13/12/2023, 13.50
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Tokyo, lo scandalo sui fondi all’Lpd fa tremare il governo Kishida

di Angeline Tan

Nel mirino una corrente interna al partito, legata al premier, che avrebbe intascato (presunte) tangenti per oltre tre milioni di euro. Un altro scandalo che si somma ai rapporti con la controversa Chiesa dell’unificazione. Tuttavia, la debolezza del fronte delle opposizioni rende improbabile un ribaltone anche nel caso di ricorso alle urne. 

Tokyo (AsiaNews) - Lo scandalo politico della raccolta di fondi che sta affliggendo la più importante corrente interna al Partito liberal democratico (Ldp), al governo in Giappone, potrebbe indicare una rapida fine dell’amministrazione guidata dal primo ministro Fumio Kishida. Un’altra nube che si addensa sull’esecutivo, che deve già fronteggiare pressioni crescenti per i legami con un controverso gruppo religioso. Finora le accuse si sono limitate “solo” alla più grande delle (almeno) cinque fazioni interne all’Ldp, un tempo guidato dall’ex premier assassinato Shinzo Abe.

I membri del comitato direttivo non sono stati in grado di fornire spiegazioni in merito alle accuse di aver ricevuto denaro proveniente da entrate non dichiarate, raccolte nel contesto di eventi e feste finalizzate alla raccolta fondi. I pubblici ministeri stanno già indagando su presunte tangenti per un valore complessivo di circa 500 milioni di yen (oltre 3,1 milioni di euro) versate ai funzionari Ldp negli ultimi cinque anni.

Il denaro sarebbe stato pagato ai membri del partito che avevano superato le quote spettanti relative alla vendita di biglietti per eventi legati a raccolte fondi del partito, che non sono state poi dichiarate correttamente alle autorità fiscali. Inoltre, vi è anche la possibilità che l’importo totale delle entrate e delle spese non dichiarate possa essere il doppio, raggiungendo la cifra significativa di 1 miliardo di yen, come riportato dal quotidiano di sinistra Asahi Shimbun.

Sebbene l’importo ricevuto vari fra i parlamentari in questione, oltre 10 membri avrebbero intascato fondi per oltre 10 milioni di yen. Tra questi, il nome più importante è quello di Seiko Hashimoto, legislatrice della Camera alta ed ex ministro delle Olimpiadi, che è stata criticata per essersi appropriata di 20 milioni di yen in cinque anni, compreso il periodo in cui ha fatto parte dell’esecutivo. A lei si aggiunge Yasutada Ohno, legislatore della Camera alta della prefettura di Gifu, avrebbe intascato fondi per 50 milioni di yen, la somma più alta sinora contestata.

Il 12 dicembre una fazione interna al Partito liberal democratico guidata fino a poco tempo fa da Kishida sarebbe ora coinvolta nell’intensificarsi dello scandalo delle ruberie. Secondo i media, la fazione guidata da Kishida fino alle dimissioni della scorsa settimana avrebbe occultato parte delle entrate con dichiarazioni parziali, sebbene gli importi non siano ancora chiari. In seguito a una nota della fazione legata al premier in cui si annunciavano “misure appropriate per verificare i fatti”, lo stesso Kishida ha ammesso di aver dato istruzioni al gruppo di prendere provvedimenti e apportare le modifiche necessarie.

Tuttavia, la strada da percorrere per Kishida e l’Ldp appare a dir poco impervia. Secondo un sondaggio condotto da Nhk nel fine settimana, il 66% degli intervistati ha dichiarato che le risposte di Kishida allo scandalo, tra cui le dimissioni dalla sua fazione e la richiesta al partito di interrompere temporaneamente gli eventi di raccolta fondi, sono arrivate in palese ritardo. Inoltre, il sostegno dell’elettorato è sceso sotto il 30% per la prima volta da quando ha assunto il potere nel dicembre 2012.

