21/11/2025, 10.49
IRAQ
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Sinodo caldeo: un ‘nuovo governo’ per l’Iraq e salvaguardia del ‘futuro dei cristiani’

A Baghdad la sessione annuale ordinaria della Chiesa irachena, guidata dal card. Sako e alla presenza di 20 vescovi. Nella dichiarazione finale sottolineata l’importanza dello “spirito di squadra” per archiviare divisioni del passato. Un monito al rispetto delle “quote” per tutelarne la presenza nelle istituzioni.

Baghdad (AsiaNews) - La formazione a breve di un nuovo governo per l’Iraq dopo le elezioni parlamentari dell’11 novembre scorso, il futuro dei cristiani che ancora oggi soffrono per la negazione dei diritti e l’emergenza emigrazione, unita alla preoccupazione per i conflitti nella regione mediorientale. Sono i punti al centro della sessione annuale ordinaria del Sinodo caldeo, in programma dal 17 al 22 novembre nella sede patriarcale nel distretto di Mansour, a Baghdad, delineati nella dichiarazione finale inviata per conoscenza ad AsiaNews alla vigilia della conclusione dei lavori. Sotto la presidenza del primate caldeo, card. Louis Raphael Sako, si sono riuniti 20 vescovi con la sola eccezione degli emeriti mons. Ibrahim Ibrahim, mons. Gabriel Kassab e mons. Shlemon Warduni, a conferma di una ritrovata unità che archivia una fase di criticità interne all’episcopato.

I lavori, sottolinea la nota, si sono svolti in un clima di “armonia” e di “spirito di responsabilità” partendo dalla richiesta di “benedizione paterna” inviata in una lettera a papa Leone XIV per rispondere al meglio ai “bisogni materiali, morali e spirituali del popolo”. In tema di politica interna, il Sinodo auspica “unità e sovranità”, oltre alla promozione del “concetto di cittadinanza”, della “pace e stabilità, legge, giustizia e uguaglianza” che sono priorità alle quali dovrà rispondere il prossimo esecutivo.

Rapide trasformazioni internazionali, conflitti e guerre in Medio oriente e nel mondo restano fonte di “preoccupazione”, così come “la sofferenza dei cristiani”. Da qui la richiesta di “misure concrete per garantire il rispetto dei loro diritti, a trattarli come cittadini con pari diritti in termini di rappresentanza e occupazione e a utilizzare le loro competenze per il progresso”. E il primo passo, avvertono i vescovi caldei, è rispettare “il sistema delle quote” che è stato istituito proprio per “preservare la rappresentanza cristiana”. 

A seguire, il Sinodo ha delineato alcune linee guida su cui fondare i lavori in futuro: in primis il lavoro basato sullo “spirito di squadra” per servire la Chiesa e superare le tensioni interne del recente passato, in una prospettiva di “unità” nella missione; vi è poi l’appello al “rinnovamento liturgico” per adattarlo ai “cambiamenti culturali e sociali” nello spirito del Concilio Vaticano II; infine il richiamo al “dialogo ecumenico con le Chiese sorelle” a fronte di un “destino comune” secondo il principio di “apertura, ascolto, cooperazione e rispetto”. 

Infine, il patriarca Sako e i vescovi caldei hanno delineato alcune “decisioni specifiche” fra cui: il sostegno alle istituzioni patriarcale come il seminario, il Babel College e gli istituti educativi; proteggere i bambini da molestie e abusi; proseguire il tema della beatificazione dei martiri e dei santi caldei; rafforzare il ruolo della Chiesa caldea nel dialogo con l’Islam per consolidare i valori della riconciliazione, della pace e della convivenza e preservare il patrimonio caldeo, i siti archeologici e i manoscritti, oltre alla possibilità di istituire un centro caldeo o un museo caldeo; un ultimo punto guarda al futuro richiamando l’importanza di scegliere “nuovi vescovi per la Chiesa”.

In apertura dei lavori il card Sako aveva richiamato l’importanza di “rispettare le decisioni del Sinodo e trovare mezzi efficaci per attuarle nelle diocesi quale segno di unità episcopale”. Il primate caldeo si era poi soffermato sulla crisi delle vocazioni, che non è dovuta “all’assenza di giovani disposti a donarsi” quanto “all’atmosfera tossica che li domina attraverso i social media. Spesso soffrono di instabilità psicologica, ma anche le critiche tra il clero non li incoraggiano”. Da qui il richiamo ai vescovi perché si adoperino per una corretta “maturazione dei giovani”. Fra le note negative ricordate dal cardinale il lavoro e i richiami “all’unità” fra le varie Chiese dell’Iraq e che “finora non hanno avuto seguito a causa della lealtà di alcune chiese ai partiti politici e della paura di altre di vedersi ridurre il loro peso”. Allargando l’analisi alla politica, il porporato conclude sottolineato che “l’obiettivo Chiesa è illuminare la coscienza sulle questioni che riguardano la vita delle persone nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali. Denuncia l’ingiustizia e chiede l’applicazione della legge, il concetto di cittadinanza e il raggiungimento della pace e della sicurezza. È quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo”. 

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