22/12/2022, 10.02
IRAQ
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Patriarca caldeo: Natale cura delle ‘sofferenze’ del mondo, dall’Iraq all’Ucraina

di Louis Raphael Sako*

Nell’omelia della messa di mezzanotte il patriarca caldeo ricorda le crisi “sempre più gravi” che affliggono il pianeta: divisioni, conflitti e ingiustizie. Il tema delle “minoranze” che sono “sempre più oppresse” insieme agli “sfollati” a causa della guerra. La ricostruzione dell’Iraq partendo dalle sue origini e valori, per ricostruire la fiducia nel “tessuto sociale”. 

Baghdad (AsiaNews) - Natale giunge “in un momento in cui il mondo soffre” per crisi “sempre più gravi” come la “guerra micidiale” fra Ucraina e Russia, oltre a “divisioni, conflitti e ingiustizie” in molte parti del mondo, fra cui Iraq, Siria, Libano, Palestina e Yemen. È quanto scrive il primate caldeo, il card Louis Raphael Sako, nell’omelia della messa della mezzanotte a sacerdoti e fedeli nel Paese arabo e della diaspora in tutto il mondo, inviata in anteprima ad AsiaNews. Nel suo discorso il porporato ricorda “in particolare le minoranze” che sono sempre più oppresse, oggetto di violenza e rapina, insieme a “sfollati” a causa di conflitti alimentati da “posizioni e interessi diversi”. Ciononostante, la nascita di Cristo “insegna la fede” grazie alla presenza “continua di Dio in mezzo a noi”, una presenza che è “eterna” nell’amore e nella misericordia.

Alla messa di mezzanotte, anticipano fonti del patriarcato, saranno presenti il presidente della Repubblica Abdul Latif Rashid, il primo ministro Muhammad Shia’a al Sudani e personalità istituzionali e religiose cristiane e musulmane. Un momento di raccoglimento e unità, davanti al rischio di una nuova deriva estremista come testimoniano gli attentati degli ultimi giorni. “L’Iraq - osserva il primate caldeo - è un Paese di civiltà, di culture e di glorie, con grandi personalità di tutte le religioni. È tempo di tornare alla nostra origine e ai nostri valori, costruire fiducia nel tessuto sociale ed educarci ad accettare la diversità”. Di seguito, il messaggio integrale del card. Sako:

Il Natale è un progetto teologico sul piano della fede, dell’essere umano e della vita, che aiuta una persona a recuperare i valori spirituali e morali per vivere nell’amore e nella pace con gli altri.

Il Natale non è solo una celebrazione di un anniversario di duemila anni fa o un evento folcloristico con un fascino esteriore, come le decorazioni, i regali, le visite. Il Natale ci insegna - attraverso la ragione e la fede - la continua presenza di Dio fra noi, una presenza eterna con il suo amore e la sua misericordia. Un inno natalizio dice: “Quando la mia anima si dissolve nell’essere di Dio, io sono nel Natale”. Cristo è venuto per riunirci e avvicinarci, per sviluppare le nostre relazioni in uno spirito di fraternità e tranquillità, quindi accogliamolo con spirito nuovo per raggiungere la pienezza dei valori umani e spirituali che ci ha insegnato. Non lasciamo che la festa passi come i giorni del calendario, come ha detto papa Francesco tre settimane fa nell’Angelus. 

Il Natale non finirà e la speranza di una nuova umanità capace di vivere nella pace, nell’amore e nel perdono rimane un desiderio vivo nel cuore di ogni essere umano: “La notte di Natale viene cancellato l’odio, la terra fiorisce, la guerra è abolita, l’amore germoglia”. Questa speranza deve continuare. É un peccato che questo Natale giunga in un momento in cui il mondo soffre per crisi sempre più gravi come la guerra micidiale fra Ucraina e Russia, e divisioni, conflitti e ingiustizie in Iraq, Palestina, Siria, Libano, Yemen dove i cittadini, e in particolare le minoranze, sono diventati oppressi, oggetto di violenza e rapina, poveri e sfollati, a causa del conflitto e per posizioni e interessi diversi.

Il mondo intero deve rendersi conto che le guerre sono fallimenti e i conflitti sono in perdita; questo metodo dovrebbe finire e si deve intraprendere il dialogo attraverso la diplomazia per risolvere i problemi. Inoltre, le persone perverse devono rendersi conto che il male non durerà, e Dio li riterrà responsabili. Solo il bene rimane e, anche se di poca entità, è una benedizione.

Gesù ha vissuto quello che viviamo oggi: personalità religiose ebraiche come Anna e Caifa lo hanno attaccato; i politici, come il re Erode e il governatore romano Pilato, lo hanno temuto e hanno agito per liquidarlo e metterlo in croce. Tuttavia Dio lo ha risuscitato dai morti, motivo per cui i nostri fratelli musulmani lo chiamano “Gesù il vivente”.

Le nostre paure e i nostri desideri trovano nella nascita e nella risurrezione di Cristo la speranza di un lieto fine: “Quando riempiamo i cuori di speranza, siamo nel Natale”. Questa speranza dovrebbe dare energia ai cuori dei buoni e unire i loro sforzi, per porre fine alla sofferenza delle persone costruendo un ambiente migliore, in cui ogni cittadino, indipendentemente dal colore, dal sesso o dalla religione, viva con dignità, libertà e fierezza.

Il Natale ci insegna ad essere operatori di pace, di carità, di difesa degli oppressi, di sollievo per gli orfani, le vedove e i poveri, e non possiamo crescere e svilupparci senza una vita spirituale, valori morali e la cooperazione per ristabilire l’armonia in questo mondo. Creato da Dio che ce lo ha affidato per organizzarlo, conservarlo e farlo prosperare.

L’Iraq è un Paese di civiltà, di culture e di glorie, con grandi personalità di tutte le religioni. È tempo di tornare alla nostra origine e ai nostri valori, costruire fiducia nel tessuto sociale ed educarci ad accettare la diversità, consolidare la convivenza e la lealtà verso la patria che abbraccia tutti sotto la regola della cittadinanza paritaria. Questo progetto non è compito del solo primo ministro; i cittadini hanno una grande responsabilità con il loro sostegno, la cooperazione e la cura per proteggere l’unità e la sovranità della nazione e il suo progresso in modo che tutti possano vivere in pace e felicità. In tutta onestà, non vi è altro modo. Preghiamo e diciamo: o Signore della pace, dona pace e stabilità al nostro Paese e al mondo.

Buona Festa e Buon Anno. Viva l’Iraq!

* Cardinale, patriarca di Baghdad dei caldei

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