06/10/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: la crisi economico mostra che solo la parola di Dio è solida

Aprendo i lavori del Sinodo, Benedetto XVI prende spunto dal brano evangelico della casa sulla sabbia o sulla roccia per affermare che chi fonda la sua vita su successo, carriera e denaro si base sul “niente”. Evangelizzazione, ruolo del magistero e rapporti interreligiosi nella relazione del car. Oullet.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Solo chi costruisce sulla parola di Dio costruisce “sulla roccia”, chi pone le fondamenta su cose come il successo, la carriera e il denaro costruisce “sulla sabbia”, come mostra la cronaca della crisi economica di questi giorni. Con un improvvisato riferimento alla situazione economica, Benedetto XVI ha rivolto, oggi, la parola in apertura della assemblea del Sinodo dei vescovi, in Vaticano, dedicato proprio alla Parola di Dio.
 
"La Parola di Dio - ha detto - è il fondamento di tutto, è la vera realtà. E per essere realisti, dobbiamo proprio contare su questa realtà. Dobbiamo cambiare la nostra idea che la materia, le cose solide, da toccare, sarebbero la realtà più solida, più sicura. Alla fine del Sermone della Montagna il Signore ci parla delle due possibilità di costruire la casa della propria vita: sulla sabbia e sulla roccia. Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà, è stabile come il cielo e più che il cielo, è la realtà. Quindi dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo. Realista è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in permanenza".
 
La secolarizzazione, le sue conseguenze e la reazione ad esse sono state al centro anche della relazione di apertura dei lavori, svolta dal relatore generale, il cardinale canadese Marc Ouellet. Egli ha sottolineato la necessità di “proporre soluzioni concrete per colmare le lacune e porre rimedio all'ignoranza delle Scritture che si aggiunge alle difficoltà attuali dell'evangelizzazione”. Fede e slancio missionario, infatti, “sono profondamente colpiti da diversi fenomeni socioculturali quali la secolarizzazione, il pluralismo religioso, la globalizzazione e l'esplosione dei mezzi di comunicazione”. A questo si aggiungono le “difficoltà interne” della Chiesa. Tra queste egli ha indicato quelle “riguardanti la trasmissione della fede nella famiglia, le carenze della formazione catechetica, le tensioni tra il magistero ecclesiale e la teologia universitaria, la crisi interna dell'esegesi e il suo legame con la teologia, e più in generale una certa separazione degli studiosi dai Pastori e dalla gente semplice”.
 
Tra le difficoltà, il porporato ha anche indicato “l’insoddisfazione” nei confronti delle omelie, che a volte finisce con lo spingere i cattolici verso altri gruppi religiosi. Per rimediare possono essere utili “esegesi” e “nuovi mezzi pedagogici o tecnologici”, ma soprattutto bisogna “aiutare gli omelisti a mettere in relazione la vita e la Parola” e “l'omelia deve raggiungere la profondità spirituale”.
 
Del rapporto tra interpretazione della Bibbia e vescovi ha parlato anche il card. William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in un saluto ai partecipanti al Sinodo. “Soltanto la viva Tradizione ecclesiale - ha detto - permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica parola di Dio, che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti. Ciò comporta il rifiuto di ogni interpretazione soggettiva o puramente esperienziale o frutto di una analisi unilaterale, incapace di accogliere in se' il senso globale che nel corso dei secoli ha guidato la Tradizione dell'intero popolo di Dio”. “In questo orizzonte - ha sottolineato - nasce la necessità e la responsabilità del magistero, chiamato ad essere interprete autentico della stessa parola di Dio a servizio dell'intero popolo cristiano e per la salvezza di tutto il mondo; e anche noi vescovi conosciamo quanto siano grandi le nostre responsabilità come legittimi successori degli apostoli e quanto da noi attenda la società di oggi, alla quale abbiamo il dovere di trasmettere la verità che abbiamo, a nostra volta, ricevuto”. “Pertanto – ha concluso - questo compito spetta ai vescovi direttamente in prima persona”.
 
Una sottolineatura, infine, dell’importanza dei rapporti interreligiosi è stata fatta dal cardinale Oullet. A proposito degli ebrei egli ha affermato che i cattolici sono invitati “non solo a riparare l'ingiustizia commessa nei confronti degli ebrei, ma anche a un rinnovato rispetto per l'interpretazione giudaica dell'Antico testamento”. Il dialogo “rispettoso e costruttivo” che si è aperto con l’ebraismo può servire ad “approfondire, da entrambe le parti, l'interpretazione della Sacra Scrittura”.
 
Quanto ai musulmani, “di fronte alla secolarizzazione e al liberalismo sono degli alleati nella difesa della vita umana e nell' affermazione dell'importanza sociale della religione. Il dialogo con loro è più che mai importante nelle circostanze attuali per promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
 
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