14/02/2014, 00.00
PAKISTAN

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Talebani pakistani: 500 donne kamikaze pronte a uccidere per la sharia nel Paese

di Jibran Khan
Oggi in programma il secondo round di colloqui fra i membri del Ttp e i rappresentanti del governo. A dispetto delle trattative di pace, nel Paese continuano gli attacchi e le violenze. Gli estremisti premono per una visione sempre più “islamizzata” dello Stato. La popolazione, esasperata, sempre più orientata verso l’operazione militare.

Islamabad (AsiaNews) - I talebani pakistani hanno a disposizione più di 500 donne kamikaze, su oltre 1300 giovani studentesse delle scuole coraniche, pronte a farsi esplodere per raggiungere l'obiettivo fissato da tempo dai fondamentalisti: introdurre la sharia, la legge islamica, nel Paese. Nelle ultime settimane il Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp) ha compiuto una serie di attacchi suicidi contro obiettivi sensibili, fra cui poliziotti e membri della sicurezza, per vendicare la morte di compagni e affiliati al movimento estremista combattente; secondo gli ultimi proclami le violenze andranno avanti "fino a che non saranno soddisfatte" le loro richieste. Con buona pace del governo, che intende continuare i colloqui per il raggiungimento di un cessate il fuoco, e la disperazione crescente di gran parte della popolazione e della società civile, esasperata dalle violenze e contraria alla progressiva "islamizzazione" dello Stato. 

Per il raggiungimento di un cessate-il-fuoco, i talebani hanno posto una serie di vincoli non trattabili fra cui: introduzione della sharia nel Paese; un sistema educativo di impronta islamica; la liberazione di tutti i terroristi e combattenti, fra cui gli assassini di Salman Taseer e Shahbaz Bhatti; la cessione di tutte le aree tribali e il ritiro dell'esercito; fine del sistema bancario basato sugli interessi; rottura del patto con gli Stati Uniti nella guerra al terrore; sostituire il modello democratico con un regime islamico.  

Oggi è in programma il secondo incontro fra Islamabad e talebani, nel quadro di una serie di colloqui di pace che hanno preso il via a inizio mese e hanno già sollevato pesanti perplessità e feroci polemiche. Una parte consistente è favorevole al tentativo e preme perché venga sottoscritto un accordo che metta a tacere le armi e segni la fine di attacchi mirati e attentati sanguinosi; di contro, vi è una fetta numerosa che preme per l'operazione militare e punta il dito contro il sistema giudiziario, incapace di punire i colpevoli.

Se, da un lato, i militari hanno interrotto le operazioni aeree dei droni e il premier Nawaz Sharif conferma di voler seguire la strada del dialogo, il Ttp continua a sferrare attacchi sanguinari in tutto il Paese; solo nell'ultimo periodo i guerriglieri fondamentalisti hanno rivendicato almeno sette attentati, fra cui l'esplosione di un bus della polizia a Karachi in cui sono morti 12 agenti. Nel mirino degli estremisti è finita anche una popolazione tribale di poche migliaia di individui stanziata nella valle di Kalash; i suoi membri vivono da secoli in una zona remota del Pakistan nord-occidentale, al confine con l'Afghanistan, sono di indole pacifica e professano una religione pagana e politeista. Il loro leader sostiene con forza l'istruzione nella regione, la convivenza pacifica fra gli abitanti e il dialogo; i talebani hanno intimato loro di "convertirsi all'islam, oppure verranno sgozzati". 

Del resto per i leader talebani il Pakistan attuale, basato sul modello e gli ideali tracciati dal fondatore Ali Jinnah nello storico discorso al Parlamento del 1947 (pluralismo, libertà religiosa, stato laico, parità di diritti fra musulmani, cristiani, sikh, indù, etc...) risulta indigesto. E il primo obiettivo è proprio il cambio radicale della Costituzione, che deve essere modellata sui dettami della sharia, così come il sistema giuridico. Una visione che, per molti analisti e la parte liberale del Paese, finirà per "devastare psicologicamente il Pakistan nella sua essenza primaria". Con i continui attacchi, molti dei quali rivolti a polizia e istituzioni, i vertici del Ttp danno l'impressione di essere più forti dello stesso Stato, e che possono colpire chiunque. E continuano ad alimentare un senso di insicurezza e tensione che finisce per travolgere prima di tutto le vittime innocenti. Per questo fra la popolazione cresce il consenso per una operazione militare di vasta portata, che metta fine alla minaccia talebana nel Paese. 

 

 

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