11/05/2023, 10.05
LANTERNE ROSSE
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Pechino guarda oltre il sistema solare per ‘colonizzare’ pianeti abitabili

di Dario Salvi

L’obiettivo è completare il programma e renderlo operativo entro il 2030 grazie a immagini ad alta risoluzione. Un piano “ambizioso e significativo” per studiare i corpi celesti distanti nello spazio. La sfida economia e militare con gli Stati Uniti. La missione su Marte di Zhurong e il lancio della navicella spaziale cargo Tianzhou 6. 

Milano (AsiaNews) - Se il primo obiettivo della Cina in ambito territoriale - e terrestre - nell’immediato futuro è quello di riannettere l’isola “ribelle” di Taiwan, i programmi a lunga scadenza vanno ben oltre i confini del sistema solare, alla ricerca di “pianeti abitabili” da poter colonizzare. Almeno questo è l’ambizioso piano spaziale di Pechino che, come spiegano esperti cinesi del settore, dovrebbe essere completato e operativo entro la fine del 2030 grazie all’utilizzo di immagini ad alta risoluzione e indagini spettroscopiche. 

Zhang Xuhui, vice-presidente esecutivo della China Academy of Aerospace Science and Technology Innovation, sottolinea che il piano chiamato “Miyin”, ancora in fase di sviluppo, intende dare la caccia a nuovi pianeti abitabili oltre alla terra. Citato dal quotidiano in lingua inglese Global Times, vicino al partito comunista, l’esperto ha affermato durante una conferenza ad Hefei, nell’est del Paese, che i primi passi di questa nuova ricerca dovrebbero iniziare nel 2030, ultimato il processo di assemblaggio del telescopio di base.

Alla ricerca della vita

I ricercatori puntano ad effettuare immagini ad alta risoluzione e osservazioni spettroscopiche di vari tipi di oggetti, per mappare la componente acquosa presente nel sistema solare. “Il programma Miyin - ha aggiunto Zhang - è ambizioso e significativo, ma è ancora in fase di sviluppo tecnologico. In futuro, progrediremo nel suo grado di maturità attraverso una serie di test di volo, compiendo al contempo lungo il percorso ulteriori scoperte scientifiche”. La progressione del programma spaziale cinese prevede diverse tappe: nel 2025, la stazione spaziale cinese sarà la base per gli esperimenti nel campo delle interferenze ottiche, meglio nota come interferometria, una tecnica utilizzata per studiare oggetti celesti distanti nello spazio; un anno più tardi gli scienziati intendono lanciare un satellite sperimentale con tecnologia atta a realizzare per la prima volta il rilevamento delle interferenze ottiche distribuite nello spazio, oltre a verificare i punti chiave del programma Miyin; infine, entro il 2030 il completamento del telescopio per immagini a interferenza ottica. Ultima tappa, ha concluso Zhang, la ricerca di pianeti “abitabili”.

L’obiettivo è mappare la struttura e le proprietà fisiche degli oggetti del sistema solare, nonché la distribuzione dei componenti molecolari del sistema solare, in particolare l’acqua, e rivelarne l’origine, la dinamica e l’evoluzione della composizione chimica. La corsa allo spazio di Pechino prevede inoltre indagini sulla genesi della vita sulla terra e delle sue componenti, in un mix di progresso verso l’esterno e di indagine interna fino alle origini. Un piano che rafforza, una volta di più, le ambizioni cinesi con i suoi investimenti miliardari e che hanno già decretato alcuni successi come l’atterraggio di una sonda sul lato più lontano e oscuro della Luna nel gennaio 2019, una prima assoluta mondiale sino ad oggi. Inoltre, la stazione spaziale cinese Tiangong diventerà con tutta probabilità la sola operativa e funzionante in orbita nel momento in cui la Nasa condurrà fuori dall’orbita del nostro pianeta la Stazione Spaziale Internazionale entro il 2031. Washington ha sempre negato l’accesso alla Cina sulla Iss, per i segreti militari connessi al programma spaziale.

