24/03/2022, 13.53
VATICANO
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Papa: una pazzia aumentare la spesa per le armi

Parlando al Centro italiano femminile Francesco ha detto di "vergognarsi" per le scelte adottate da alcuni Paesi in questi giorni come risposta alla guerra. "La cultura della cura dell'altro, non le armi" la vera strada e ricorda Gandhi "che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza". Le donne come modello di un'altro modo di fare politica. 

Città del Vaticano (AsiaNews) – La vera risposta alla guerra “non sono altre, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari”, ma “convertire il potere dalla logica del dominio a quella della cura”. È in questa sfida le donne hanno una responsabilità particolare. Lo ha detto oggi papa Francesco ricevendo in udienza nella sala Clementina, in Vaticano, il Centro italiano femminile.

Parlando dell’impegno delle donne nella società il pontefice ha fatto un nuovo riferimento al conflitto in Ucraina osservando che “la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo”.

“Guerre regionali non sono mai mancate - ha aggiunto - per questo io ho detto che eravamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero. Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno “scacchiere”, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri.

Papa Francesco ha espressamente stigmatizzato il ritorno della corsa agli armamenti. “Io mi sono vergognato - ha detto - quando ho letto che un gruppo di Stati (quelli della Nato ndr) si sono impegnati a spendere il 2 per cento nell’acquisto di armi”. Il papa l’ha definita una “pazzia”. “La vera risposta - ha proseguito - non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato - non facendo vedere i denti -, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare”.

Di qui l’invito alle donne a essere “protagoniste di questo cambiamento di rotta, di questa conversione”. “È la scuola di Gesù – ha aggiunto - che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. È la scuola di Gandhi, che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza. È la scuola dei santi e delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche - direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all’educazione delle nuove generazioni”.

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