dio vuol dire entrare in un’ottica di novità di vita, di vita secondo Dio”.

”In questo gesto Gesù anticipa la croce, dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori, assumendo sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, adempiendo la volontà del Padre”.

E, dopo il battesimo, raccogliendosi in preghiera, “mostra l’intimo legame con il Padre che è nei Cieli, sperimenta la sua paternità, coglie la bellezza esigente del suo amore, e nel colloquio con Lui riceve la conferma della sua missione”. Nelle parole che risuonano dal Cielo “Il Figlio mio, l’amato”, “vi è il rimando anticipato al mistero pasquale, alla croce e alla risurrezione”.

“L’insegnamento di Gesù sulla preghiera viene certo dal suo modo di pregare acquisito in famiglia, ma ha la sua origine profonda ed essenziale nel suo essere il Figlio di Dio, nel suo rapporto unico con Dio Padre” e nei Vangeli “le ambientazioni della preghiera di Gesù si collocano sempre all'incrocio tra l’inserimento nella tradizione del suo popolo e la novità di una relazione personale unica con Dio”. “Al tempo stesso, segnano momenti di particolare importanza per Gesù, che consapevolmente si inserisce in questo piano, fedele pienamente alla volontà del Padre”.

”Anche nella nostra preghiera dobbiamo imparare, sempre di più, ad entrare in questa storia di salvezza di cui Gesù è il vertice, rinnovare davanti a Dio la nostra decisione personale di aprirci alla sua volontà, chiedere a Lui la forza di conformare la nostra volontà alla sua, in tutta la nostra vita, in obbedienza al suo progetto di amore su di noi”. Un posto speciale, nella preghiera è “la lettura orante della Sacra Scrittura”: “ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un'arte, che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra, soprattutto la continuità e la costanza sono importanti”.

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