03/06/2004, 00.00
Russia – Vaticano
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Roma e Mosca: "separati consenzienti"?

di Vladimir Rozanskij

I problemi del proselitismo sono una cosa minima in confronto alla necessità di evangelizzare il mondo. Un esperto russo valuta i frutti del Gruppo misto ortodosso-cattolico.

Mosca (AsiaNews) - Il recente viaggio del cardinale Walter Kasper in Russia comincia a dare i primi frutti: ai primi di maggio si è riunito per la prima volta il "Gruppo di lavoro congiunto" cattolico-ortodosso, per valutare insieme le situazioni controverse e suggerire eventuali correzioni. Dalle confidenze dei partecipanti, al di là dei comunicati ufficiali, si racconta di un clima molto disteso e amichevole, nonostante il contenuto ostico dei colloqui: il giudizio sugli "atti di proselitismo" compiuti dalla Chiesa Cattolica nei 15 anni passati dall'apertura delle frontiere dell'ex-impero sovietico.

Il motivo di tanta serenità, non sta tanto nei risultati dei lavori, che si limitano a commenti marginali, ma nel diverso spirito che anima i protagonisti di questa "nuova stagione" del dialogo ecumenico. Quasi con un senso di liberazione, infatti, i rappresentanti delle due Chiese-sorelle non sono più tenuti a ricostruire l'unità perduta, o a organizzare improbabili incontri tra i massimi gerarchi. Il compito è assai meno gravoso, e corrisponde di più alla realtà attuale: si tratta di fare l'inventario delle ragioni e dei torti, allo scopo di evitare in futuro di pestarsi i piedi. Più che riunire la famiglia, è come se si fosse chiesto agli avvocati di dividere i beni per ribadire i termini della separazione: nonostante la dottrina favorevole al matrimonio (che nell'ortodossia, peraltro, è assai meno rigida che nel cattolicesimo), anche i cristiani dimostrano di apprezzare i vantaggi che può dare un divorzio sereno. Quelli che prima del Vaticano II erano chiamati "separati dissidenti", e si è cercato poi di far tornare a casa come "fratelli" con qualche superabile difetto, ora rischiano di essere "separati" consenzienti.

Proselitismo "microscopico"

Si è dunque parlato di "cose concrete",  facendo i nomi e i cognomi di chi ha offeso e tradito.

Oltre ai nomi, non sarebbe stato male fare anche qualche numero - che invece ci si è premuniti di nascondere – per dare le vere dimensioni del "fenomeno del proselitismo": su circa 50 mila cattolici russi effettivi (a fronte di un mezzo milione "virtuale"), non sono più di 5 mila (esagerando per grande eccesso) i russi che sono divenuti cattolici senza avere un avo cattolico, magari una nonna tedesca o polacca. Fra questi non sono più di 2.000 quelli che avevano messo piede in una chiesa ortodossa. E questo su una popolazione di 150 milioni circa di persone…

Per la verità, una cifra è stata fatta: un rappresentante ortodosso ha citato le parole "ingiuriose" del padre superiore della provincia russa dei verbisti, Jerzy Jagodzinski, il quale ha contestato il carattere "ortodosso" della popolazione russa osservando che "solo l'1,2% dei moscoviti si è recato alle funzioni pasquali", 120mila su 10 milioni. In realtà padre Jagodzinski aveva anche cercato di venire incontro agli ortodossi, perché le cifre della Questura di Mosca parlano dello zerovirgola: da dieci anni a questa parte, le chiese si sono moltiplicate per venti, ma, in confronto col periodo immediatamente post-comunista, frequenta solo un terzo delle persone.

Le cose concrete riguardano quindi, secondo le parole del capo-delegazione ortodosso padre Vsevolod Chaplin, "i casi segnalati dalla provincia di attività strategicamente tese a convertire persone di radici ortodosse a un'altra fede e a un'altra cultura". Quello delle "segnalazioni dalla provincia" è una pratica costante della storia russa, che preferisce la delazione alla flagranza di reato. Si informa dunque di gravi violazioni avvenute in situazioni locali assai remote, soprattutto nella città siberiana di Novosibirsk, dove i cattolici si sarebbero "scatenati" in vari settori: scuole, ospizi, studi televisivi, università. Va detto che Novosibirsk è davvero lontana da Mosca (circa 4.000 km, quanto Roma); in passato è stata un luogo di deportazione di liberi pensatori e etnie sgradite (i cattolici tedeschi avevano costruito una loro chiesa in epoca sovietica). L'attivismo cattolico si spiega dunque con le radici cattoliche di molti lì presenti.

