06/05/2023, 11.20
HONG KONG-CINA
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Ripresa post-Covid e libertà negate: i due volti di Hong Kong oggi

di Gianni Criveller *

P. Gianni Criveller, missionario del Pime e sinologo, racconta il clima incontrato nella metropoli tormentata negli ultimi anni dalla repressione del movimento democratico e dalla pandemia. Il battesimo amministrato ad Albert Ho dal card. Zen, l'incontro in carcere con Lee Cheuk-yan e i nuovi arresti delle ultime settimane. Il bilancio positivo del viaggio del vescovo Chow a Pechino e le speranze per il futuro.

Milano (AsiaNews) - Ho trascorso recentemente due mesi a Hong Kong e ho trovato una città dai due volti. Da una parte è uscita finalmente dalle limitazioni imposte dalle misure anti-covid. Restrizioni che hanno causato, nel corso di due anni, l’isolamento dalla Cina e dal mondo, con danni enormi all’industria del turismo e alle altre fonti di ricchezza. Ora la città si sta riprendendo e mostra i suoi lati migliori: una spiccata resilienza che le fa affrontare senza abbattersi gravi difficoltà, siano esse economiche, sociali o politiche. Ho sentito lo spirito della ripresa, del ritorno alla vita economica e sociale, e ho ammirato la proverbiale funzionalità della città: efficiente, sicura e pulita.

Ma c’è un volto meno rassicurante, quello che sempre più si delinea dopo la perentoria introduzione della legge sulla sicurezza nazionale del 1 luglio 2020. Circa 200mila persone hanno lasciato la città. Tra loro molte sono famiglie con figli in età scolare. Non si fidano dell’educazione patriottica imposta, in tanti modi, nelle scuole. Tra quanti lasciano la città singolarmente alta è la percentuale dei docenti e dei cattolici.

Più di mille persone sono in carcere a causa del loro coinvolgimento nel movimento democratico del 2014 e del 2019. Altre migliaia sono sotto indagine. Abbiamo spesso rilevato che molti leader democratici vengono dal mondo cristiano. Il card. Joseph Zen li va a visitare in carcere, come ha raccontato con entusiasmo anche a papa Francesco in occasione del loro incontro a Casa Santa Marta il 6 gennaio scorso, all’indomani del funerale di papa Benedetto. Nel corso di una delle sue visite in carcere, il card. Zen ha anche portato al battesimo Albert Ho, un importante leader democratico.

Come noto il card. Zen stesso era stato arrestato (ma non incarcerato) e condannato. Oggi è ancora oggetto di indagine per ‘collusione con forze straniere’ e gli è stato ritirato il passaporto. Per andare a Roma lo aveva ottenuto per pochi giorni e sotto la condizione di non rilasciare interviste.

A marzo sono purtroppo ripresi gli arresti. Tra loro lo stesso Albert Ho, che era stato liberato su cauzione, per motivi di salute, ma recentemente è stato di nuovo portato in carcere. Con lui sono state arrestate e rilasciate su cauzione altre persone legate alla storia del sindacato e del movimento democratico di Hong Kong.

Questi arresti hanno riportato grande preoccupazione in molte persone sinceramente democratiche, che si erano impegnate per la libertà e la democrazia con iniziative legittime e non violente. E sono tornati all’attenzione dell’opinione pubblica quanti stanno pagando, in carcere, l’impegno per la libertà. Alcuni di loro, tra cui Lee Cheuk-yan, sono stati candidati al Nobel per la pace. Mentre ero a Hong Kong sono andato a visitarlo in carcere. Ho ritrovato un amico che ha tutta la mia ammirazione: affronta con coraggio, e direi persino con serenità, gli anni comminati a sua condanna. Li vive con fede, e anche con una certa dose di ironia, forse per rassicurare amici e familiari sulla sua condizione.

Alcuni cattolici - tra cui p. Franco Mella, mio confratello del Pime - auspicano che da parte governativa venga attuata un’amnistia. Delle persone in carcere ha scritto anche il vescovo di Hong Kong Stephen Chow nel suo messaggio pasquale suggerendo che in vista di una pacificazione nella società, venga attuato un atto di clemenza verso di loro. C’è da lodare il vescovo per questo intervento inedito e coraggioso, e soprattutto c’è da sperare che le autorità le prendano seriamente in considerazione.

