20/08/2025, 09.34
BANGLADESH
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Rajshahi: debiti e gioco d’azzardo online dietro la strage di una famiglia

di Sumon Corraya

Tragedia della povertà, e della dipendenza dal gioco, nella decisione di un padre di togliersi la vita dopo aver ucciso moglie e due figli. In una nota Minarul Islam parla di “debiti e fame”. Una tragedia analoga a diverse altre che si sono consumate nelle ultime settimane. Gli inquirenti hanno aperto un’inchiesta per far luce sull’organizzazione che ha prestato soldi all’uomo. 

Rajshahi (AsiaNews) - “Non sopporto più questa sofferenza. Meglio morire che vivere. Nessuno dovrebbe essere umiliato per causa mia”. Queste sono state le ultime parole pronunciate da Minarul Islam, 35 anni, agricoltore del villaggio di Bamanshikar, nella città di Rajshahi che affaccia sul Gange, il cui corpo è stato trovato impiccato nella sua casa il 15 agosto scorso. Accanto a lui giacevano i cadaveri di sua moglie Monira Khatun, 30 anni, di suo figlio Mahim, 14 anni, e di sua figlia Mithila, quattro anni. Mahim era uno studente dell’ottavo anno alla Khadkhari High School, pieno di sogni che ora non potranno mai realizzarsi. La tragedia ha gettato un’ombra cupa sul villaggio. I vicini, attoniti e addolorati, si sono riuniti in silenzio, incapaci di comprendere la perdita di un’intera famiglia a causa della disperazione. Il dolore non era solo personale, ma collettivo. Era una ferita che ha trafitto il cuore di una società che non ha saputo ascoltare.

Una nota scritta a mano di due pagine trovata vicino ai corpi ha rivelato il peso insopportabile che Minarul si portava nel cuore. “Siamo morti a causa dei debiti e della fame” ha scritto l’uomo. “Non volevo - ha aggiunto - che i miei figli soffrissero ancora. Non volevo che mio padre mendicasse per noi. Li ho uccisi con le mie stesse mani, così non avrebbero dovuto vivere nel dolore”.

Le sue parole parlano di un uomo schiacciato dalla povertà e dall’umiliazione. Aveva visto la sua dignità erodersi, la sua famiglia soffrire e la sua speranza svanire. Nel suo ultimo gesto, ha cercato di proteggere i suoi cari da un futuro che credeva riservasse solo dolore. Questa non è solo una tragedia personale, è uno specchio che riflette la nostra società. Quanti altri Minarul vivono tra noi, combattendo silenziosamente contro la fame, i debiti e la vergogna? Quante grida rimangono inascoltate? Questo incidente non è isolato. Solo tre giorni prima, una madre e una figlia si sono tolte la vita a Comilla, nella divisione di Chittagong. A giugno, una coppia a Natore e un giovane a Cox’s Bazar sono morti sotto la pressione di prestiti da restituire. L’anno scorso, una madre a Munshiganj ha ucciso i suoi due figli prima di suicidarsi, incapace di pagare i debiti.

Queste non sono solo statistiche. Sono storie di vite spezzate, di persone schiacciate dal peso della povertà e dell’umiliazione. Ogni incidente è un monito. La fame, i debiti e lo stress mentale non possono essere misurati come elementi isolati e a sé stanti, perché distruggono lentamente la vita della persone a tutti i livelli della società. Dopo aver ricevuto la notizia, la polizia della stazione di Motihar e gli inquirenti hanno recuperato i corpi e gli hanno inviati al Rajshahi Medical College per l’autopsia. Gli investigatori ritengono che Minarul abbia strangolato sua moglie e i suoi figli prima di togliersi la vita. Il biglietto è stato trovato nella stanza dove era appeso il suo corpo. I familiari hanno confermato che era stato scritto da lui.

La sorella di Minarul, Nazma, ha dichiarato: “Mio fratello è morto perché non riusciva a pagare la rata del prestito alla Ong”, anche se non ha saputo indicare il nome dell’organizzazione implicata nella tragedia familiare. Suo padre, Rustam Ali, è scoppiato in lacrime. “Ho venduto dei terreni per pagare il suo prestito. Non sapevo che fosse di nuovo indebitato. L’avrei aiutato. Non posso accettare che se ne sia andato in questo modo”. Il presidente dell’Unione locale Parishad, Syed Ali Morshed, ha aggiunto: “Minarul era solito giocare d’azzardo con le carte. Si era indebitato e non riusciva a ripagare i debiti. Era un contadino, ma non aveva via d’uscita”. Il commissario di polizia della città di Rajshahi, Mohammad Abu Sufian, ha visitato la scena del crimine. “Sembra che la moglie e la figlia siano state strangolate. Anche il figlio. Minarul si è poi suicidato. Lo confermeremo - prosegue l’ufficiale - dopo le indagini e l'autopsia”. “Il biglietto menziona problemi finanziari. Indagheremo sul perché abbia scelto questa strada”.

Munshi Israil Hossain, professore del dipartimento di sociologia dell’università di Rajshahi, ha definito l’incidente un doloroso riflesso del declino dei valori sociali. “Il gioco d’azzardo su piccola scala è sempre esistito nei villaggi, ma ora il gioco d’azzardo online si sta diffondendo tra i giovani. Se la povertà e i debiti sono le ragioni, gli istituti di credito devono essere ritenuti responsabili. La capacità di rimborso dei mutuatari è stata verificata? O sono stati attirati con false promesse?”. Per analisti e studiosi questa tragedia non è solo la disperazione di un uomo, ma il silenzio di una società incapace di agire. Riguarda sistemi che intrappolano i poveri in circoli viziosi fatti di debiti. Riguarda la vergogna che costringe le persone a soffrire in silenzio, fino a quando non riescono più a sopportarlo. “Che questa non sia un’altra storia dimenticata” è il monito. Che le ultime parole di Minarul risveglino le coscienze. La fame ferisce il corpo, ma l’umiliazione distrugge l’anima. Restiamo accanto a chi soffre prima che sia troppo tardi perché la vita, per quanto distrutta, vale sempre la pena di essere salvata, se solo vi è qualcuno che aiuta a portarne il peso.

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