La guerra spaziale

Pechino ha avviato i primi programmi spaziali negli anni ‘50 del secolo scorso, inizialmente collaborando con l’allora Unione Sovietica per proseguire con un programma autonomo dopo la crisi con Mosca del 1960. Fra i primi successi da annoverare, la messa in orbita del satellite artificiale 10 anni più tardi nel 1970, cui è seguita una fase di lenti progressi fino alla nuova accelerazione - grazie a investimenti ingenti e tecnologie all’avanguardia - negli anni ‘90 con l’invio di astronauti oltre l’atmosfera e i più recenti veicoli robotici sulla Luna e su Marte. I progressi di Pechino sono seguiti con preoccupazione dagli Stati Uniti, che vedono in pericolo il loro primato nello spazio e per la minaccia economico-militare. La Cina è la terza nazione dopo Unione Sovietica e Stati Uniti ad aver realizzato missioni umane oltre l’atmosfera terrestre con l’uso esclusivo di tecnologia di produzione interna. Già oggi il controllo dello spazio appare di vitale importanza tanto quanto quello delle risorse economiche sulla terra, in particolare per le potenzialità dei satelliti artificiali. E se, in futuro, diventerà possibile e sostenibile sul piano economico lo sfruttamento delle risorse del nostro satellite o di altri corpi celesti, il confronto fra le parti è destinato a diventare ancora più aspro anche perché gli attuali trattati inerenti il diritto aerospaziale non sanciscono regole precise per le diverse controversie politiche, diplomatiche e strategiche che ne possono derivare. 

Da  Zhurong a Tianzhou 6

Nel maggio 2021 un veicolo robotico cinese chiamato Zhurong, è atterrato con successo su Marte, sancendo di fatto l’ingresso della Cina fra le nazioni protagoniste delle missioni oltre l’atmosfera. Il mezzo da 240 kg con sei strumenti scientifici fra i quali una telecamera telecamera topografica ad alta risoluzione ha studiato il suolo e l’atmosfera del pianeta rosso, esplorandone la superficie per ben 358 giorni e viaggiando per quasi 2mila metri. Superato il periodo di missione previsto di tre mesi, il rover completamente robotico dal maggio dello scorso anno è entrato in una fase di letargo, con tutta probabilità dovuto a un accumulo di sabbia e polvere, facendo così perdere le tracce. Gli esperti cinese continuano a monitorare l’evoluzione della situazione, proseguendo al contempo l’attività su molti altri fronti considerando che oggi dispone di quattro spazio-porti per lanci orbitali, di razzi e tecnologie all’avanguardia a conferma delle ambizioni. 

Uno degli obiettivi dichiarati è quello di inviare astronauti sulla Luna e installare sul satellite una base permanente, per poi proseguire puntando dritti su Marte oltre a pianificare la costruzione di una centrale capace di immagazzinare energia solare nello spazio e trasferirla sulla terra. Questo è il domani, mentre l’oggi è rappresentato dal lancio della navicella spaziane da cargo Tianzhou 6, che è chiamata a rifornire la stazione spaziale Tiangon, prima missione di questa natura dal completamento della stazione a novembre. Il vettore, privo di equipaggio e caricato con 7,4 tonnellate di carburante, cibo, rifornimenti e mezzi di ricerca scientifica, è partito ieri dalla stazione di lancio di Wenchang, isola di Hainan, nel sud del Paese secondo i dati forniti dalla China Manned Space Agency (CMSA). “Il razzo e il mezzo sono in ottime condizioni. Pronti a volare” ha affermato Zhong Wenan, ingegnere capo presso il centro di Xichang, che sovrintende al sito di Wenchang. Il mezzo è poi regolarmente attraccato alla stazione orbitante, completando tutte le fasi otto ore dopo il lancio. “In futuro - aggiunge il capo progettista Wang Ran, operativo alla China Academy of Space Technology - abbiamo in programma l’invio di un enorme frigorifero, di modo che gli astronauti possano cibarsi di frutta fresca e cibo congelato”. La corsa allo spazio continua.

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