02/03/2011, 00.00
SRI LANKA
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Politici e attivisti in Sri Lanka a sostegno del popolo libico

di Melani Manel Perera
Una manifestazione davanti all’Ambasciata di Libia in Sri Lanka. Slogan in singalese e inglese chiedevano la liberazione del Paese nordafricano. Duro intervento di Wickramabahu, leader del nuovo partito di sinistra, contro il presidente Mahinda Rajapksa.
 Colombo (AsiaNews) – Politici dell’opposizione, attivisti sociali e giornalisti hanno manifestato ieri per esprimere la loro solidarietà al popolo libico, che da metà febbraio in nome della democrazia chiede a gran voce le dimissioni del leader Muammar Gheddafi. La protesta, organizzata dal Council of Social Democrats (Csd), si è svolta fuori dall’Ambasciata di Libia a mezzogiorno (ora locale), ed è durata circa un’ora. Il memorandum del Csd, affisso fuori dall’Ambasciata libica, recita: “Condanniamo ogni azione militare condotta contro i civili, in tutta la Libia, e chiediamo che il regime fermi subito qualsiasi forma di repressione di ogni protesta pacifica”.

Molti slogan in singalese e inglese coloravano la folla di manifestanti: “Libia libera”, “Fermate il massacro di civili innocenti”, “Il nostro presidente sostiene Gheddafi, noi sosteniamo il popolo libico”.

In prima fila c’era anche Wickramabahu Karunaratne, leader del New Left Front, uno dei principali partiti d’opposizione. Il politico ha dichiarato: “Esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno al popolo libico, che sta combattendo per cacciare un dittatore che lo ha ingannato”. E rivolgendosi al presidente Mahinda Rajapaksa, Wickramabahu ha aggiunto: “Il nostro leader deve essere consapevole che non è immune dal destino che ha accomunato i dittatori di Egitto e Libia: Mubarak e Gheddafi sono uguali, dicono tutti stesse cose”. Li definisce “un’accolita di ladri, che considerano terrorismo il potere del popolo”. A conclusione del suo intervento, Wickramabahu ha chiesto all’ambasciatore libico in Sri Lanka di unirsi alla protesta di Colombo e a quella dei suoi connazionali.

P. MArimuttu Sathivel, un sacerdote cristiano anch’egli presente alla manifestazione, ha ribadito che il popolo dello Sri Lanka “non può piegare la testa dinanzi all’ingiustizia e a qualsiasi atto inumano. Dovremmo sempre camminare nella pace, nell’unità e nell’armonia”. Perché “potrebbe trattarsi del nostro Paese, o di qualsiasi altro Paese del mondo. Perché siamo tutti esseri umani”.

Secondo dati forniti dallo Sri Lanka Bureau of Foreign Employment, almeno 50 lavoratori migranti sono tornati dalla Libia in Sri Lanka, mentre ne rimangono ancora circa mille. Il governo sta organizzando un volo charter per far tornare a casa altre 418 persone, al momento bloccate a Tripoli nell’Ambasciata dello Sri Lanka. Con l’aiuto dell’India, Colombo si sta organizzando per far tornare i lavoratori anche via nave.
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