Lo stesso vescovo Chow è stato protagonista di un importante viaggio a Pechino, avvenuto dal 17 al 21 aprile. Il vescovo era accompagnato dal suo ausiliare, il vescovo francescano Joseph Ha, da uno dei vicari Peter Choy e dal segretario del vescovo K.C. Wong, un laico conosciuto e stimato nella comunità cattolica.

Il viaggio è stato osservato con grande attenzione da molti, per le possibilità positive ma anche per le insidie che implicava, tra cui l’omologazione della chiesa di Hong Kong alla politica religiosa della Cina. Ci pare che il viaggio sia andato bene. Le iniziative e gli incontri si sono svolti in gran parte all’interno delle comunità e delle strutture cattoliche. L’invito formale era stato formulato dall’arcivescovo di Pechino Joseph Li Shan. Inoltre questa è la prima iniziativa significativa che introduce la nuova leadership cattolica di Hong Kong nel contesto della chiesa in Cina e dunque anche, in un certo modo, come possibile punto di contatto con la Chiesa di Roma, che presiede alla Chiesa cattolica.

Lo svolgimento della visita non poteva che avvenire nel contesto della politica religiosa e dei suoi ben conosciuti limiti. In Cina le autorità predisposte alla politica religiosa impongono la formula che i fedeli devono ‘amare la patria e la propria religione’. Il vescovo Chow, riprendendo questa formula a Pechino, e poi spiegandola una volta tornato a Hong Kong, non ha voluto certamente condonare l’utilizzo strumentale che di questo principio viene fatto. Più semplicemente, affermare di amare, allo stesso tempo, la propria patria e la propria religione, non contraddice la dottrina cattolica. E, ha affermato il vescovo Chow, patria - per me - vuol dire la gente del nostro Paese.

Riteniamo che sia stato molto incoraggiante l’ampio spazio dato, nel corso della visita, al ricordo di Matteo Ricci, il missionario che ha introdotto la fede nella Cina moderna attraverso la via dell’amicizia, del dialogo culturale e scientifico, e dell’accomodamento. Nella cattedrale di Pechino si è svolta una veglia di preghiera in favore della beatificazione di Matteo Ricci. Gli ospiti di Hong Kong hanno inoltre visitato la sua tomba, collocata assieme ad altre tombe di missionari presso il Collegio amministrativo di Pechino (un tempo conosciuto come la ‘scuola del partito’). È impressionante come Matteo Ricci ancora oggi unisca due realtà che spesso sembrano lontane: la fede cattolica e la nazione cinese.

I tre leader della Chiesa cattolica di Hong Kong, qualche giorno fa, hanno rilasciato un lungo intervento - in lingua cantonese con sottotitoli in inglese - sul canale youtube di The Catholic Way. In questo video esprimono in modo diretto, semplice e evidentemente solidale, i loro sentimenti all’indomani del viaggio a Pechino. Il vescovo Chow esprime la sua gratitudine per l’accoglienza, la premura e la fraternità sperimentata dalla comunità cattolica di Pechino. Il vescovo Joseph Ha cita l’esperienza di discernimento fatta insieme nel vivere i vari momenti della vita. È rimasto colpito da quanto sia ancora oggi rilevante la lezione di Matteo Ricci e quanto forte e viva sia la fede dei fedeli cinesi incontrati a Pechino. Il vicario Peter Choy sottolinea di aver vissuto un momento di sinodalità tra Chiese e auspica una sempre migliore inculturazione del vangelo in Cina, proprio in base all’insegnamento di Matteo Ricci.

Ci ha ben impressionato l’intesa e l’unità dei tre leader cattolici di Hong Kong. Essere insieme a Pechino è stato un fatto positivo, che li ha messi a loro agio. C’è da augurarsi che cresca il sentimento di Chiese sorelle tra la comunità ecclesiale di Hong Kong con Pechino e le altre diocesi della Cina.

Ora che sono tornati nella loro città, c’è da augurarsi che alla chiesa di Hong Kong non venga sottratto alcuno spazio di libertà e che la richiesta del di mitezza verso i detenuti ‘politici’ sia accolto. La diocesi di Hong Kong - come Chiesa sorella - possa sostenere il cammino delle comunità in Cina, per una maggiore comunione ecclesiale con l’intera Chiesa cattolica.

* missionario del Pime e sinologo

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