12/06/2009, 00.00
VIETNAM
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Si moltiplicano in Vietnam i casi di violazione della libertà di religione

di Emily Nguyen
Vietato a un sacerdote di svolgere attività pastorale perché i suoi fedeli “non hanno bisogno della religione”, un altro viene avvisato dai suoi parrocchiani che la sua stesa vita è in pericolo, un altro viene fermato per ore senza motivi all’aeroporto e avvisato che sarà interrogato ancora.
Hanoi (AsiaNews) – A un sacerdote viene vietato di proseguire la sua attività pastorale perché i suoi duemila fedeli “non hanno bisogno della religione”, a un altro i suoi parrocchiani dicono di fare attenzione perché si dice che la sua stesa vita è in pericolo, un altro ancora viene fermato per ore senza motivi all’aeroporto, avvisato che sarà interrogato ancora e intanto subisce il sequestro del computer. Sono preoccupanti segnali di violazioni della libertà religiosa, che arrivano dal Vietnam, ove tale fondamentale diritto, riconosciuto dalla legge, sembra essere messo in discussione.
 
Il primo caso riguarda un domenicano, padre Peter Nguyen Van Phuong, che finora ha svolto la sua attività nella provincia di Dak Lak, negli Altipiani centrali. Il Comitato del popolo della conta di Lak ha motivato il rifiuto opposto al religioso di poter proseguire nella sua attività, con l’affermazione che “non ci sono istituzioni religiose in queste zone, quindi non c’è bisogno di religione. I fedeli … possono praticare la loro fede a casa”.
 
In realtà, fino al 1975, quando il Vietnam è stato unificato dal governo comunista, nella contea c’erano tre cappelle: a Quang Trach, Quang Tru e Lac Thien. Quest’ultima ora è usata dalla contea come ufficio legale e le altre due sono in rovina e non possono essere restaurate per un divieto posto dalle autorità locali.
 
Il caso di padre Peter Nguyen non è unico nella provincia. Da anni viene impedito a padre Nguyen Trung Thoai della diocesi di Hun Hoa di andare a celebrare messa, almeno per Natale e per Pasqua nella provincia di Son La.
 
Un’altra vicenda accade nella provincia di Nghe An, diocesi di Vinh, nel nord, e riguarda padre Peter Tran Dinh Lai. Il religioso è apprezzato dai suoi 2.500 parrocchiani per la difesa fatta alla campagna di denigrazione lanciata dal governo contro alti esponenti della Chiesa come l’arcivescovo di Hanoi Joseph Ngo Quang Kiet e per l’impegno per proteggere l’integrità dei beni della parrocchia. I suoi fedeli lo hanno avvertito di voci di un complotto che potrebbe mettere in pericolo la sua vita.
 
Il sacerdote è divenuto un obiettivo soprattutto dopo che si è rifiutato di collaborare con le autorità per fermare le proteste dei parrocchiani relative a vari beni della chiesa. Fallito il tentativo di bloccare la protesta, la polizia ha preso di mira soprattutto donne e studenti, interrogati persino all’interno della scuola. Padre Peter Tran è tra coloro che hanno chiesto alle autorità di indagare sulle accuse di brutalità rivolte contro la polizia, per le quali numerosi giovani della scuola media di Nghi Thach sono così spaventati che soffrono di disturbi nervosi e si rifiutano di tornare nelle loro classi.
 
L’ultimo caso è quello del redentorista padre Joseph Le Quang Uy. Noto attivista pro-life e oppositore del progetto governativo per l’insensato sfruttamento delle miniere di bauxite negli Altipiani centrali, il 6 giugno è stato fermato senza motivo al aeroporto di Tan Son Nhat. Rilasciato dopo ore, ha avuto l’ordine di ritornare per altre “sessioni di lavoro” e gli è stato sequestrato il computer.
 
 
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