18/07/2018, 08.52
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Teheran si appella al tribunale Onu contro le sanzioni Usa

L’Iran ha promosso un’azione legale contro gli Stati Unti alla Corte internazionale di giustizia. La decisione di ritirarsi dall’accordo e imporre nuove sanzioni viola un trattato del 1955 fra le due nazioni. Washington respinge la richiesta dei vertici Ue di concedere deroghe ad alcune aziende europee che operano nella Repubblica islamica. 

 

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - L’Iran ha promosso un’azione legale contro gli Stati Uniti presso la Corte internazionale di giustizia (Cig, conosciuto anche come Tribunale internazionale dell’Aia). Secondo Teheran la decisione presa nel maggio scorso da Washington di imporre nuove sanzioni, le più dure della storia, dopo essersi ritirati dall’accordo nucleare (il Jcpoa) viola un trattato del 1955 fra le due nazioni. 

Un funzionario del Dipartimento di Stato Usa afferma che la domanda è priva di valore e che il governo degli Stati Uniti intende combatterla nelle aule di giustizia. Il tribunale è l’organismo Onu preposto alla risoluzione delle controversie internazionali. 

Teheran chiede ai giudici della Corte internazionale di imporre agli Usa la revoca provvisoria delle sanzioni, in attesa di un ulteriore approfondimento delle rispettive argomentazioni. “L’Iran si impegna a rispettare la legge - sottolinea il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif - a fronte del disprezzo degli Stati Uniti per la diplomazia e gli obblighi legali”. 

Le politiche del presidente Usa Donald Trump violerebbero le “molteplici disposizioni” contenute nel Trattato di amicizia, relazioni economiche e diritti consolari siglato da Teheran e Washington ben prima della Rivoluzione islamica del 1979. 

La Corte non ha ancora fissato una data, anche se le richieste in merito a decisioni provvisorie vengono trattate a distanza di settimane e una decisione dovrebbe giungere nei mesi successivi. E sebbene la Cig sia il più alto tribunale delle Nazioni Unite e le sue decisioni siano vincolanti, esso non ha il potere di farle applicare e diversi Paesi, fra i quali gli stessi Stati Uniti, che in passato ne hanno ignorato le disposizioni. 

Nel frattempo il governo Usa ha confermato che non intende derogare alla decisione di colpire società e aziende che continuano a operare nella Repubblica islamica in violazione alle nuove disposizioni, respingendo una richiesta in tal senso giunta dai vertici dell’Unione europea. Il 6 giugno scorso Francia, Gran Bretagna e Germania hanno inviato all’amministrazione del presidente Trump una richiesta di esenzioni. 

Interpellato sulla questione, il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire ha confermato la posizione di intransigenza di Washington, che non intende nemmeno concedere una dilazione nei tempi di entrata in vigore del nuovo regime di sanzioni. “Abbiamo appena ricevuto la risposta - ha dichiarato - ed è negativa”.

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