17/07/2023, 14.55
VIETNAM-VATICANO-CINA
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Presidente vietnamita atteso in Vaticano per accordo su rappresentanza Santa Sede

Secondo fonti della Santa Sede citate dall’agenzia Reuters entro fine mese il presidente Vo Van Thuong a Roma per la firma dell’intesa. L'"ufficio stabile di collegamento" è lo stesso punto chiesto nell’intervista di sabato dal card. Parolin a Pechino. Intanto sui siti cattolici cinesi nessuna notizia sul riconoscimento di papa Francesco dI Shen Bin come vescovo di Shanghai.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nei prossimi giorni il presidente del Vietnam Vo Van Thuong è atteso in Vaticano per la firma dell’accordo che aprirà la strada alla presenza ad Hanoi del rappresentante permanente della Santa Sede. A sostenerlo è l’agenzia Reuters che riferisce di aver appreso la notizia da fonti vaticane di alto livello. L'agenzia di stampa vietnamita ha confermato che Vo Van Thuong, in carica da marzo, compirà una visita in Austria in Italia e in Vaticano dal 23 al 28 luglio. A Roma dovrebbe avere anche un incontro con papa Francesco. L’ultimo incontro con un capo dello Stato di Hanoi era avvenuto nel 2016 con l’allora presidente Tran Đại Quang.

La presenza di un rappresentante permanete del Vaticano in Vietnam è un tema su cui le due diplomazie parlano da tempo. La Santa Sede ha già un suo rappresentante per il Vietnam, l’arcivescovo Marek Zalewski, che è nunzio a Singapore e finora era autorizzato dal governo vietnamita a compiere delle visite nel Paese. Un accordo “in linea di principio” per l’apertura di un ufficio stabile ad Hanoi era già stato raggiunto l’anno scorso: ora quindi dovrebbe diventare realtà, riportando una rappresentanza nel Paese a quasi 50 anni dall’espulsione del delegato apostolico in Vietnam decisa dal governo comunista nel 1975. Sarebbe un nuovo passo in avanti significativo anche se non rappresenterebbe ancora il ristabilimento di piene relazioni diplomatiche.   

Sarebbe anche una questione in qualche modo intrecciata ai rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese: da parte della diplomazia vaticana il caso del Vietnam è stato spesso citato come un possibile modello “pragmatico” per la strada da percorrere nelle relazioni con Pechino. E proprio “l’apertura di un ufficio stabile di collegamento della Santa Sede in Cina” è una delle richieste “per far crescere il dialogo nella verità e nel rispetto reciproco” avanzate pubblicamente dal segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, nell’intervista rilasciata ai media vaticani sabato a commento della scelta di papa Francesco di sanare l’irregolarità canonica creata da Pechino, nominando mons. Giuseppe Shen Bin come vescovo di Shanghai.

Intanto va registrato che sui siti cattolici cinesi rigidamente controllati dal Partito la notizia della scelta compiuta dal pontefice per Shanghai non è stata pubblicata: nemmeno una riga né sul sito dell’Associazione patriottica, né su quello della diocesi di Shanghai, come era facile prevedere. Ma anche un sito come Xinde - che riporta sempre le notizie sulle attività del pontefice e appena una settimana fa aveva dato voce alla gioia per il “doppio regalo” della nomina del vescovo di Hong Kong Stephen Chow a cardinale e membro del Sinodo - questa volta ignora la notizia. Non è difficile immaginare che Xinde non scrive nulla non perché non la ritenga rilevante per i cattolici in Cina, ma perché sa che non può parlarne. L’ennesima dimostrazione del fatto che per le autorità cinesi le nomine dei vescovi devono assolutamente apparire come un affare autonomo di Pechino. Nonostante l’Accordo con la Santa Sede.   

 

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