Seoul archivia la controversa pratica delle adozioni ‘da esportazione’
Una nuova norma metterà la aprola fine a un fenomeno iniziato dopo la guerra di Corea e durato decenni. Dalle agenzie private, ora il controllo dell’iter passa allo Stato seguendo i dettami della Convenzione dell’Aia. Restano però alcuni nodi in sospeso, fra cui un’ulteriore azione del legislatore e un sostegno di bilancio della nuova amministrazione.
Seoul (AsiaNews) - Entro i prossimi giorni il governo di Seoul dovrebbe mettere in via ufficiale la parola fine alla pratica, durata decenni, di consentire alle agenzie private di gestire e regolare il settore delle azioni che ha dato vita al fenomeno dei “bambini da esportazione”. Adesso l’obiettivo del legislatore è di aprire una nuova era in cui è “lo Stato” ad assumersi la “responsabilità primaria” di tutto il processo, fondandolo sui parametri del “controllo e supervisione pubblica” e sul valore primario della “protezione dei diritti dei bambini”. Un cambiamento che, spiegano gli esperti, va ben oltre il mero fattore “burocratico”, ma che rappresenta una presa di coscienza storica: per oltre 70 anni, infatti, all’indomani della guerra di Corea, le autorità del Paese hanno permesso l’adozione all’estero di oltre 170mila bambini. Un numero che, in realtà, secondo altri studi potrebbe avvicinarsi a quota 250mila se si considerano anche i dati non-ufficiali, rendendo la nazione - suo malgrado - uno dei più prolifici “esportatori” di bambini al mondo.
Dopo la fine del conflitto, col Paese poverissimo e devastato, il neonato governo di Seoul affida le adozioni a enti privati, esercitando “un controllo minimo” sulle richieste provenienti dall’estero, come emerso nel rapporto della Commissione indipendente per la verità e la riconciliazione. In molti casi i bambini sono stati prelevati senza il consenso della madre, oppure sono state create storie false di abbandono per far credere che avessero perso i genitori durante la guerra, altri ancora si sono visti cambiare il nome alimentando un vero e proprio business orientato al profitto. Molti adottati sudcoreani, oggi adulti, in mancanza di un’adeguata protezione legale, non sono mai riusciti a rintracciare le loro famiglie d’origine. Solo negli ultimi anni il Paese si è mosso per rendere più severe le procedure di adozione, approvando una legge nel 2023 che affida l’iter delle adozioni a un ministero governativo e che entrerà in vigore nei prossimi giorni.
Secondo il nuovo sistema, le adozioni nazionali e internazionali saranno regolate separatamente da due nuove normative: la Legge speciale sull’adozione nazionale e la Legge sull’adozione internazionale. Entrambe sono state approvate dall’Assemblea nazionale nel 2023 ed entreranno in vigore il 19 luglio. Con questi cambiamenti, il ministero della Sanità e del Welfare diventa “l’autorità principale” e garante in materia di politiche di adozione, mentre i governi locali e il Centro nazionale per i diritti del bambino (Ncrc) supervisioneranno direttamente le procedure.
“Dal 19 luglio Stato, governi locali ed Ncrc svolgeranno ciò che le agenzie di adozione private hanno gestito finora” ha dichiarato in una nota il Centro, secondo cui “le procedure si baseranno sul miglior interesse del bambino, come stabilito dalla Convenzione dell’Aia sulle adozioni”. Per quelle nazionali, il comitato per la politica di adozione del ministero esaminerà e approverà le affinità fra il figli e il futuro genitore, con l’Ncrc che fungerà da segretariato. Inoltre, i tribunali continueranno a rilasciare approvazioni finali di adozione e ora hanno il potere di autorizzare la custodia temporanea prima del via libera finale in una prospettiva di affidamento. Nelle adozioni internazionali, lo stato diventa la cosiddetta “autorità centrale” ufficiale, responsabile della supervisione sia delle adozioni in uscita (bambini coreani che vanno all’estero) che in entrata (stranieri adottati in Corea).
Per molti adottati, i documenti a volte solo una nota scritta a mano o un modulo di assunzione di decenni fa e rappresentano anche l’unico legame rimasto con le famiglie di nascita e le origini. La nazionalizzazione ha permesso che questi documenti vengano ora trasferiti dalle agenzie private al Centro ma, secondo alcuni, il processo è stato opaco e confuso. Inoltre, a dispetto della riforma vi sono sfide strutturali e logistiche che incombono. A metà del 2025, lo Stato ha ricevuto i documenti originali solo da quattro grandi agenzie di adozione, altri non sono stati ancora ritrovati e l’archiviazione sicura e permanente rimane una sfida.
Il governo si è impegnato a costruire un archivio permanente per le adozioni in futuro, ma non è stata annunciata alcuna tempistica. Nel frattempo, l’accesso ai documenti rimane fortemente limitato. Il passaggio all'adozione pubblica coincide con la ratifica, a lungo rinviata, della Convenzione dell’Aia sull’adozione internazionale, che dovrebbe entrare in vigore a fine ottobre. La convenzione, adottata a livello mondiale nel 1993, mira a prevenire il traffico di bambini e a garantire standard etici nelle adozioni internazionali. Seoul ha aderito al trattato nel 2013, ma non è riuscita a ratificarlo a causa di un disallineamento con la legislazione nazionale, lacuna ora colmata dalla norma del 2023. La strada da percorrere è comunque incerta, perché molte delle riforme richiederanno un’ulteriore azione del legislatore e un sostegno di bilancio da parte della nuova amministrazione dopo le elezioni presidenziali del 3 giugno.