18/09/2009, 00.00
ASIA CENTRALE - RUSSIA
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Sempre più complesso il puzzle per l’energia dell’Asia centrale

Si è svolto un incontro tra Russia, Kazakistan, Azerbaigian e Turkmenistan per discutere di energia e oleodotti. I Paesi dell’Asia centrale, ricchi di energia, sono contesi tra Russia, Europa e Cina e cercano di ottenere il massimo vantaggio.

Astana (AsiaNews/Agenzie) – Nell’incontro tra Russia, Kazakistan, Azerbaigian e Turkmenistan, la scorsa settimana nella kazaka Kenderly, Mosca ha rinnovato il tentativo di assicurarsi l’energia dell’Asia centrale. Ma il Turkmenistan non vuole farsi monopolizzare, mentre l’Iran ha manifestato il suo disappunto per non essere stato invitato.

L’incontro tra quattro dei cinque Stati litoranei del Mar Caspio non ha avuto un’agenda ufficiale e non risultano comunicati finali. Il Kazakistan si è solo preoccupato di dire che non si è discusso dei giacimenti del Mar Caspio, per tacitare le proteste dell’Iran, quinto Stato che si affaccia sul mare interno e non invitato. Ma fonti attendibili rivelano che si è parlato di oleodotti e fornitura di energia.

Gli oleodotti degli Stati dell’Asia centrale, ricchi di gas e petrolio, passano per la Russia, retaggio dell’ex Unione sovietica. La Russia cerca di mantenere questa preminenza di fatto, mentre l’Unione Europea offre di finanziarie vie alternative per portare l’energia in Europa senza passare per la Russia.

Non sta alla finestra la Cina, che offre ricchi contratti per oleodotti che vadano a est. Mentre l’India è pure interessata, anche se i suoi partner più vicini e “naturali” sono Iran e Pakistan.

L’Iran, a sua volta, ha grande interesse alla creazione di oleodotti che giungano al suo territorio, nella convinzione di riuscire a vendere la sua energia, nonostante l’embargo conseguente alla sua politica nucleare. Però Teheran manca di tecnologia e mezzi finanziari per realizzare simili oleodotti e spera che qualcuno glieli costruisca.

Forse non è una coincidenza che l’incontro si è svolto non lontano dal porto di Aqtau sul Mar Caspio, vicino al quale dovrebbe passare l’oleodotto kazako da Eskene, vicino ai giacimenti di Tengiz, fino al porto di Kuryk. L’oleodotto da Baku in Azerbaigian fino a Tblisi e alla turca Ceyhan potrebbe essere prolungato fino ad Aqtau e portare il petrolio kazako fino alla costa turca sul Mar Mediterraneo.

In questo scenario il Kazakistan, maggiore e più solido tra gli Stati dell’Asia centrale, cerca di accreditarsi da una parte come migliore partner russo, dall’altra come intermediario verso l’Europa e come leader di fatto della regione.

Ma deve fare i conti anzitutto col presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhammedov. Il Turkmenistan ha concordato da due anni la ricostruzione di un oleodotto costiero lungo il Caspio che arriva in Russia attraverso il Kazakistan, ma i lavori non sono ancora iniziati. Intanto è in costruzione un oleodotto dal Turkmenistan alla Cina che passa per Kazakistan e Uzbekistan e si discute di un altro fino in India che attraversa Afghanistan e Pakistan. Non soddisfatto, Berdymukhammedov si è anche mostrato disponibile a fornire gas per l’oleodotto Nabucco, che dall’Azerbaigian giungerà nel cuore dell’Europa. Al punto che molti esperti hanno avanzato dubbi sulla effettiva capacità dei giacimenti turkmeni di soddisfare tutte queste richieste.

Ma lo scenario è aperto e incerto: due settimane fa, dopo la visita a Pechino del ministro kazako per l’Energia, Kazakistan e Azerbaigian hanno deciso di verificare la possibilità di oun leodotto sotto il Mar Caspio verso est, dall’Azerbaigian in Kazakistan e fino alla Cina.

Di sicuro Mosca rischia di perdere sempre più il suo iniziale monopolio, anche per la politica di bassi prezzi che per anni ha imposto ai partner ex sovietici approfittando del controllo della preesistente rete di oleodotti. Ma l’Europa deve soprattutto guardarsi dalla sempre maggiore concorrenza di Cina e India, affamate di energia e pronte a grossi impegni economici.

 

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