Timori e proteste per la legge anti-terrorismo, in vigore da domani
Manila (AsiaNews) - La nuova legge anti-terrorismo, in vigore nelle Filippine da domani, 15 luglio, potrebbe essere usata per reprimere l’opposizione politica. È il timore che continuano ad esprimere organizzazioni per i diritti umani e politici filippini. La stessa Chiesa locale ha chiesto a Manila una revisione della legge, perché i poteri illimitati che conferisce all’esercito “potrebbero divenire causa di enormi ingiustizie”.
Il governo della presidente Gloria Macapagal Arroyo è da tempo nel mirino di dure critiche anche internazionali per il basso rispetto dei diritti umani nel Paese. Centinaia di attivisti di sinistra hanno protestato chiedendo il ritiro della norma e promettendo di portare il testo davanti alla Corte Suprema per verificarne la legalità. La legge definisce “attività terroristiche” tutte quelle azioni “che causano panico fuori dall’ordinario”: queste possono essere punite con la reclusione “fino a 40 anni”; permette inoltre “la detenzione arbitraria di un sospetto per più di tre giorni, gli arresti domiciliari anche se non convalidati da un giudice e l’interdizione da ogni tipo di spostamento”.
Intanto la lotta al terrorismo islamico, innestato sulla lotta indipendentista dei gruppi musulmani nel sud, prosegue anche in campo militare. L'esercito filippino ha annunciato il lancio di un'offensiva nell'isola meridionale di Basilan, dopo l'uccisione il 12 luglio di 14 marines - 10 dei quali decapitati - in un'imboscata dei ribelli. L’attacco è stato condannato oggi anche dalla Conferenza episcopale filippina, che lo ha definito un “barbaro atto terroristico” chiedendo a Manila di impegnarsi per assicurare la pace. (SD)
13/12/2018 09:03