04/07/2018, 08.48
BANGLADESH
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Segretario Onu: 'I campi profughi dei Rohingya in Bangladesh sono un incubo’

Il 2 luglio Antonio Guterres ha visitato l’accampamento di Kutupalong: “Ho ascoltato vicende tanto struggenti che non potrò mai dimenticarle”. Necessario ricollocare almeno 200mila sfollati per salvarli dalle piogge monsoniche.

Cox’s Bazar (AsiaNews/Agenzie) – I campi profughi dei Rohingya in Bangladesh sono un “incubo”. Lo afferma il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che il 2 luglio ha visitato l’insediamento di Kutupalong, nel distretto di Cox’s Bazar. Qui ha incontrato centinaia di rifugiati musulmani scappati dallo Stato birmano del Rakhine e ascoltato le loro storie di violenze, abusi e morte. Al termine degli incontri ha detto ai giornalisti presenti di aver udito “inimmaginabili” racconti di atrocità. “Niente – ha aggiunto sul suo profilo Twitter – poteva prepararmi alla portata della crisi e alle enormi sofferenze che ho visto”.

Secondo il vertice dell’Onu, il dramma dei profughi Rohingya “è probabilmente una delle più tragiche, storiche e sistematiche violazioni dei diritti umani”. I rifugiati “mi hanno raccontato vicende tanto struggenti che non potrò mai dimenticare”, tra cui quelle di “donne e ragazze che hanno subito orribili violenze sessuali e ora sono madri di bambini frutto di stupro”. Poi ha puntato il dito: “A volte le persone tendono a dimenticare chi sia il responsabile di ciò che accade. Perciò lasciatemi chiarire di chi sia la responsabilità: del Myanmar”. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “è vero che l’intera comunità internazionale non è stata in grado di fermare [l’emergenza]”.

I Rohingya (poco più di un milione di persone) sono un gruppo etnico di religione musulmana originario del Bangladesh; il Myanmar, a maggioranza buddista, non riconosce loro la cittadinanza. Dopo lo scoppio della nuova ondata di violenze tra i militanti musulmani dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa) e i militari dell’esercito circa 700mila persone hanno attraversato la frontiera e si sono accampate lungo il confine in campi di fortuna. Negli accampamenti le condizioni igienico-sanitarie sono precarie, per i bambini è quasi impossibile studiare, e vi è il rischio continuo di catastrofi umanitarie a causa del maltempo.

A proposito dei danni provocati dalle piogge monsoniche, a lungo annunciate e alla fine arrivate con il loro carico di distruzione, Guterres ha ribadito la necessità di ricollocare almeno 200mila sfollati in campi più sicuri. “Non possiamo permettere – ha detto – che i monsoni spazzino via le speranze dei rifugiati che ho incontrato”.

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