Politici e attivisti in Sri Lanka a sostegno del popolo libico
Molti slogan in singalese e inglese coloravano la folla di manifestanti: “Libia libera”, “Fermate il massacro di civili innocenti”, “Il nostro presidente sostiene Gheddafi, noi sosteniamo il popolo libico”.
In prima fila c’era anche Wickramabahu Karunaratne, leader del New Left Front, uno dei principali partiti d’opposizione. Il politico ha dichiarato: “Esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno al popolo libico, che sta combattendo per cacciare un dittatore che lo ha ingannato”. E rivolgendosi al presidente Mahinda Rajapaksa, Wickramabahu ha aggiunto: “Il nostro leader deve essere consapevole che non è immune dal destino che ha accomunato i dittatori di Egitto e Libia: Mubarak e Gheddafi sono uguali, dicono tutti stesse cose”. Li definisce “un’accolita di ladri, che considerano terrorismo il potere del popolo”. A conclusione del suo intervento, Wickramabahu ha chiesto all’ambasciatore libico in Sri Lanka di unirsi alla protesta di Colombo e a quella dei suoi connazionali.
P. MArimuttu Sathivel, un sacerdote cristiano anch’egli presente alla manifestazione, ha ribadito che il popolo dello Sri Lanka “non può piegare la testa dinanzi all’ingiustizia e a qualsiasi atto inumano. Dovremmo sempre camminare nella pace, nell’unità e nell’armonia”. Perché “potrebbe trattarsi del nostro Paese, o di qualsiasi altro Paese del mondo. Perché siamo tutti esseri umani”.
Secondo dati forniti dallo Sri Lanka Bureau of Foreign Employment, almeno 50 lavoratori migranti sono tornati dalla Libia in Sri Lanka, mentre ne rimangono ancora circa mille. Il governo sta organizzando un volo charter per far tornare a casa altre 418 persone, al momento bloccate a Tripoli nell’Ambasciata dello Sri Lanka. Con l’aiuto dell’India, Colombo si sta organizzando per far tornare i lavoratori anche via nave.01/06/2020 08:53
30/12/2019 14:07