09/02/2023, 13.40
SIRIA
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Terremoto, appello dei cristiani siriani: cancellate embargo e sanzioni

Una nota congiunta di patriarchi e capi delle Chiese contro misure punitive che colpiscono la popolazione e rallentano la macchina dei soccorsi. Le suore trappiste parlano di ”sale delle sanzioni sulle ferite” del sisma. Damasco inoltra richiesta formale di aiuti all’Ue. Le Nazioni Unite chiedono di “non politicizzare” gli interventi. Primo convoglio nelle aree controllate da ribelli e jihadisti. 

Aleppo (AsiaNews) - Le sanzioni internazionali e l’embargo contro la Siria ostacolano le operazioni di soccorso e l’invio di aiuti a una popolazione colpita dal terremoto, e che porta ancora i segni e le ferite di oltre 10 anni di guerra tuttora in corso in diverse parti. È l’appello lanciato da capi cristiani e religiosi, fra i quali le suore trappiste, che invocano a gran voce un allentamento della morsa contro Damasco voluta da Stati Uniti e Occidente, ma che in questo momento finisce per gravare solo sulle persone. E sulla consegna e la distribuzione di cibo, coperte, materiali per il soccorso essenziali nelle zone colpite dal sisma, siano esse sotto il controllo del presidente Bashar al-Assad (vedi Aleppo) o della galassia jihadista e ribelle che ha base a Idlib. 

In prima fila nella richiesta di “allentare l’embargo sul popolo siriano” vi sono il patriarca greco-ortodosso John Yazigi, quello siro-ortodosso Aphrem Ignatius, il patriarca cattolico greco-melkita Joseph I e tutti i capi delle Chiese del Paese arabo. “Migliaia di siriani hanno perso la vita, molte chiese, istituzioni e case sono andate distrutte e molte famiglie sfollate” scrivono. Un “disastro naturale” che aggiunge sofferenza a una popolazione già molto provata dalla guerra, dalle crisi, dai disastri e dalle epidemie cui si aggiungono “assenza di macchinari indispensabili, medicine e beni di prima necessità” per poter “vivere con dignità”. 

Da qui l’appello alle Nazioni Unite e agli Stati che hanno imposto sanzioni alla Siria (in primis Washington), perché “allentino l’embargo” che finisce per colpire solo i civili e di prendere “misure eccezionali e immediate” per assicurare la consegna dei beni di prima necessità. Unita alla preghiera per le vittime, i capi cristiani rinnovano la richiesta a “governi, organizzazioni internazionali, ong, enti caritativi” per assicurare “sostegno agli sforzi di soccorso e di salvataggio, indipendentemente da qualsiasi considerazione politica”.

Parole che sembrano trovare oggi una parziale risposta nel monito lanciato dall’Onu, che chiede di “non politicizzare” gli aiuti alla Siria. E se un primo convoglio è atteso per oggi - via Turchia - nei territori della provincia nord-occidentale di Idlib controllata da ribelli e jihadisti, la stessa Damasco ha inoltrato richiesta formale di aiuti all’Unione europea. Appello raccolto dalla Commissione Ue che si è rivolta agli Stati membri “incoraggiandoli” a rispondere con medicine, cibo e beni di prima necessità, pur assicurandosi che i materiali inviati “non vengano deviati” verso il governo o entità affiliate, ma siano distribuiti alla popolazione. 

Dalla Siria si leva in queste ore anche la voce delle monache trappiste di Azer che, in una lettera a firma di suor Marta, attaccano il “sale delle sanzioni sulle ferite del terremoto”. “Basta parole a vuoto, adesso è il momento di togliere le sanzioni alla Siria” chiedono le religiose, auspicando che “la tragedia e la sofferenza di tanti morti che ancora sono sotto le macerie serva ad aiutare la speranza dei vivi”. “[…] se le condizioni generali della gente non fossero state così disperate, oggi ci sarebbero più mezzi per scavare nelle macerie, e salvare ancora qualcuno. Ci sarebbero - aggiungono - ospedali più attrezzati, farmacie fornite di tutto il fabbisogno. Più case capaci di accogliere i rifugiati, […] più persone con lavoro e risorse per aiutare i propri fratelli.

Il terremoto è “una tragedia immane” ricordano le trappiste siriane, ma “anche nelle zone non troppo colpite c’è tanta gente che ha bisogno, che muore di fame, oggi come ieri, perché la fame, l’incapacità di far fronte alle malattie per il costo dei medicinali, e tutto il resto esistevano anche prima di questo 6 febbraio”. Il sisma ha aperto gli occhi “sulla tragedia siriana, di cui nessuno parlava più da tempo” aggiungono, ma “c’era già un terremoto, più silenzioso ma non meno devastante, che da anni scuoteva la vita e il futuro di questa gente”. “I vivi - concludono le religiose - hanno bisogno di una speranza tangibile e concreta che la vita si possa ricostruire… alzate la vostra voce perché si tolgano subito le sanzioni”.

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