28/11/2025, 14.16
IRAN
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Teheran vuole legalizzare l’oppio per usi farmaceutici

Bandita dalla Rivoluzione islamica nel 1979, la coltivazione potrebbe di nuovo tornare legale con provvedimento parlamentare. I sostenitori affermano che è necessaria per la produzione di medicinali in una fase critica, mentre i contrari accusano il governo di voler guadagnare. L’obiettivo è passare da 450 tonnellate a circa 1000 all’anno.

Teheran (AsiaNews) - Teheran sta valutando di legalizzare la coltivazione di oppio per la prima volta dalla Rivoluzione islamica del 1979, una mossa controversa che secondo i funzionari è necessaria per garantire l’approvvigionamento farmaceutico ma per i critici è solo funzionale in un’ottica di profitto. Il governo guidato del presidente Masoud Pezeshkian sta spingendo per aggiungere alla legislazione attualmente in esame in Parlamento delle disposizioni relative alla coltivazione domestica del papavero e alla distribuzione di oppio controllata dallo Stato. Le proposte annullerebbero il divieto produzione in vigore in Iran da 46 anni e riporterebbero il Paese alla coltivazione legale sotto la supervisione internazionale.

Il piano ha scatenato controversie tra le agenzie governative, sollevato dubbi sulle effettive esigenze farmaceutiche della Repubblica islamica e messo in luce contraddizioni nelle dichiarazioni dei funzionari su ciò che il Paese intende coltivare. Il ministro della Sanità Mohammad Reza Zafarghandi ha presentato l’idea di legalizzare la coltivazione durante una riunione del Consiglio per lo sviluppo e la pianificazione della provincia di Kerman che si è tenuto il 20 novembre scorso.

Il ministro ha esortato i membri del Majles ad approvare le norme necessarie, ancor più in una fase di criticità nelle scorte di farmaci anche essenziali: “Nel nostro Paese - ha spiegato - abbiamo alcuni medicinali senza i quali non possiamo vivere, e molte delle materie prime di cui sono composti provenivano dall’Afghanistan e venivano lavorate nelle nostre fabbriche”. “Ora queste materie prime - ha proseguito Zafarghandi - non arrivano più e abbiamo bisogno di una legge che ci permetta di coltivare l’oppio”.

La sua dichiarazione ha fatto seguito a commenti simili espressi da Pezeshkian, che il 6 ottobre ha incontrato i membri della Commissione legale e giudiziaria del Parlamento e i funzionari del Quartier generale antidroga per discutere la modifica della legge sul controllo delle droghe. Il presidente ha quindi proposto un duplice approccio che prevede l’accesso legale alle droghe, l’eliminazione della domanda sul mercato nero e l’intensificazione dei provvedimenti repressivi nei confronti dei trafficanti e dei distributori illegali.

Le proposte segnano un cambiamento di grande rilevanza nella politica iraniana in materia di stupefacenti. Il Paese ha vietato la coltivazione dell’oppio nel 1979 e da allora ha fatto affidamento sulle importazioni e sui sequestri di droga per rifornire la propria industria farmaceutica. Il Centro di ricerca del Parlamento si è opposto con forza, pubblicando un rapporto che mette in discussione le giustificazioni del governo e suggerisce motivazioni economiche nascoste. Il centro ha accusato i funzionari di gonfiare la domanda per giustificare l’espansione della coltivazione del papavero.

Secondo il rapporto, le industrie farmaceutiche iraniane hanno ottenuto in media da 450 a 460 tonnellate di oppio negli ultimi dieci anni. I funzionari governativi sostengono ora che il Paese ha bisogno di 1.000 tonnellate all’anno, più del doppio del fabbisogno precedente. Inoltre, diverse agenzie governative hanno fornito informazioni contrastanti sul tipo di papavero che il Paese intende coltivare, contribuendo così ad aumentare la confusione. Il ministero della Sanità e quelli per l’Alimentazione e i Farmaci hanno apertamente sostenuto la coltivazione dell’oppio e la rimozione degli attuali ostacoli legali. Il Quartier Generale Antidroga, tuttavia, insiste sul fatto che il governo intende coltivare una varietà diversa, non il tradizionale papavero.

L’Afghanistan non è l’unica fonte mondiale di oppio farmaceutico e molti dei principali Paesi produttori di droga non coltivano il papavero sul proprio territorio. Almeno 15 nazioni hanno il permesso di coltivare il papavero sotto la supervisione dell’International Narcotics Control Board, un organismo delle Nazioni Unite. La Turchia e l’India lo producono entrambe nella regione dell’Iran. Altri produttori autorizzati sono Australia, Francia, Spagna, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Estonia, Romania, Macedonia del Nord e Cina. Le principali potenze farmaceutiche, tra cui Stati Uniti, Germania, Giappone, Svizzera, Corea del Sud, Singapore e Canada, hanno vietato la coltivazione interna e importano oppio farmaceutico da Stati con permessi di produzione.

Questo quadro internazionale suggerisce che l’inaffidabilità dell'Afghanistan da sola potrebbe non rendere necessaria la coltivazione interna. L’Iran potrebbe potenzialmente assicurarsi l’oppio farmaceutico da altri produttori autorizzati se il vicino diventasse un fornitore inaffidabile, oltretutto in una fase di contrasto alla produzione dal ritorno al potere dei talebani nell’estate 2021. Al riguardo, l’Iran ha utilizzato riserve strategiche per compensare la riduzione dei sequestri e delle importazioni negli ultimi anni, sollevando preoccupazioni circa la sostenibilità delle forniture.

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