12/10/2015, 00.00
IRAQ
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Raid aereo irakeno colpisce comandanti dello Stato islamico, non al-Baghdadi

Smentite le voci circolate ieri di un attacco ad un convoglio in cui era presente il leader jihadista. Nell’operazione sarebbero morti otto miliziani di primo piano. Fonti dello SI definiscono “false” le voci della morte del leader. E aggiungono: anche in caso di morte pronti “migliaia di al-Baghdadi” per continuare la guerra.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il raid aereo sferrato ieri dall’aviazione irakena ha colpito e ucciso otto miliziani di primo piano dello Stato islamico (SI), ma fra questi non vi sarebbe il leader del movimento jihadista Abu Bakr al-Baghdadi. È quanto affermano fonti ospedaliere e testimoni locali nella città di Karbala, nella provincia di Anbar, nell’ovest dell’Iraq, il cui territorio è in maggioranza controllato dal gruppo terrorista. L’attacco avrebbe sorpreso i miliziani diretti ad un incontro, ma il loro leader sarebbe riuscito a sfuggire. Uno dei molti account Twitter legati allo SI smentisce le “voci” secondo cui Baghdadi sarebbe stato colpito, bollandole come “totalmente false”. 

Ieri erano circolate informazioni secondo cui le forze aeree irakene avrebbero colpito un convoglio diretto a Karbala, all’interno del quale vi sarebbe stato anche il leader dello Stato islamico; nell’attacco al-Baghdadi avrebbe riportato gravi ferite che fonti (non confermate) definivano “mortali”. 

In realtà l’annuncio dei militari non trova riscontri nelle versioni ufficiali e, come già avvenuto in passato, la morte del leader jihadista sarebbe falsa. Egli era già riuscito a scampare ad un raid dell’aviazione statunitense lo scorso anno, diffondendo un messaggio audio a pochi giorni di distanza dall’annuncio della morte. 

In una nota l’esercito irakeno affermava che “l’aviazione ha bombardato il convoglio che trasportava il terrorista Abu Bakr al-Baghdadi diretto a Karbala, per partecipare a un incontro con alcuni leader Daesh”. Karbala è una città della provincia occidentale di Anbar, sul fiume Eufrate, a circa cinque chilometri dal confine con la Siria e roccaforte dello SI, da non confondere con la città santa degli sciiti nel sud (Kerbala). 

Testimoni locali dietro anonimato rivelano che i caccia hanno colpito due case e ucciso otto membri di primo piano dello SI in città, ma non il leader. Anche il governo irakeno ha fatto parziale marcia indietro, tanto che un ufficiale della sicurezza ha affermato che “è più probabile che il convoglio colpito non portasse al-Baghdadi”. 

Pronta la risposta della propaganda jihadista sui social network, secondo cui la lotta del Califfato continuerà anche dopo l’eventuale morte del leader, nato a Samarra nel 1971 e sul quale pende una taglia da 10 milioni di dollari. “Perderemo un leader - ha dichiarato un miliziano - ma abbiamo a disposizione migliaia di al-Baghdadi”. 

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