20/02/2014, 00.00
RUSSIA
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Sciopero della fame per un ambientalista anti-Sochi, condannato a tre anni

Yevgeny Vitishko lavora per l'associazione Guardia ecologica per il Caucaso del Nord. Aveva denunciato i danni ambientali causati dai cantieri dei Giochi invernali, in corso nel sud della Russia. Attivisti per i diritti umani denunciano la sua detenzione illegale. Per il suo avvocato è un modo per "mettere a tacere" il movimento ambientalista.

Mosca (AsiaNews) - Yevgeny Vitishko, l'ambientalista russo che ha denunciato i danni arrecati al territorio di Sochi dai cantieri delle Olimpiadi invernali in corso sul Mar Nero, è stato trasferito in una non precisata colonia penale, dove sconterà tre anni di detenzione. Lo ha deciso da una corte di Krasnodar il 12 febbraio scorso. Quarant'anni, geologo, Vitishko è diventato il simbolo della repressione in atto contro il movimento ambientalista nel Caucaso russo. Secondo l'Ong russo-norvegese Bellona, il 19 febbraio è stato trasferito illegalmente dalla custodia amministrativa alla colonia penale, senza poter tornare a casa dalla sua famiglia e raccogliere le sue cose, come previsto dalla sentenza del tribunale del Territori di Krasnodar, la regione in cui rientra Sochi.

Il giorno in cui l'associazione per la quale lavora (la Guardia ecologica per il Caucaso del Nord, Ewnc) ha presentato a Mosca una relazione sui danni ambientali delle Olimpiadi, i giudici hanno respinto il ricorso degli avvocati di Vitishko contro la sentenza del tribunale di Tuapse (cittadina vicino a Sochi), che ha convertito in detenzione la libertà vigilata, comminatagli nel 2012 per danni alla proprietà del governatore locale, Aleksand Tkachev. Insieme a un altro attivista, avrebbero imbrattato con scritte di protesta una recinzione che circondava la residenza del politico, in una foresta protetta.

Il tribunale aveva deciso che si trattava di teppismo e aveva ordinato la reclusione, ma con la sospensione condizionale della pena e due anni di messa in prova. Secondo i giudici, però, Vitishko avrebbe violato più volte i termini della condizionale, non presentandosi in orario alla firma in questura. Per gruppi come Greenpeace Russia e Human Rights Watch dietro la decisione della corte vi è, invece, la volontà politica di mettere a tacere il movimento ambientalista locale e i giornalisti che criticano i progetti dei Giochi invernali, fortemente voluti dal presidente Vladimir Putin.

"La decisione di imprigionare Vitishko è basata sulle pressioni delle autorità politiche - ha dichiarato in aula il suo legale, Aleksandr Popkov - L'obiettivo è isolarlo dalla comunità locale e internazionale a causa del suo attivismo". L'attivista ha saputo della sentenza mentre era già in carcere a scontare 15 giorni di custodia amministrativa per "turpiloquio in luogo pubblico", altra accusa ritenuta dai difensori dei diritti umani un pretesto per tenerlo lontano dai media, nei giorni delle Olimpiadi. Vitishko è entrato subito in sciopero della fame ed è stata lanciata una vasta campagna di solidarietà nei suoi confronti. 

La ormai celebre band punk femminista delle Pussy Riot, arrivate su Mar Nero per girare un nuovo video di protesta contro Putin, hanno dedicato proprio a Vitishko la loro performance. Durante la loro permanenza a Sochi, le ragazze sono state fermate più volte da polizia e Fsb, che il 18 febbraio le ha interrogate per alcune ore in merito a un presunto furto. A detta della loro leader, Nadia Tolokonnikova, l'episodio - che ha subito calamitato l'attenzione della stampa internazionale - è stato un trucco delle autorità per distogliere l'attenzione dal caso Vitishko.Il Wwf e Greenpeace hanno inviato una lettera al presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio), Thomas Bach, perché intervenisse nel caso. "La vicenda di Vitisko non è legata alla preparazione per le Olimpiadi", si è limitato a rispondere Mark Adams, funzionario del Cio, il quale ha aggiunto: "Non possiamo interferire sugli affari di uno Stato sovrano". Da novembre, sono almeno sei i membri di Ewnc ad essere stati arrestati; alcuni di loro hanno passato anche due settimane in carcere. (N.A.)

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