26/06/2025, 13.24
ISRAELE - PALESTINA
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Quattro morti palestinesi nell'assalto dei coloni. Colpito anche il villaggio cristiano di Taybeh

Almeno un centinaio hanno assaltato Kafr Malik, poi i soldati hanno aperto il fuoco sulla popolazione causando morti e feriti. Ucciso anche un ragazzo di 15 anni ad Al-Yamoun. P. Bashar: “Viviamo sotto il fuoco costante dei coloni e dell'esercito israeliano, ma non abbiamo paura di rimanere nella nostra terra”.

Gerusalemme (AsiaNews) - Ancora morti palestinesi in Cisgiordania, uccisi dall’esercito israeliano dopo essere stati vittime di un assalto di coloni ebraici che - all’ombra della guerra a Gaza prima, poi con l’Iran - attaccano impuniti grazie alla protezione di militari e governo. Fonti dell’Autorità palestinese riferiscono che “almeno tre persone” sono decedute, colpite dai proiettili esplosi dai soldati, e altre sette sono rimaste ferite nel pomeriggio di ieri durante un assalto al villaggio di Kafr Malik, vicino a Ramallah. In un altro incidente occorso sempre in queste ore, un ragazzo di 15 anni è stato ucciso dall’esercito israeliano ad Al-Yamoun, nel nord della West Bank, in un’ondata di violenze e scontri quasi quotidiani tra coloni e palestinesi che ha coinvolto anche il villaggio di Taybeh (nella foto). 

“Viviamo sotto il fuoco costante dei coloni, e sotto il tiro incrociato delle armi dell’esercito di occupazione israeliano”. È un grido d’allarme quello lanciato ad AsiaNews da p. Bashar Fawadleh, parroco di Taybeh in Cisgiordania, villaggio di circa 1500 abitanti con tre chiese 30 km a nord di Gerusalemme e a est di Ramallah, famoso per essere l’ultimo palestinese abitato interamente da cristiani. Tra i residenti oltre 600 sono cattolici latini, mentre i restanti si distribuiscono tra greco-ortodossi e cattolici greco-melchiti.

“Ieri sera i coloni - prosegue il sacerdote - hanno attaccato le case nella zona della rotonda di Karamelo, all’ingresso orientale del villaggio”. Un assalto, aggiunge, che è “coinciso con l’attacco di decine di coloni al villaggio di Kafr Malik, che si trova vicino a noi, e che ha portato alla morte di tre martiri e all’incendio di molti veicoli e case”. Un’escalation di violenze, prosegue p. Bashar, che è “iniziata prima del 7 ottobre [2023, con l’attacco di Hamas a Israele e l’inizio del conflitto a Gaza] ed è poi proseguito per tutto questo tempo”. “Viviamo in condizioni molto difficili, ma non abbiamo paura di rimanere nella nostra terra. Non abbiamo paura - afferma il sacerdote - di coloro che uccidono il corpo. Siamo un popolo che ama la propria terra e non la abbandonerà mai”.

Oltre 100 persone avrebbero preso parte all’attacco a Kafr Malik, secondo quanto afferma il gruppo pro-diritti Yesh Din, per il quale le violenze si sarebbero consumate in presenza dei soldati dello Stato ebraico. Immagini e video rilanciati sui social mostrano diverse case e auto incendiate dai coloni, che hanno lanciato pietre contro gli abitanti del villaggio e le proprietà. Altri ancora confermano la versione dei testimoni oculari, con i militari che aprono il fuoco verso i palestinesi - disarmati - che si trovavano all’ingresso dell’abitato. In una dichiarazione l’Idf afferma che le truppe intervenute hanno sparato contro “uomini armati palestinesi e rivoltosi che lanciavano pietre”, anche se non vi sono prove documentate di abitanti dell’area con armi in pugno. I militari sarebbero intervenuti per separare i coloni dai palestinesi e “fermare” il lancio di pietre, mentre un ufficiale avrebbe riportato ferite leggere dopo essere stato colpito da una pietra.

Poco dopo l’Idf ha aggiunto che palestinesi hanno sparato “dall’interno del villaggio e altri hanno lanciato pietre contro le truppe”, mentre i soldati hanno “risposto al fuoco”. Nel frattempo, almeno cinque coloni ebraici sospettati di aver partecipato all’attacco al villaggio sono stati arrestati e consegnati alla polizia per interrogatori. Commentando l’assalto Yesh Din (ong israeliana che opera in Israele e in Cisgiordania) sottolinea che sotto il mantello protettivo del governo del premier Benjamin Netanyahu - sostenuto al suo interno da partiti pro-occupazione - e dell’esercito la “violenza dei coloni in Cisgiordania continua”. Una prova di forza che “diventa ogni giorno più letale” e che assume un aspetto equiparabile alla “pulizia etnica”. 

Anche Hussein al-Sheikh, vice del presidente dell’Autorità palestinese di Mahmoud Abbas, ha condannato il governo israeliano che, col suo comportamento e le sue decisioni, sta “spingendo la regione sul punto di esplodere”. In un messaggio pubblicato su X il leader palestinese si rivolge alla comunità internazionale, chiedendo di intervenire con urgenza per proteggere il nostro popolo”. I decennali attacchi di coloni contro palestinesi avvengono ormai con cadenza quotidiana, provocando sanzioni dei governi occidentali sebbene l’arrivo alla Casa Bianca del presidente Usa Donald Trump abbia di fatto annullato i già miseri sforzi di repressione. Il capo della divisione della polizia israeliana in Cisgiordania è attualmente indagato per aver ignorato le violenze dei coloni per compiacere il ministro (pro-occupazione) della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir. A dispetto dell’indagine, questo mese è stato reintegrato nella polizia dopo una sospensione di sei mesi. Gli assalti sono opera di integralisti religiosi che considerano la Cisgiordania terra promessa per Israele, da occupare e “purificare” con tutti i mezzi, anche il sangue e le armi.

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