In realtà il vero motivo dell'accanimento è un altro: Novosibirsk infatti è la città dove si sono concentrati gli sforzi dei gesuiti, i "demoni cattolici" della letteratura russa, simbolo del complesso d'inferiorità dell'oriente ortodosso nei confronti della cultura occidentale. Il vescovo locale, mons. Jozif Werth (un russo-tedesco), è infatti un gesuita, e ha chiamato a sé diversi collaboratori della Compagnia, escludendo peraltro quelli di rito orientale proprio per non suscitare eccessive diffidenze. Come a dire: ci hanno provato anche stavolta partendo dalle estreme periferie, ma noi li abbiamo scovati lo stesso!

Sotto tiro le attività per l'infanzia

Un altro punto d'attacco dell'Inquisizione ortodossa sono le "attività per l'infanzia". Qua e là infatti (sempre in luoghi quasi inaccessibili: Murmansk, Angarsk, Sakhalin…) i cattolici sarebbero penetrati nelle scuole e negli asili per "approfittare" delle anime ancora tenere dei futuri figli dell'Ortodossia. I più ardimentosi sarebbero i padri dell'Opera Don Calabria, che hanno cercato di tessere le loro trame addirittura sotto il naso del Patriarca, in una tenuta semi-segreta nei pressi dell'aeroporto di Mosca. Vale la pena raccontare la loro storia: i buoni padri veronesi hanno investito nel loro ostello più soldi che in tutte le loro missioni brasiliane o africane, riuscendo a ristrutturare un'intera base turistica fatiscente mettendovi autoclave e riscaldamento autonomi (pur essendo in comodato temporaneo). Dopo più di 10 anni di sforzi ancora non hanno ottenuto il permesso di fare a scuola ai ragazzi. Essi volevano mostrare alla Russia come anche i cristiani siano in grado di proporre un metodo educativo umanista assolutamente "laico" (il metodo dei gruppi-famiglia di don Calabria, noto  e apprezzato nel mondo intero), e sono finiti per diventare il vessillo del proselitismo cattolico, senza neanche aver potuto iniziare a lavorare. Al centro "Rodnichok" dei padri, infatti, si recano solo delle comitive di ragazzi scortati dai loro tutori statali per periodi di vacanza interamente pagati dall'Opera, e neanche uno di loro si è mai sognato di diventare cattolico: il danno e la beffa.

Il rappresentante cattolico nel "gruppo di lavoro", padre Igor Kovalevskij, ha tentato di essere conciliante. Egli ha ammesso che "alcuni casi hanno effettivamente provocato delle incomprensioni, dando adito a situazioni che possono essere interpretate come proselitismo", il che ha permesso al Patriarca Aleksij II di annunciare trionfalmente il 6 maggio al presidente della Camera italiano, Pierferdinando Casini, che "per la prima volta è stato riconosciuta ufficialmente l'esistenza del problema del proselitismo cattolico sul territorio canonico del Patriarcato di Mosca, soprattutto da parte degli ordini religiosi". Non sappiamo quanto il presidente italiano della Camera, abbia apprezzato l'aggiornamento sulle attività del "gruppo di lavoro" cattolico-ortodosso. Questa degli ordini religiosi è da tempo una vera fissa dei vertici della Chiesa Ortodossa, che faticano a comprenderne l'indipendenza (l'esenzione dalla giurisdizione diocesana, infatti, in Oriente non è mai esistita) e le finalità (quasi tutti gli ordini hanno il termine "missionario" nella loro denominazione; si era arrivati ad accusare di proselitismo anche le suore indiane di Madre Teresa, chiamate dallo Stato dopo il terremoto in Armenia del 1988).

Predicare il Vangelo

In realtà Kovalevskij ha anche ribadito che "il proselitismo è una pratica rigettata dalla Chiesa Cattolica a livello internazionale" (esagerando per umiltà) e che la Chiesa Cattolica non ha scopi di proselitismo in Russia; non si tratta della Nuova Guinea o di un paese africano in cui sia necessario predicare il Vangelo" (giustificazione quanto meno poco attuale), "ma di un paese con una tradizione cristiana millenaria" (dove non è necessario predicare il Vangelo?). Il rappresentante cattolico ha concluso affermando che "le relazioni con la Chiesa Ortodossa sono fredde, ma non è ancora inverno", facendo eco allo stesso Patriarca Aleksij, secondo cui i rapporti "non sono privi di nuvole". Così, sull'onda delle metafore di mezza stagione, il dialogo ecumenico si avvia per una fase nuova: il dialogo per dividersi, più che per unirsi. Forse anche in questo si potrà vedere un disegno della Provvidenza divina, utile a definire non solo le relazioni intercristiane, ma anche tante situazioni conflittuali a livello mondiale: tracciare nuove regole e nuovi confini, quando ormai i vecchi non resistono più. Confini psicologici e spirituali, più che geografici e politici: in un mondo rivoltato e rimescolato da tanti conflitti e accuse vere e presunte, dove è così urgente proclamare il vangelo dell'unità e della pace, ci si potrà riparare nei propri "territori canonici".

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