17/06/2017, 09.48
INDIA
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Parziale dietrofront di Delhi sul bando della carne di vacca: ‘pronti a rivedere’ la norma

Il ministro della Giustizia apre su possibili regole meno severe. La questione arriva alla Corte suprema. La sentenza è prevista per il prossimo 11 luglio. “Mai voluto appoggiare una legge che potesse interferire in qualsiasi modo con le abitudini alimentari delle comunità”. Già perso il 90% del commercio dei bufali.

New Delhi (AsiaNews) – Esponenti del governo di Delhi hanno fatto un parziale dietrofront sul bando della carne di vacca in tutta l’Unione e sostengono che il governo “è pronto a rivedere” la norma. Il divieto di macellare tutti gli animali di origine bovina è in vigore dallo scorso 23 maggio e ha scatenato una marea di proteste tra allevatori, minoranze e governi statali. I primi sono stati privati di una fonte di reddito rilevante; i secondi lamentano un’intromissione del governo nelle loro pratiche alimentari e religiose; i terzi un’ingerenza dell’amministrazione centrale in materie statali. Dal canto suo, il 15 giugno Ravi Shankar Prasad, ministro della Giustizia dell’Unione, ha annunciato che “il governo non ha mai voluto appoggiare una legge che potesse interferire in qualsiasi modo con le abitudini alimentari delle comunità”. Il collega Harsh Vardhan, ministro dell’Ambiente, ha poi aggiunto che il governo “sta sentendo rappresentanti di tutte le categorie e prenderà presto misure riparatorie”. Sul caso interverrà anche la Corte suprema.

Nel frattempo i singoli governi statali hanno iniziato a sfidare il bando sulla carne bovina. Il primo è stato il Kerala lo scorso 9 giugno, con il chief minister Pinarayi Vijayan che ha definito l’imposizione una “mossa fascista”, nel tentativo della “famiglia del Sangh di imporre la propria agenda, dividendo le persone attraverso la polarizzazione settaria per scopi politici”. Poi è stato il turno di alcuni membri dello stesso Bjp (Bharatiya Janata Party) in Meghalaya, che hanno espresso il proprio dissenso dimettendosi dal movimento. Qualche giorno dopo, il 12 giugno, tutta l’amministrazione del Meghalaya ha votato contro il bando, chiedendone una “immediata eliminazione”.

Le associazioni di categoria hanno intuito subito gli effetti disastrosi per l’intero settore, che muove un giro d’affari interno di 1000 miliardi di rupie (più di 13,9 miliardi di euro) e fattura con le esportazioni oltre 263 miliardi di rupie (3,6 miliardi di euro). Dall’entrata in vigore del bando, il commercio della carne di bufalo è già crollato di circa il 90%.

Per questo il 7 giugno Mohammed Abdul Faheem Qureshi, presidente di All India Jamiatul Quresh Action Committee, una Ong di Hyderabad (Telangana) che “lavora per risollevare i settori deboli della società, compresi i macellai e i commercianti di bestiame”, ha chiesto l’intervento della Corte suprema. All’attenzione dei giudici ha sottoposto una petizione in cui afferma che il Prevention of Cruelty to Animals (Regulation of Livestock Markets) Rules 2017 è una norma “arbitraria, illegale e incostituzionale”. Egli sostiene che “le regole violano il diritto costituzionale di praticare una professione o avere un’occupazione; la protezione della vita e la libertà personale; la libertà di coscienza e di professare il proprio credo; di praticare e diffondere la religione; la protezione degli interessi delle minoranze”.

Ieri la Corte suprema ha deciso di rimandare la propria presa di posizione al prossimo 11 luglio. Davanti ai giudici l’avvocato generale P S Narasimha, che rappresenta Delhi, ha spiegato che la norma è nata “nel contesto di prevenzione della crudeltà nei confronti degli animali” e che le regole “volevano snellire le attività commerciali per prevenire atti crudeli”. Il ministro Prasad infatti ha ricordato che la vacca è sacra per la religione indù, che esiste “un’ampia fascia della popolazione che la venera” e che la “Costituzione nei principi direttivi della politica statale invita gli Stati a proibire la macellazione dei bovini”. Ad ogni modo, ha continuato, “bisogna cercare di bilanciare entrambe le posizioni”.

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