30/10/2013, 00.00
VIETNAM
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Saigon: abuso di “libertà democratiche”, 15 mesi di carcere per attivista vietnamita

di Paul N. Hung
La pena comminata al 30enne Dinh Nhat Uy è stata commutata in arresti domiciliari. La colpa è aver usato un social network per condannare l’imperialismo cinese e chiedere la liberazione del fratello, anch’egli in galera. Per il suo rilascio i padri Redentoristi hanno organizzato un momento di preghiera alla presenza di 1500 cattolici e non.

Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Un tribunale della provincia meridionale di Long An ha condannato a 15 mesi di detenzione - pena commutata in arresti domiciliari - il 30enne attivista vietnamita Dinh Nhat Uy. Il verdetto è arrivato ieri, al termine di un processo durato solo un giorno, in base all'accusa di aver "abusato delle libertà democratiche" sui social network. La sola colpa del ragazzo è di aver usato Facebook per chiedere la liberazione del fratello maggiore - sta scontando quattro anni di carcere - e per aver denunciato la politica "imperialista" ed espansionista della Cina nella regione Asia-Pacifico. A nulla sono valse le campagne di sostegno al giovane, promosse fra gli altri anche dai gruppi cattolici che hanno celebrato messe e preghiere per la famiglia.

Il regime comunista vietnamita conferma la mano pesante contro il dissenso interno e le iniziative di quanti, in piazza o sul web, chiedono riforme costituzionali, maggiori diritti e libertà religiosa. E per la prima volta Hanoi punisce un cittadino per un commento pubblicato su di un social network, in base a una controversa norma emanata a inizio agosto (il famigerato Decreto 72), i cui contorni di applicazione restano poco chiari. Resta così confermata la nomea di nazione "nemica di internet", come sottolineato da Reporter Senza Frontiere (Rsf).

In Vietnam i condannati con sospensione della pena sono poi costretti a una sorta di restrizione personale equiparabile agli arresti domiciliari, con limiti agli spostamenti e frequenti controlli della polizia. L'avvocato rivendica la completa innocenza dell'assistito e ne ha chiesto l'immediato rilascio perché "vittima di un'ingiustizia".

I giudici hanno condannato Dinh Nhat Uy in base all'articolo 258 del Codice penale, che copre i reati commessi per "abuso delle libertà democratiche, contro gli interessi dello Stato". Un reato che può costare sino a sette anni di prigione. All'esterno del tribunale un gruppo di sostenitori ha intonato slogan e canti, chiedendo la liberazione del giovane, sotto l'occhio vigile delle forze di sicurezza che controllava ogni loro mossa.

Il 30enne Nhat Uy è nato nel 1983 nella provincia di Long An. Il suo arresto risale al 15 giugno di quest'anno ed è legato alla campagna promossa su internet - Facebook - per chiedere il rilascio del fratello Dinh Nguyen Kha, anch'egli in galera e condannato il 16 maggio a quattro anni di prigione. Ironia della sorte, i due fratelli sono stati processati e condannati nella stesso tribunale.

Il 24 ottobre la madre dei due attivisti vietnamiti, Ngueyn Thi Kim Lien, ha scritto una lettera indirizzata al popolo vietnamita, alle agenzie internazionali presenti in territorio vietnamita e a organizzazioni per i diritti umani, per perorare la causa dei figli. Qualche giorno più tardi, il 27, la famiglia - di fede buddista - si è rivolta ai padri Redentoristi di Saigon, che hanno promosso un momento di preghiera al quale hanno partecipato oltre 1500 persone fra cattolici e non. Fra le intenzioni di preghiera, oltre alla libertà dei due, l'auspicio che il Parlamento vietnamita possa essere illuminato nella scrittura di una "nuova Costituzione". 

 

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