01/03/2023, 14.33
ISRAELE
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Riforma giustizia: da Netanyahu (e Ben-Gvir) pugno di ferro contro le proteste

La polizia ha usato cannoni ad acqua, gas e arrestato decine di manifestanti pacifici in piazza per la “Giornata nazionale di fermo”. Il primo ministro e il titolare della Sicurezza nazionale invocano “tolleranza zero” verso gli “anarchici” in piazza. Tensione in commissione riforme dove passa il disegno di legge che limita i poteri dell’Alta corte, che ora andrà alla Knesset. 

Gerusalemme (AsiaNews) - Cariche della polizia, gas lacrimogeni e arresti dei manifestanti in piazza a Tel Aviv contro la (controversa) riforma della Giustizia voluta dal governo e dal premier Benjamin Netanyahu. Sono ore di tensione quelle che si vivono oggi in Israele, con le autorità che hanno deciso di usare il pugno di ferro e reprimere una manifestazione che, pur bloccando strade e riempiendo le piazze, aveva mantenuto connotati pacifici. Alcuni dimostranti sono rimasti feriti, mentre gli agenti hanno usato cannoni ad acqua per disperdere gli assembramenti definiti “anarchia” dal primo ministro e dal titolare della Sicurezza nazionale.

Cortei e blocchi di strade e ferrovie si sono registrati anche a Gerusalemme e sull’autostrada che collega i due principali centri del Paese.

Le forze dell’ordine hanno risposto con estrema durezza alla “Giornata nazionale di fermo” indetta per oggi, una protesta di piazza che prevedeva il blocco di strade, scioperi degli studenti e la chiusura di diverse attività. Una iniziativa promossa mentre alla Knesset, il Parlamento israeliano, i deputati votato alcuni provvedimenti - approvandoli - che sono parte della riforma della Giustizia, contro la quale continuano ad arrivare attacchi e critiche durissime, non ultimo il pericolo del Paese di “trasformarsi in una dittatura”. Lo stesso ex avvocato generale dello Stato Avichai Mandelblit ha rinnovato le accuse, parlando di “un colpo di mano del regime”. 

Al vaglio del Parlamento, sempre in queste ore, anche lo studio preliminare di un’altra questione fonte di scontro e tensione. Si tratta della norma presentata dal ministro di “Potenza ebraica“ Itamar Ben-Gvir, che intende legalizzare la pena di morte per chi è accusato di terrorismo, norma che finirebbe per essere usata in particolare contro i palestinesi. Sempre in queste ore, commentando le proteste di piazza, lo stesso Ben-Gvir - dopo un silenzio di alcune ore, anche sui fatti di Huwara - ha invocato la “tolleranza zero” nei confronti degli “anarchici” (leggi i manifestanti pacifici in piazza oggi), che ha portato sinora all’arresto di almeno 26 persone. 

Una linea sostenuta dallo stesso Netanyahu, che in queste ore ha diffuso un comunicato di condanna per il clima di “anarchia” che ha caratterizzato le proteste anti-governative, dando “pieno sostegno” alla linea della “tolleranza zero” del suo ministro. E gli effetti sul campo si sono visti: la polizia ha compiuto decine di arresti, usando cannoni ad acqua per disperdere la folla. In un video, rilanciato in rete, un gruppo di agenti immobilizza un manifestante a terra e un poliziotto piegato affonda il ginocchio nel collo, con il rischio evidente di soffocarlo. Brotehrs in Arms, gruppo formato da riservisti critico verso il governo, denuncia l’arresto di due ex soldati dell’unità da combattime nto di élite Sayeret Matkal. “Il loro arresto - denuncia il gruppo in una nota - simboleggia esattamente ciò che sta accadendo: Sayeret Matkal è in custodia e Netanyahu è un prigioniero di Ben-Gvir”.

Intanto la commissione parlamentare alla Knesset per le Riforme costituzionali ha approvato il disegno di legge governativo che limita la capacità dell’Alta corte di bocciare leggi ritenute incostituzionali promulgate dall’esecutivo. Un voto caratterizzato da grande tensione e boicottato dall’opposizione, con alcuni deputati espulsi dall’aula, con la norma che ora passa alla Knesset che in seduta plenaria dovrà approvarla in prima lettura. Nel mirino delle opposizioni il presidente della commissione Simcha Rothman che avrebbe limitato il diritto di parola durante la discussione. “Questo è un golpe di regime!” ha tuonato la deputata di Yisrael Beytenu Yulia Malinovsky mentre veniva accompagnata fuori dall’aula. 

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