12/10/2012, 00.00
SIRIA - TURCHIA - RUSSIA
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Siria, Ankara e Mosca discutono di armi. Ad Aleppo e Homs si muore senza cure

Il Premier turco conferma la presenza di armi e munizioni di fabbricazione russa sull'aereo siriano civile sequestrato il 10 ottobre. Mosca nega ogni coinvolgimento e chiede la restituzione del materiale. A Homs e Aleppo si fugge per non morire. A Damasco sempre più giovani ritornano a sostenere il regime degli Assad.

Damasco (AsiaNews) - La guerra di parole e intimidazioni fra Turchia e Siria coinvolge anche la Russia, da tempo accusata di vendere armi al regime di Assad. Oggi, Recep Tayyip Erdogan, premier Turco, ha confermato la presenza di armi e munizioni di fabbricazione russa sull'aereo della Siryan Airlines con 36 passeggeri a bordo sequestrato lo scorso 10 ottobre dalle autorità di Ankara e liberato dopo otto ore di controlli.  L'incidente ha imbarazzato Mosca che chiede la restituzione del materiale sotto sequestro e accusa i turchi di non aver permesso ai suoi diplomatici di incontrare i connazionali a bordo dell'aereo. Da mesi Erdogan preme per la creazione di una zona cuscinetto in territorio siriano per garantire la sicurezza dei villaggi turchi sul confine e dare protezione alle milizie ribelli, che utilizzano i campi profughi come vere e proprie basi militari. La popolazione turca teme la fuoriuscita del conflitto dai confini siriani e nei giorni scorsi ha organizzato una serie di manifestazioni per chiedere la riapertura di negoziati con Assad. Lo scorso 5 ottobre centinaia di esponenti del Freedom Solidarity Party (Odp) e altri partiti di opposizione si sono radunati nelle piazze di Istanbul e Ankara per contestare il premier Erdogan e il ministro degli Esteri Davutoglu, accusati di fomentare "un'inutile guerra civile, con  il denaro dei turchi".  

La triplice crisi fra Ankara, Damasco e Mosca allontana la possibilità di una risoluzione diplomatica del conflitto che secondo fonti di AsiaNews è ormai giunto a un punto di "non ritorno da cui è impossibile risalire". "A Homs e ad Aleppo la situazione è drammatica - raccontano le fonti - i morti non si contano più. Le agenzie umanitarie internazionali operative sul territorio hanno poca possibilità di movimento. La Croce Rossa fa il possibile per soccorrere i feriti, ma i bombardamenti hanno tagliato i collegamenti fra le città e i villaggi. Molte persone muoiono senza cure, soprattutto i bambini. Per alcuni fuggire è l'unica possibilità di sopravvivere".

"Nessuno di noi - sottolineano le fonti di AsiaNews -  sa quanto potrà durare questa situazione. L'opposizione siriana è divisa, e sul piano politico e su quello militare. Fra le fila del Free Syrian Army e delle sue varie diramazioni chi comanda sono gli uomini di al-Qaeda. Essi gestiscono direttamente le operazioni". Le fonti notano che l'offensiva armata dei ribelli ha spinto i giovani di Damasco di altre città a tornare a sostenere il regime. Gli studenti che un tempo sostenevano l'opposizione ora sono delusi e vedono i valori della Primavera araba sequestrati dal conflitto settario fra alawiti e sunniti e dagli interessi strategici dei Paesi stranieri. Da alcune settimane sui social network in arabo sono comparsi commenti favorevoli ad Assad, soprattutto dopo i recenti attentati contro le caserme di polizia che hanno riacceso la propaganda pro-regime. Il Paese è ormai in una guerra totale, che non sta risparmiando nessuno. Secondo le fonti, nei prossimi mesi il conflitto potrebbe avere un escalation ancora peggiore. Assad ha richiamato alle armi tutte le persone con età inferiore a 40 anni, tutto il popolo siriano rischia di essere coinvolto in una guerra all'ultimo uomo.

Secondo l'Alto commissariato Onu per i rifugiati nei prossimi mesi in Turchia i profughi passeranno dagli attuali 93.500 a 280mila; in Iraq da 33.700 a 60mila; in Libano da 80.800 a 120mila; in Giordania da 103mila a 250mila. Intanto, l'Osservatorio siriano per i diritti umani - basato all'estero in Gran Bretagna, ma con informatori in loco - comunica che nel conflitto sono morti finora almeno 31mila persone, di cui 22mila sono civili, compresi più di 2mila bambini. (S.C.) 

 

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