13/04/2006, 00.00
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Pechino non ha fretta col Vaticano; Dalai Lama pericoloso

Il vice-direttore dell'Ufficio affari religiosi nega che vi siano scadenze da rispettare per i rapporti con la Santa Sede. Emarginato il capo del buddismo tibetano perché "disarmonico" all'incontro sponsorizzato dalla Cina.

Hangzhou (AsiaNews/Agenzie) – La Cina non ha né agenda, né scadenze per stabilire relazioni diplomatiche col Vaticano: lo ha detto Qi Xiaofei, vice presidente dell'Associazione cinese per la comunicazione della cultura religiosa, e vice-direttore dell'Amministrazione statale per gli affari religiosi.

Parlando ieri a una conferenza-stampa per l'inaugurazione del World Buddhist Forum, sponsorizzato dalla Cina, Qi Xiaofei ha anche ricordato le due famose pre-condizioni richieste alla Santa Sede per promuovere le relazioni diplomatiche: "il Vaticano – egli ha affermato – deve tagliare i cosiddetti rapporti diplomatici con Taiwan… e non interferire negli affari interni della Cina, con la scusa della religione".

Le parole di Qi sembrano mettere fine alle voci diffuse in questi giorni secondo cui Pechino pensa al 2008, l'anno delle Olimpiadi, come data per ricucire i rapporti diplomatici con la Santa Sede. Le sue dichiarazioni sono apparse più dure di quelle del suo diretto superiore, Ye Xiaowen che alcuni giorni fa al China Daily ha rivelato – per la prima volta – che fra Cina e Vaticano esistono "contatti" e che vi sono possibilità di trovare accordi sulle nomine dei vescovi.

Il World Buddhist Forum, che si è aperto oggi ad Hangzhou e Zhoushan (Zhejiang), durerà fino al 16 aprile. Organizzato, sponsorizzato e varato dalla Cina per la prima volta, il Forum raduna centinaia di monaci buddisti da almeno 30 paesi. Secondo analisti, il tentativo di Pechino è di farsi accreditare come protettore delle religioni e del buddismo in particolare, isolando il Dalai Lama, capo spirituale e politico del Tibet e del buddismo tibetano.

Da decenni la Cina occupa militarmente il Tibet, frena lo sviluppo del buddismo tibetano, controlla monasteri e popolazione, cercando di vanificare l'autorità del Dalai Lama. Proprio per questo, all'incontro di Hangzhou il Dalai Lama non è stato nemmeno invitato. Qi Xiaofei ha giustificato la scelta del governo definendo "disarmonica" una possibile presenza del capo tibetano. Egli ha poi accusato il Dalai Lama di essere non solo "una figura religiosa, ma anche un caparbio separatista da lungo tempo, che tenta di dividere la madrepatria cinese e rompere l'unità fra differenti gruppi etnici".

Fra gli invitati vi è però Gyaltsen Norbu, il Panchen Lama scelto da Pechino nel 1995, bloccando e arrestando il bambino che il Dalai Lama aveva riconosciuto come reincarnazione del Panchen.

Gyaltsen, ormai 17enne, partecipa alle conferenze, ma non sta avendo molto successo: gli altri invitati correligionari sembrano ignorarlo.

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