14/07/2025, 12.44
MYANMAR - CINA
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Pechino e milizie Kachin: portavoce nega arrestato leader, ma continuano pressioni

Nei mesi scorsi un altro comandante delle milizie etniche, recatosi in Cina "per cure mediche", esra stato trattenuto per convincere i gruppi armati nel nord del Myanmar a riconsegnare la città di Lashio alla giunta birmana. In questo caso l'Esercito per l'indipendenza del Kachin sta da tempo combattendo contro i militari per la conquista della città di Bhamo, centro strategico per il commercio di terre rare. Nel frattempo altre milizie accusano l'India di aver bombardato in territorio birmano.

Yangon (AsiaNews) - Il portavoce dell’Esercito per l’indipendenza del Kachin (KIA), il colonnello Naw Bu, ha negato che il leader politico del movimento sia stato posto agli arresti domiciliari in Cina. Si tratterebbe, però, di una pratica già utilizzata da Pechino nei confronti di altri gruppi etnici allo scopo di convincere il KIA ad abbandonare l’offensiva contro la giunta militare a Bhamo, nello Stato Kachin, nell’estremo nord del Myanmar. Naw Bu ha precisato che il generale N’Ban La, capo della Kachin Independence Organization (KIO), il braccio politico del KIA, “è in visita medica, come fa ogni due mesi. Tornerà presto”, ha dichiarato.

Secondo diversi resoconti pubblicati sui media internazionali nei giorni scorsi, la Cina ha inoltre minacciato di interrompere gli acquisti di terre rare estratte nelle aree sotto controllo della milizia Kachin se l’offensiva dovesse continuare. Ma Naw Bu ha respinto la notizia, sostenendo che “la Cina ha sempre chiesto un cessate il fuoco e negoziati, non è una novità. Ma non ho sentito di pressioni legate al commercio delle terre rare”.

Le terre rare vengono estratte soprattutto nelle zone di Chipwi e Pangwa, conquistate dal KIA nell’ottobre 2023. In particolare Pangwa, al confine con la Cina, è un hub strategico dove i minerali vengono esportati per essere poi lavorati da Pechino. I rapporti commerciali bilaterali, ha ribadito Naw Bu, stanno proseguendo come di consueto. In realtà il KIA, dopo aver conquistato le miniere, aveva imposto tariffe più alte alla Cina, provocando un calo delle esportazioni del 50% nei primi cinque mesi del 2025. Un'interruzione del comemrcio da Bhamo potrebbe portare a un deficit nel mercato globale entro la fine dell'anno, con un conseguente aumento dei prezzi anche al di fuori della Cina.

Non sarebbe nemmeno la prima volta che Pechino - sostenitrice della giunta golpista, ma che dialoga anche con i gruppi armati che compongono la resistenza - trattiene un leader politico per esercitare pressioni: a ottobre dello scorso anno Peng Deren (noto anche come Peng Daxun), capo dell'Esercito dell'Alleanza democratica nazionale del Myanmar (MNDAA), era stato trattenuto in Cina per “cure mediche”. Dopo il suo rilascio, il MNDAA ha abbandonato il controllo sulla città di Lashio e restituendola ai militari birmani, responsabili di un colpo di Stato che nel 2021 ha dato avvio al conflitto civile. 

I combattimenti tra l’esercito birmano e le forze alleate al KIA attorno alla città  di Bhamo, che si trova a meno di 100 chilometri dal confine cinese, sono in corso da mesi. Scontri quotidiani si verificano anche nell’area di Hpakant, il più grande centro di estrazione di giada del Myanmar, dove l’esercito sta tentando di riconquistare terreno. La Cina è il principale acquirente sia di terre rare che di giada.

Diversi osservatori ritengono che la strategia di Pechino nei confronti delle milizie etniche sia quella di fornire incentivi economici anziché condurre una dura repressione in maniera diretta. La Cina, insieme alla Russia e in parte all’India, è il principale fornitore d'armi della giunta birmana. 

Anche in altre zone del Paese l’esercito sta cercando di avanzare. Nello Stato Shan, i militari hanno raggiunto alcune aree controllate dall’Esercito di liberazione nazionale Ta’ang (TNLA), una milizia che ha combattuto a fianco del MNDAA per la conquista di Lashio, ma con cui di recente è anche entrata in conflitto per l'amministrazione dei territori settentrionali. Anche il TNLA aveva ricevuto le richieste di Pechino di deporre le armi contro la giunta, ma ha rifiutato e promesso di continuare a difendere la città di Nawnghkio, che si trova in una posizione strategica, sulla strada che collega Mandalay - importante città al centro del Paese e sotto il controllo della giunta - ai territori settentrionali al confine con la Cina sotto il controllo delle milizie. Il TNLA ha riferito che in quest’area sono in corso intensi scontri tra le sue truppe e i militari della giunta. 

Al confine dalla parte opposta del Paese, la situazione è complicata dall’intervento indiano. Un gruppo separatista noto come United Liberation Front of Asom-Independent (ULFA-I), attivo soprattutto nello Stato nordorientale indiano dell’Assam, ieri ha denunciato un attacco aereo condotto dall’esercito indiano contro alcuni suoi accampamenti in Myanmar. L’attacco, avvenuto tramite il dispiegamento di oltre 100 droni di fabbricazione cinese e israeliana, secondo il gruppo, avrebbe causato la morte di almeno tre alti comandanti e il ferimento di altre 19 persone. Un secondo comunicato, diffuso nel pomeriggio di ieri, ha riferito che mentre si stavano celebrando i funerali di Nayan Asom, uno dei leader uccisi, un altro attacco missilistico avrebbe colpito nuovamente la zona, uccidendo altri due comandanti.

L’esercito indiano ha smentito ufficialmente qualsiasi coinvolgimento, ma fonti riservate citate dalla stampa indiana hanno invece sottolineato che l’obiettivo dell’attacco sarebbero stati i campi non solo di ULFA-I, ma anche di altri gruppi armati messi al bando dal governo indiano, tra cui il National Socialist Council of Nagaland-Khaplang (NSCN-K) e la People’s Liberation Army (PLA). Delhi sostiene che le giungle birmane da tempo fungono come basi strategiche per i ribelli attivi in Assam e nel Nagaland, che hanno come obiettivo la creazione di uno Stato indipendente nelle aree del nord-est dell’India.

A maggio, l’India era stata accusata di aver ucciso 10 uomini appartenenti a una delle milizie anti-golpe del Myanmar al confine con lo Stato indiano del Manipur, altra regione da tempo percorsa da violenti conflitti etnici. Il governo indiano aveva parlato di estremisti armati, ma i residenti locali avevano condannato le azioni di Delhi, affermando che i combattenti facessero parte di una forza di resistenza che aveva il compito di proteggere i civili dagli attacchi armati della giunta.

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