28/05/2025, 11.02
SRI LANKA
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Porto di Oluvil, 'cattedrale nel deserto' dello Sri Lanka

di Arundathie Abeysinghe

Inaugurata nel 2013, da tempo la struttura è inutilizzata a causa dell'accumulo di dune di sabbia, che impedisce l'accesso alle imbarcazioni. Il progetto era stato avviato grazie a un prestito da 46 milioni di euro dalla Danimarca, ma ha causato enormi danni ambientali e lo sfollamento dei residenti locali.

Colombo (AsiaNews) - Inaugurato nel 2013 con l’obiettivo di rilanciare l’economia locale e attrarre investitori stranieri, il porto di Oluvil, nella Provincia orientale dello Sri Lanka, è oggi un’altra “cattedrale nel deserto”, come lo definiscono molti osservatori: un’opera finanziata con fondi stranieri, rimasta inutilizzata da oltre 20 anni e che ha causato gravi danni ambientali e sociali.

A rendere inutilizzabile il porto è l’accumulo di dune di sabbia all’ingresso, che impedisce l’accesso alle imbarcazioni. “La Sri Lanka Ports Authority sta attualmente studiando il porto e la sua fattibilità”, ha dichiarato alla stampa il viceministro dei Trasporti e dell’Aviazione Janitha Kodituwakku.

Il progetto era stato avviato grazie a un prestito da 46 milioni di euro erogato dalla banca danese Nordea alla fine del 2008, ma secondo gli esperti si tratta di uno dei numerosi progetti finanziati dall’estero che nel Paese sono stati sottoutilizzati se non del tutto abbandonati.

Secondo funzionari della SLPA, il porto era stato realizzato “con obiettivi concreti, tra cui fornire servizi portuali adeguati alle navi commerciali, offrire agevolazioni costiere e migliorare le rotte marittime della zona. Uno degli scopi principali era attrarre investitori per l’apertura di cementifici e impianti per la produzione di fertilizzanti, incentivare la pesca e creare opportunità di impiego”.

Il progetto si estende su un’area di 52 acri e include una zona commerciale con 330 metri di banchina e una profondità di otto metri, oltre a un’area per la pesca con una banchina di 200 metri e tre metri di profondità. Per realizzare la struttura, il governo ha espropriato terreni appartenenti agli abitanti dei villaggi di Oluvil e Palamunai.

Ma secondo due studiosi di logistica marittima, Nilanthi Samaradiwakara e Hemantha Mayadunne, “il porto non è mai stato utilizzato per il traffico commerciale e ha causato gravi fenomeni di insabbiamento e di erosione costiera”. Realizzato per servire le esigenze della zona orientale e favorire la pesca d’altura, il porto ha avuto invece un impatto ambientale devastante.

“Il porto non è stato costruito in maniera corretta, ed è questo che ha causato l’attuale erosione costiera”, ha spiegato ad AsiaNews la scienziata ambientale Ajantha Perera. “Avremmo potuto evitare tutto questo se si fosse seguita correttamente la Valutazione d’Impatto Ambientale (EIA)”.

Una posizione condivisa anche da K. Arulanantham, oceanografo dell’Agenzia nazionale per la ricerca sulle risorse acquatiche: “L’errore di progettazione è la causa principale di questa anomala erosione marina. I frangiflutti sono stati costruiti in verticale, bloccando il flusso dell’acqua e, di conseguenza, il movimento della sabbia. Questo ha provocato l’erosione a nord e un accumulo di sabbia all’ingresso del porto. Per sistemare le cose servirebbe una nuova struttura tecnica e una quantità enorme di fondi”.

Nel frattempo, mentre il porto resta inutilizzato, i danni continuano ad aggravarsi. Migliaia di famiglie hanno perso le proprie terre e fonti di reddito. L’erosione ha colpito in particolare i centri costieri del distretto di Ampara (tra cui Oluvil, Attappallam, Ninthavur, Karaithivu, Maalikaikadu e Sainthamaruthu), mettendo in crisi la pesca, la coltivazione di cocco e altre attività agricole. La maggior parte degli abitanti delle zone adiacenti ha lasciato le proprie case, trovando riparo temporaneo in altre aree della Provincia orientale. Ma anche questa soluzione presenta gravi problemi: molti bambini non sono stati accolti nelle scuole delle nuove località e hanno dovuto interrompere gli studi.

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