03/04/2024, 13.42
TAIWAN
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Terremoto a Taiwan, il vescovo: 'Vicini a chi è colpito, cerchiamo pace dal Risorto'

Da Hualien - l'area dell'epicentro del sisma di oltre 7 gradi di magnitudo che questa mattina ha piegato alcuni palazzi - le parole di mons. Philip Huang Chao-ming. Salito a 9 il bilancio provvisorio dei morti, ma si cercano ancora un centinaio di persone. Il missionario p. Matteucig da Taipei: "Si è fatto molto per la prevenzione e questo ha contenuto danni e vittime". Pechino offre aiuti, ma l'isola risponde: "non ce n'è bisogno".

Taipei (AsiaNews/Agenzie) - “Le violente scosse di stamattina hanno causato disastri in diverse contee e città, in particolare a Hualien, che ha subito i danni maggiori. Contiamo che le persone più colpite possano essere soccorse rapidamente. Cerchiamo nelle nostre preoccupazioni e paure la pace di Gesù risorto. La pace del Signore sia con noi”.

Così dall’area di Taiwan più colpita dal fortissimo terremoto di questa mattina si rivolge alla sua diocesi il vescovo di Hualien, mons. Philip Huang Chao-ming. Erano le 7,58 di questa mattina quando la scossa di magnitudo 7,4 gradi della scala Richter – la più forte degli ultimi 25 anni a Taiwan – si è abbattuta sull’isola con l’epicentro nei pressi di questa città di 100mila abitanti sulla costa orientale, a circa 130 chilometri da Taipei. Il bilancio più aggiornato diffuso dalle autorità di Taiwan parla di 9 morti finora accertati, 821 persone rimaste ferite e almeno altre 127 ancora intrappolate o bloccate dalle macerie.

Alcune delle vittime accertate erano escursionisti che si trovavano su un sentiero nel Taroko National Park e sono stati travolti dalla montagna franata. Altri erano lavoratori impegnati in lavori stradali e in una cava. A metà pomeriggio il Centro operativo centrale per le emergenze segnalava 28 edifici crollati: 17 a Hualien, uno nella contea di Yilan, due a Keelung e otto nella città di New Taipei. Tra i palazzi della città di Hualien piegati dal sisma c’è anche un grande edificio all'incrocio tra le strade Zhongshan e Chongqing. Nel tardo pomeriggio i soccorritori hanno raggiunto tutti quanti erano nell'edificio, ma l'ultima persona estratta non mostrava segni di vita.

Il vescovo Huang Chao-ming - nel suo messaggio pubblicato già questo pomeriggio sul sito diocesano - scrive che la diocesi “ha contattato tutte le parrocchie per offrire vicinanza e cure. Al momento, ad eccezione di alcuni oggetti caduti a terra o danneggiati e bisognosi di riparazioni, non si hanno notizie di danni gravi. Mentre le scosse di assestamento continuano - continua il vescovo - i parroci, i comitati pastorali e i parrocchiani sono invitati a continuare a rimanere vigili, prestare attenzione alla sicurezza, stare lontano dagli edifici e cercare rifugio in spazi aperti. Restiamo qui per prestare attenzione ai bisogni e per assistere tempestivamente nel lavoro organizzativo. Dio vi conceda la pace! Dio benedica Taiwan!”.

La scossa è stata avvertita in maniera forte anche a Taipei, dove però al momento non si registrano serie conseguenze. “Il terremoto è arrivato mentre ero appena giunta in hotel - racconta Francesca Lancini, una giornalista free-lance italiana che si trova nel Paese -. Una delle ragazze della reception diceva: ‘È qualcosa di diverso, è più forte’. Così ci hanno fatto uscire tutti nel piazzale, con calma. Si respirava questo misto di preoccupazione ma anche di ordine, perché Taiwan è abituata ai terremoti. Le immagini che arrivano da Hualien sono impressionanti, ma per fortuna, il sisma non sembrerebbe aver causato i danni enormi del 1999. Credo riveli i passi avanti importanti che sono stati fatti da allora per affrontare questo tipo di eventi”. Il 21 settembre 1999 Taiwan fu colpita da un terremoto di magnitudo 7,3 gradi della scala Richter che fece oltre 2400 morti; in quell’occasione, però, l’epicentro fu nella contea di Nantou, in un’area molto più centrale.

“Taiwan prende i terremoti molto più sul serio oggi - conferma p. Giuseppe Matteucig, missionario saveriano a Taipei -. Stamattina quando c’è stata la scossa ero in metropolitana, sotto terra: ci hanno fatto scendere e hanno tenuto tutto chiuso per almeno un’ora per controllare che tutto fosse a posto. La gente si dà da fare, molti aiutano. E mentre continuano le scosse di assestamento anche a Taipei consigliano di non andare in giro per non correre il rischio di essere colpiti da tegole o cartelloni pubblicitari. È davvero cambiato molto dal 1999 in tema di prevenzione, c’è più consapevolezza di essere in una zona sismica. E i controlli delle autorità sono rigorosi: in uno dei terremoti di questi ultimi anni siccome la struttura di un palazzo in costruzione poteva avere subito danni lo hanno fatto ricostruire da zero”.

“Ho contattato i nostri parrocchiani, quasi tutti hanno risposto - continua p. Matteucig -. Hanno paura delle scosse, ma stanno tutti bene. Adesso vedremo come dare una mano a chi è stato più colpito. Come sempre le diocesi cattoliche con la Caritas saranno in prima linea, in collaborazione con gli organismi di solidarietà delle comunità buddhiste”.

Il terremoto è stato avvertito distintamente anche nella Repubblica popolare cinese: vi sono state interruzioni nelle linee ferroviarie ad alta velocità nella provincia del Fujian, ma anche in quelle del Jiangxi, del Guandong e dello Zhejiang. Il sisma sta incrociando in qualche modo anche le delicatissime relazioni tra Pechino e Taipei: subito dopo il disastro, l'Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato di Pechino ha offerto assistenza all'isola. In risposta, il Consiglio per gli Affari continentali di Taiwan ha diffusa una breve dichiarazione che dice che non ce n'è bisogno. Da parte sua la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen ha dichiarato che la “priorità del governo, ora, è salvare le persone”.

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