10/02/2023, 13.13
SIRIA - TURCHIA
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Card. Zenari: la tragedia del sisma ‘prova di umanità’ per superare il conflitto siriano

di Dario Salvi

Gli Usa hanno annunciato il parziale congelamento di alcune sanzioni. Il Pkk turco annuncia un cessate il fuoco unilaterale per favorire i soccorsi. Nunzio a Damasco: serve lo sforzo “di tutti”, a partire dalla comunità internazionale che deve “superare i contrasti ideologici”. Ad Aleppo sensazione generale di “precarietà”. Ospedali Aperti “estende le cure a tutti, senza distinzioni”. 

Milano (AsiaNews) - La risposta alla “tragedia” del terremoto che ha colpito Turchia e Siria sarà una “prova di umanità” per tutti, perché possano finalmente “tacere le armi” e “si superino le divisioni”. È quanto sottolinea il nunzio apostolico a Damasco, il card. Mario Zenari, che dal 7 al 9 febbraio ha visitato la città di Aleppo, seconda per importanza del Paese e fra le più colpite dal sisma. Raggiunto al telefono da AsiaNews, il porporato si recherà nelle prossime ore a Latakia, sulla costa mediterranea, altra area che porta le conseguenze del sisma assieme alla provincia nord-occidentale di Idlib, controllata da gruppi ribelli e jihadisti. “Anche la comunità internazionale - sottolinea con forza - deve superare i contrasti ideologici” e collaborare affinché siano messe da parte “le sanzioni, in particolare su gas e petrolio” ancora oggi “sotto embargo”. 

Le divisioni del passato sono molteplici e rappresentano ferite ancora aperte, a partire dallo scontro che si è consumato nell’ultimo decennio fra i vertici di Siria e Turchia, proprio i due Paesi più colpiti dal terremoto del 6 febbraio che ha causato finora oltre 21mila morti. Un bilancio provvisorio, destinato ad aumentare, che è già di per sé superiore alle prime - disastrose - stime formulate dagli esperti delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nella tragedia emergono però alcune storie che alimentano la speranza: stamane, a 102 ore dalla prima scossa, da un palazzo crollato di Antiochia sono state estratte vive sei persone; ieri a Gazantyep una donna era stata salvata dopo 83 ore fra le macerie.

Intanto si aprono i primi spiragli di ottimismo in una regione già segnata da guerre e divisioni: per favorire l’invio e la distribuzione di aiuti, gli Stati Uniti hanno annunciato il congelamento di alcune sanzioni a Damasco. Oltreconfine, sulla sponda turca, il Pkk (il Partito curdo dei lavoratori, da anni in lotta armata contro Ankara e il presidente Recep Tayyip Erdogan) ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale. 

“I due Paesi hanno un passato di divisioni che devono superare” sottolinea il nunzio apostolico, il quale auspica “uno sforzo umanitario di tutti” tanto in Siria quanto in Turchia. “Questo è un banco di prova - avverte - perché cambi qualcosa” e per scrivere davvero la parola fine “a 12 anni di guerra, ricominciando l’opera di ricostruzione. Oltre al sisma, speriamo di vedere anche l’altra faccia della medaglia e la disponibilità, la buona volontà”. “In un primo momento - prosegue - davanti a simili tragedie si rimane senza speranza”, ma ora è tempo di “rimboccarsi le maniche, sia a livello di gente che fra istituzioni. Ripeto, questa calamità è un test di umanità” a partire da una Siria ancora divisa in cui è essenziale arrivare a “un cessate il fuoco nazionale e alla libera circolazione di tutti gli aiuti umanitari”. 

Nei giorni scorsi il card. Zenari ha visitato Aleppo e più delle “devastazioni e dei crolli” già visibili in 12 anni di guerra, di quartieri rasi al suolo, quello che colpisce è un’atmosfera generale di “precarietà”. “Certo - racconta - ci sono palazzi crollati, minareti caduti, chiese danneggiate, ma quello che non è visibile è ancora più grave. Un immobile su tre non è in sicurezza, la gente non può rientrare, preferisce restare all’aperto” nonostante il freddo facendosi ospitare in parrocchia o da altre istituzioni ecclesiali “anche in condizioni molto precarie, pur di non tornare”. “Famiglie con anziani e bambini - prosegue - senza un materassino, costrette a dormire su sedie sentendosi più sicure. La vera emergenza è come restituire un tetto a queste persone: serviranno aiuti e la comunità internazionale” in una prospettiva che vada “oltre l’emergenza immediata”. 

Conflitto, Covid, sanzioni, bomba della povertà, colera e ora il terremoto hanno messo in ginocchio Aleppo, una metropoli un tempo capitale economica e commerciale, oggi sempre più ferita. “Al tempo della grande battaglia - ricorda - abbiamo visto oltre 200mila persone per strada, un esodo enorme, e ora è lo stesso. Tenendo presente che la Siria resta la nazione al mondo con più sfollati, quasi 13 milioni fra interni e rifugiati all’estero, cui adesso se ne aggiungeranno altri terremotati”.

In tema di soccorsi, il porporato sottolinea che “operare in Siria oggi è molto più complicato che in un qualsiasi Paese europeo colpito da un terremoto. Oltre alle strutture distrutte, mancano benzina, elettricità, gasolio… io stesso ho dovuto viaggiare da Damasco ad Aleppo con una scorta di carburante che è impossibile da trovare. Ringraziamo le cisterne governative che forniscono luce alle nostre strutture, perché sarebbe inimmaginabile ospitare oltre 1,000 persone senza corrente. Serve poi cibo, gas per cucinare, il peso della guerra è enorme”. In un oceano di bisogni, la Chiesa oltre a ospitare gli sfollati ha deciso di estendere a tutti i bisognosi le cure mediche fornite da uno dei tre Ospedali Aperti (due nella capitale uno proprio ad Aleppo) da anni attivi nel Paese. “Con Avsi si è concordato che tutti saranno curati gratuitamente - conclude - superando il criterio precedente di aiuto solo ai poveri cui pagavamo le cure. Adesso siamo tutti uniti nella tragedia e le cure vanno garantite, senza distinzioni”. 

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