04/09/2006, 00.00
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Papa: la religione non può che portare pace

In un messaggio per i 20 anni dell'incontro di Assisi, Benedetto XVI ripete che nessuno può usare la fede per giustificare la violenza. L'incontro interreligioso non ebbe e non deve avere neppure ora venature di sincretismo. Ricorda che a caratterizzare l'azione di San Francesco è stata la conversione.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La religione "non può che essere foriera di pace" e a nessuno è lecito usarla come motivo di violenza verso altri esseri umani. Le affermazioni di Giovanni Paolo II che hanno reso celebre l'incontro interreligioso di preghiera per la pace di Assisi del 1986 sono ripetute oggi da Benedetto XVI, in un messaggio per i 20 anni da quell'evento.

In questi anni, rileva il Papa, non si è avverato "il sogno di pace" suscitato dalla fine della guerra fredda. "Il terzo millennio si è anzi aperto con scenari di terrorismo e di violenza che non accennano a dissolversi. Il fatto poi che i confronti armati si svolgano oggi soprattutto sullo sfondo delle tensioni geo-politiche esistenti in molte regioni può favorire l'impressione che, non solo le diversità culturali, ma le stesse differenze religiose costituiscano motivi di instabilità o di minaccia per le prospettive di pace".

Proprio sotto questo profilo, sottolinea Benedetto XVI, "l'iniziativa promossa vent'anni or sono da Giovanni Paolo II assume il carattere di una puntuale profezia". "Nonostante le differenze che caratterizzano i vari cammini religiosi, il riconoscimento dell'esistenza di Dio, a cui gli uomini possono pervenire anche solo partendo dall'esperienza del creato (cfr Rm 1,20), non può non disporre i credenti a considerare gli altri esseri umani come fratelli. A nessuno è dunque lecito assumere il motivo della differenza religiosa come presupposto o pretesto di un atteggiamento bellicoso verso altri esseri umani". Le stesse guerre di religione  "non possono attribuirsi alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo".

L'incontro di Assisi si caratterizzò sul valore della preghiera nella costruzione della pace. "La pace è un valore in cui confluiscono tante componenti. Per costruirla, sono certo importanti le vie di ordine culturale, politico, economico. In primo luogo però la pace va costruita nei cuori. Qui infatti si sviluppano sentimenti che possono alimentarla o, al contrario, minacciarla, indebolirla, soffocarla". Il "valore della preghiera nella costruzione della pace – ricorda il Papa - fu testimoniato da esponenti di diverse tradizioni religiose, e ciò avvenne non a distanza, ma nel contesto di un incontro". Già nel 1986, prosegue Benedetto XVI, fu posta attenzione perché "l'incontro interreligioso di preghiera non si prestasse ad interpretazioni sincretistiche, fondate su una concezione relativistica".

Papa Ratzinger non le cita, ma allora, ed anche in seguito, ci sono state anche polemiche in tal senso. Da ciò, probabilmente, la sottolineatura con la quale, rivolgendo un saluto ai partecipanti alle manifestazioni di Assisi, promosse anche dalla Comunità di Sant'Egidio, il Papa definisce "doveroso" anche ora "evitare inopportune confusioni. Perciò, anche quando ci si ritrova insieme a pregare per la pace, occorre che la preghiera si svolga secondo quei cammini distinti che sono propri delle varie religioni. Fu questa la scelta del 1986, e tale scelta non può non restare valida anche oggi. La convergenza dei diversi non deve dare l'impressione di un cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della verità e la possibilità di attingerla".

La stessa attenzione Benedetto XVI torna a sollecitare, per la terza volta in pochi giorni, a proposito di San Francesco. "La testimonianza che egli rese nel suo tempo – scrive - ne fa un naturale punto di riferimento per quanti anche oggi coltivano l'ideale della pace, del rispetto della natura, del dialogo tra le persone, tra le religioni e le culture. È tuttavia importante ricordare, se non si vuole tradire il suo messaggio, che fu la scelta radicale di Cristo a fornirgli la chiave di comprensione della fraternità a cui tutti gli uomini sono chiamati, e a cui anche le creature inanimate - da "fratello sole" a "sorella luna" - in qualche modo partecipano".

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