18/09/2023, 13.50
CINA
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Pechino: una serie tv sui medici cinesi in Africa per promuovere la politica degli aiuti

di John Ai

Si intitola “Welcome to Milele” ed è una mega-produzione in 32 episodi della China’s National Radio and Television Administration girata in Tanzania. Vuole celebrare i 60 anni dall'invio dei primi medici cinesi all'estero e i progetti legati alla Belt and Road Initiative. L'intreccio tra la cooperazione e la geopolitica, con il sostegno alle proprie politiche su Tibet, Taiwan e Xinjiang.

Pechino (AsiaNews) - La Cina sta preparando una nuova serie tv da lanciare sulle piattaforme locali dedicata alla vita e all’impegno di un gruppo di medici volontari che hanno prestato il loro contributo in Africa. Intitolata “Welcome to Milele” [parola in lingua swaili, diffusa nell’Africa orientale, che sta a significare “per sempre”], la produzione viene girata in Cina e in Tanzania ed è tratta da una storia vera. L'iniziativa si inserisce nel novero dei progetti e delle celebrazioni per il decennale della Belt and Road Initiative e i 60 anni dall’invio del primo team di medici cinesi all’estero, nel 1963. La serie racconta la storia di un gruppo di medici nel villaggio africano di “Milele”, partiti come volontari per aiutare la popolazione locale e formare i colleghi in un clima di amicizia e collaborazione. 

Secondo il China Daily con i suoi 32 episodi "Welcome to Milele" è uno dei progetti più importanti in agenda della China’s National Radio and Television Administration e ha ricevuto ampia eco sui media ufficiali e dalle più alte cariche di governo. Entusiasta anche il commento dell’ex ambasciatore della Tanzania in Cina Mbelwa Kairuki, che aveva incontrato la produzione - cast e collaboratori - prima della loro partenza per la nazione africana. 

Le statistiche ufficiali mostrano che la Cina ha inviato oltre 30mila operatori sanitari in 76 nazioni al mondo dal primo gruppo partito nel 1963 per l’Algeria. L’invio di aiuti internazionali da parte del governo di Pechino risale fin dagli inizi degli anni ‘50, durante le prime fasi del regime comunista di Mao Zedong, insieme ad aiuti militari e intervento diretto per diffondere l’ideologia comunista. In questo scenario si inserivano anche gli investimenti in mega-progetti e infrastrutture all’estero, come nel caso della ferrovia di Tazara che collegava il porto di Dar es Salaam, nella Tanzania orientale, con la città di Kapiri Mposhi, in Zambia: fu il più imponente progetto di investimenti esteri cinese negli anni Settanta, con migliaia di lavoratori inviati nei cantieri e un bilancio di almeno 64 fra operai e ingegneri morti nei cantieri.

A differenza delle motivazioni puramente ideologiche di allora, le autorità di Pechino oggi tengono conto soprattutto delle influenze geopolitiche e della corsa al riconoscimento. La Cina è diventata uno dei maggiori fornitori di aiuti, secondo la filosofia della “non interferenza” nelle questioni interne dei Paesi aiutati. Tuttavia, analisti ed esperti concordano nel mostrare “la scarsa trasparenza” degli accordi siglati da Pechino all’estero, la cui stima è peraltro difficile da valutare. A questo si aggiunge il prerequisito in base al quale il dragone tace sugli abusi dei diritti umani e la corruzione nei progetti infrastrutturali e, in cambio, i Paesi aiutati difendono la Cina su questioni sensibili come Taiwan, Xinjiang e il Tibet.

Le critiche e il malcontento nei confronti degli aiuti esteri esistono anche all’interno della Cina, dove la popolazione a basso reddito è ancora molto numerosa. Pechino ha pubblicato tre libri bianchi sugli aiuti esteri nel 2011, 2014 e 2021, ma l’ammontare dettagliato non è mai stato definito e resta coperto dal mistero. Nel 2020 il ministero cinese degli Esteri ha annunciato di voler estendere la data di scadenza di debiti emessi nei confronti di 77 Paesi, senza fornire un elenco. Da qui sul web e sui social network commenti fra i quali “gettare denaro” o “comprare il sostegno alla politica di una sola Cina”, prontamente censurati e rimossi dal governo. 

L’espansione dell’ambiziosa Belt and Road Initiative è entrata nel decimo anno e la Cina continua a promuovere la strategia nonostante queste critiche. Il Fondo per la Via della Seta proposto da Xi Jinping venne avviato con 40 miliardi di dollari Usa, che hanno ricevuto una ulteriore iniezione di denaro pubblico con 100 miliardi di yuan (oltre 13,7 miliardi di dollari) nel 2017. Un fiume di denaro destinato ad aumentare in futuro, per sostenere i progetti esteri del presidente Xi.

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