Dall’assunzione dell’incarico poco più di due anni fa, il premier Kishida è apparso fin da subito dipendente dalla fazione di Abe all’interno del partito, sollevando più di un dubbio sulle reali capacità di gestire il governo e di mantenere il sostegno interno. In particolare, gli indici di gradimento dell’attuale primo ministro sono crollati nonostante il rimpasto di governo di settembre e il pacchetto di stimoli da 17mila miliardi di yen (108,5 miliardi di euro circa) dichiarato a novembre per il Giappone, terza economia mondiale. Al contempo, lo stesso Kishida si stava già preparando a licenziare quattro ministri per le suddette accuse: tra questi vi è il suo braccio destro, il segretario di gabinetto Hirokazu Matsuno, che avrebbe accettato più di 10 milioni di yen (oltre 63mila euro) in tangenti e che non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti che lo interrogavano sulla controversa vicenda.

Il blocco dell’opposizione avrebbe presentato una mozione di sfiducia contro il governo Kishida, anche se è improbabile che possa passare per mancanza di sostegno. Inoltre, lo stesso Matsuno ha affrontato una mozione di sfiducia, ma la Camera bassa non l’ha adottata. Poiché altri membri della fazione stanno affrontando accuse simili con l’allargarsi dello scandalo, alcune fonti interne rivelano che Kishida ha deciso di licenziare Matsuno e di sostituire tutti gli altri ministri del suo gabinetto che appartengono alla fazione responsabile del (presunto) scandalo. Secondo quanto riferisce l’emittente nipponica Nhk, una squadra speciale della Procura di Tokyo continuerà a indagare sui flussi di fondi e sui bilanci della fazione.

La permanenza al potere di Kishida è stata legata ai controversi rapporti del suo partito con la Chiesa dell’unificazione; inoltre, alcuni membri di spicco dell’organizzazione, spesso considerata una setta, hanno anche partecipato a un incontro con lo stesso premier nel 2019, quando era il responsabile della guida politica del partito. Tanto che, secondo alcuni opinionisti, il clamore suscitato nell’opinione pubblica dalle rivelazioni ha lasciato molti membri dell’Ldp preoccupati di non essere in grado di vincere le elezioni nazionali con Kishida come leader. Altri colleghi del partito temono che l’attuale primo ministro non sia nemmeno in grado di attenuare lo scetticismo dell’opinione pubblica sui suoi legami con la Chiesa dell’unificazione. Takahide Kiuchi, economista del Nomura Research Institute, fa notare che a dispetto dell’intenzione di Kishida di chiedere la conferma a presidente del partito nelle elezioni previste per il prossimo settembre, potrebbe subire pressioni per non candidarsi.  

Kishida non dovrà affrontare le elezioni della Camera dei rappresentanti fino alla scadenza del mandato dei membri della stessa, nell’autunno 2025. Anche le elezioni della Camera dei consiglieri sono previste per l’estate dello stesso anno. Tuttavia, alcuni legislatori dell’opposizione hanno espresso il timore che, se una mozione di sfiducia venisse presentata alla Dieta, Kishida potrebbe correre il rischio di sciogliere la Camera bassa per indire elezioni generali. Questo scenario, che il premier ha già preso in considerazione in passato, potrebbe cogliere i partiti di opposizione di sorpresa, dando loro poco tempo per prepararsi alle urne.

Nonostante il crollo dei consensi per l’esecutivo, i tassi di sostegno dei principali partiti di opposizione non sono aumentati in modo evidente, lasciando intendere che il fronte antigovernativo potrebbe non essere in grado di spodestare l’Ldp dal potere anche se il suo leader vacilla. Il più grande partito di opposizione del Giappone, il Partito costituzionale democratico, non è riuscito a sfruttare in modo significativo la debolezza dell’attuale leadership e ance il Japan Innovation Party, sebbene abbia aumentato significativamente la sua base di sostegno, non ha stabilito un forte profilo a livello nazionale tanto da incidere in prospettiva elettorale.

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