20/10/2007, 00.00
INDIA
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Si amplia l'aeroporto di Mumbai, la zona va "liberata" di 350mila baraccati

La bidonville vicino all’aeroporto ne impedisce l’ampliamento. Il governo di Mumbai vuole trasformarla in un centro finanziario leader come Shanghai, ma il 60% della popolazione vive in baracche. Ora vuole recuperare anche l’area di Dharavi, baraccopoli di un milione di persone.

Mumbai (AsiaNews/Agenzie) – “Liberare” la zona circostante all’aeroporto di Mumbai dalla baraccopoli di 350mila persone, per avere lo spazio per ampliarlo. E' l'incarico che il 16 ottobre il consorzio Mumbai International Airport Ltd (Mial), costituito dall’indiana GVK e dalla Compagnia aeroporti del Sud Africa, ha dato alla Housing Development and Infrastructure.  E’ un progetto da 1,7 miliardi di dollari ma è anche il maggior tentativo di eliminare le baraccopoli nelle grandi città dell’India. Sempre a Mumbai, nel centro città il governo vuole abbattere una bidonville di un milione di persone.

Per l’aeroporto transitano ogni anno 18 milioni di passeggeri e 400mila tonnellate di container, ma gli aerei attendono in volo anche un’ora prima di poter atterrare. In India il traffico passeggeri cresce del 15% annuo da 5 anni. Il Mial dovrà espandere l’aeroporto per accogliere 40 milioni di passeggeri e un milione di tonnellate di container per il 2010, creando nuovi terminal e strutture e maggiori strade di accesso, ma anche alberghi e centri commerciali. Ma per farlo deve recuperare il terreno ove sorge la bidonville.

Mumbai è il centro economico dell’India. La domanda di alloggi cresce con l’arrivo continuo di grandi ditte e di migliaia di lavoratori. Pranay Vakil, presidente della consulente immobiliare Knight Frank, osserva che “ogni anno a Mumbai c’è richiesta di 84mila nuove case, mentre governo e privati ne offrono solo 55mila”.

Circa il 60% dei 18milioni di abitanti vive in baracche e nel cuore della città sorge Dharavi. E' la maggiore bidonville mondiale: su 200 ettari vivono oltre 600mila abitanti, forse un milione, per alcune fonti. Famiglie che vivono in un locale di cartone e lastre di plastica e di metallo, scarsa acqua corrente e un unico gabinetto anche per 800 persone. Accanto è sorto il Bandra Kurla Complex, quartiere di uffici e sede di imprese. Vicino c’è la Borsa del diamante e poco lontano gli studi cinematografici di Bollywood e di molte grandi televisioni.

L’economia dell’India cresce a una media dell’8,6% da 4 anni e si vuole rendere Mumbai una città leader della finanza e del commercio, una Shanghai sul Mar d’Arabia.  Il governo vuole costituire un consorzio per demolire Dharavi e costruire un quartiere all’avanguardia, con campo da golf, cliniche, scuole e il maggiore stadio di cricket del Paese, per un investimento di circa 2,3 miliardi di dollari. Offre un miniappartamento di 21 metri quadri a chi dimostra che ci vive da prima del 1995. Si stima possano provarlo circa 57mila famiglie, ma molte di più ci abitano da decenni o da generazioni.

Inoltre i baraccati hanno qui i loro commerci, le attività artigianali di ogni tipo (fiorente la sartoria di vestiti e pellame), per un giro di affari stimato 39 milioni di dollari annui. Dicono che non possono pagare le spese di un appartamento e perderebbero le fonti di sussistenza e ogni contatto umano. Ad agosto centinaia di persone (indù, islamici e cristiani insieme) hanno manifestato chiedendo al governo di parlare prima con loro per trovare una soluzione e minacciando di occupare i binari della ferrovia. “Abbiamo costruito noi Dharavi – dicono – Perché dovremmo andarcene?”.

 

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