29/06/2009, 00.00
BANGLADESH
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Si chiude l'Anno Paolino a Dhaka: la missione “sino agli estremi confini della terra”

di William Gomes
Mons. Marino, nunzio apostolico a Dhaka: in Bangladesh l’annuncio di Cristo raggiunge le persone “attraverso la nostra testimonianza di amore gratuito verso gli altri”. Nel Paese oltre l’85% della popolazione è costituta da musulmani. Su 140milioni di abitanti, i cristiani sono circa il 3%.
Dhaka (AsiaNews) - “Vi invito a meditare sul vostro rapporto con Cristo, che vi ha chiamato a partecipare alla sua vita, e a riflettere su come e quanto condividiate questa vita con gli altri”. Sono le parole con cui Mons. Joseph Marino, nunzio apostolico in Bangladesh, ha esortato un gruppo di missionari nel Paese asiatico in occasione di un seminario di formazione sulla figura di San Paolo.
 
Al seminario hanno partecipato 75 religiosi, missionari del Pontificio Istituto per le Missioni Estero (Pime) e dei Saveriani, suore dell’ordine di Nostra Signora delle missioni e di altre congregazioni. Tra gli ospiti chiamati ad intervenire all’incontro anche p. Gianbattista Zanchi, superiore generale Pime, p. Francesco Rapaccioli, superiore regionale del Pime in Bangladesh, e p. Fabrizio Tosolini, missionario saveriano a Taiwan (nella foto un momento della messa).
 
Al termine dell’Anno dedicato all’apostolo delle genti e con l’inizio dell’Anno sacerdotale, la Chiesa del Bangladesh è tornata ancora una volta a riflettere sull’invito alla missione testimoniato da San Paolo. Nel Paese in cui oltre l’85% degli oltre 140milioni di abitanti si professa musulmano, i cristiani rappresentano una minoranza, circa il 3%. Per essi la missione non coincide solo con specifiche attività pastorali, piuttosto con la semplice vita quotidiana vissuta alla luce del Vangelo. Ai 75 religiosi che hanno partecipato al seminario, mons. Marino ha ricordato che “nel contesto del Bangladesh la condivisione non può sempre avvenire attraverso le parole, ma - cosa molto importante - attraverso la nostra testimonianza di amore gratuito verso gli altri”.
 
Benedetto XVI, in occasione della visita ad limina dei vescovi del Paese, svoltasi a pochi giorni dall’inizio dell’Anno paolino, aveva detto loro: “Come i primi cristiani siete una piccola comunità in una grande popolazione non cristiana. La vostra presenza è un segno del fatto che la predicazione del Vangelo, che è cominciata a Gerusalemme e in Giudea, continua a diffondersi fino agli estremi confini della terra secondo la destinazione universale che il Signore ha voluto per essa”.
 
Per la comunità cattolica del Bangladesh l’Anno paolino è stato un’occasione non solo per rilanciare il suo impeto missionario all’interno del Paese, ma anche per guardare oltre i propri confini. P. Francesco Rapaccioli ha ricordato la possibilità di inviare sacerdoti dal Paese verso altre regioni dell’Asia, un’ipotesi avanzata dai vescovi del Bangladesh che p. Fabrizio Tosolini ha definito “un segno della nostra unità in Cristo nell’unica e universale fede cattolica”.
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