20/01/2022, 13.00
GIAPPONE
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Tokyo, Panasonic sceglie la settimana di lavoro a 4 giorni

di Guido Alberto Casanova

L'amministratore delegato: scelta per "sostenere il benessere dei nostri dipendenti". Con il Covid-19 in Giappone è cresciuto anche il ricorso allo smart-working. Novità che si scontrano con un sistema d'impiego avvertito come totalizzante, con difficoltà a mettere dei confini alla vita d'ufficio.

Tokyo (AsiaNews) - La Panasonic ha annunciato di voler offrire ai propri impiegati in Giappone una settimana lavorativa di quattro giorni. Stando a quanto dichiarato dall’amministratore delegato Yuki Kusumi, “dobbiamo sostenere il benessere dei nostri dipendenti” per consentire loro di coltivare i propri interessi personali.

La pratica di concedere più di due giorni di riposo settimanali è ancora poco comune in Giappone e secondo uno studio del governo realizzato nel 2020 solo l’8% delle aziende giapponesi offriva questa opzione. Ma la decisione del gruppo industriale dell’elettronica si inserisce in una tendenza in rapida crescita e che coinvolge aziende che spaziano dal farmaceutico e dalla finanza fino all’informatica. Anche i motivi che stanno alla base sono molteplici: da un lato alcune aziende hanno concesso più tempo libero ai propri dipendenti per sviluppare nuove capacità da riutilizzare poi sul luogo di lavoro; altre invece hanno deciso di ridurre la settimana per permettere una maggior cura della famiglia. Inoltre, certe aziende hanno anche deciso di usare i quattro giorni lavorativi come strategia per attirare i migliori talenti disponibili nel mercato del lavoro.

Nonostante la nomea di Paese efficientissimo, il Giappone è ultimo tra i Paesi del G7 per produttività del lavoro calcolata in PIL per ora lavorata. Non a caso il governo giapponese nel piano di politiche economiche e fiscali approvato a giugno ha inserito anche l’intenzione di incoraggiare le settimane lavorative da quattro giorni, nella convinzione che sia possibile lavorare meno e meglio. Nuove misure in questo senso, già in discussione all’interno del Partito Liberaldemocratico, potrebbero dare ulteriore slancio alla tendenza.

C’è anche un aspetto sociale da considerare. Il Covid ha scardinato molte abitudini lavorative radicate con forza nella psiche giapponese. Tra queste, le famose sessioni di bevute tra colleghi nel dopo-lavoro, considerate a lungo una pratica essenziale nella creazione dello spirito d’ufficio, per la prima volta sono state bollate come non necessarie da una maggioranza di lavoratori, come riportato da un sondaggio di Kyodo News uscito a novembre. Anche il lavoro da casa, quasi del tutto assente prima della pandemia, inizia ormai a essere accettato come la normalità e in alcuni casi sono le aziende stesse a incoraggiarlo: Yahoo Japan, ad esempio, ha detto ai suoi dipendenti (il 90% dei quali oggi lavora da remoto) che non sono più tenuti a venire in ufficio e nel caso in cui invece lo desiderino verrà riconosciuto loro un budget mensile per provvedere agli spostamenti.

La rigida cultura del lavoro giapponese sta cambiando ma gli ostacoli sono ancora molti e i cambiamenti introdotti dal Covid potrebbero non durare. Il sistema d’impiego che per decenni ha favorito una stretta identificazione tra lavoratori e azienda è molto radicato, e ancora oggi molti giovani trovano difficile riuscire a mettere dei confini alla propria vita d’ufficio. Non fosse altro perché in certi casi il salario è direttamente proporzionale al numero di giorni lavorati, e molti temono giustamente che una riduzione della settimana lavorativa si traduca in una diminuzione dello stipendio. Il tema, però, è ormai sul tavolo e il mondo del lavoro giapponese (ancora oggi scosso dal fenomeno delle morti da eccesso di lavoro) sta iniziando a fare i conti con questa realtà, anche se trovare un nuovo equilibrio appare ancora un obiettivo molto distante.

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