09/04/2022, 09.08
GIAPPONE-FILIPPINE-CINA
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Tokyo e Manila contro le rivendicazioni territoriali di Pechino

Posizione espressa durante colloqui bilaterali sulla sicurezza. Al centro della discussione le attività cinesi nel Mar Cinese meridionale e in quello orientale. Monito di Xi Jinping alle Filippine, costrette a trovare un equilibrio tra Usa e Cina. Presidenziali a Manila: Robredo più dura verso Pechino; Marcos jr rimane invece cauto.

Tokyo (AsiaNews) – Giappone e Filippine si oppongono a “rivendicazioni marittime illegali, militarizzazione, atti di coercizione e minaccia o uso della forza nel Mar Cinese meridionale”. È  un velato attacco alla Cina e alle sue attività militari nella regione, espresso oggi dai rappresentanti dei due governi nel corso di colloqui bilaterali sulla sicurezza in terra nipponica.

Manila, insieme a Vietnam, Brunei, Malaysia, Taiwan e in parte l’Indonesia, si oppone alle pretese territoriali di Pechino. Ciò non ha impedito al gigante asiatico di militarizzare alcune isole e banchi coralliferi del Mar Cinese meridionale. Per contenere l’espansione della Cina, le navi da guerra degli Stati Uniti compiono regolari pattugliamenti nei pressi di questi avamposti militari.

I ministri degli Esteri e della Difesa delle due delegazioni hanno dichiarato anche di avere “serie preoccupazioni” per la situazione nel Mar Cinese orientale, dove Tokyo e Pechino hanno dispute territoriali. Da anni si susseguono incursioni della Guardia costiera cinese nelle acque attorno alle Senkaku (Diaoyu per i cinesi), atolli in questo specchio d’acqua controllati da Tokyo, ma rivendicati dalla Cina.

Giapponesi e filippini hanno anche affermato di voler lavorare insieme alla creazione di un Indo-Pacifico “libero e aperto”: la narrativa ufficiale degli Usa per contrastare l’ascesa geopolitica della Cina nella vasta regione.

Dichiarazioni a parte, Manila si trova nella difficile posizione di dover trovare un equilibrio tra la sua alleanza con Washington e una significativa dipendenza economica da Pechino. Ieri durante una telefonata, il presidente cinese Xi Jinping ha detto al suo omologo filippino Rodrigo Duterte che la stabilità regionale non può essere raggiunta mediante alleanze militari: un chiaro riferimento alla politica statunitense nel Pacifico occidentale.

Sin dalla sua elezione nel 2016, Duterte ha costruito un rapporto privilegiato con la Cina. A differenza del suo predecessore Benigno Aquino III, egli ha cercato di ridurre le tensioni con i cinesi, decidendo di ignorare una sentenza della Corte internazionale di arbitrato dell’Aia, che ha definito “senza basi legali” le rivendicazioni cinesi su quasi il 90% del Mar Cinese meridionale.

Il bilaterale tra Manila e Tokyo arriva a un mese esatto dalle presidenziali nelle Filippine. La corsa sembra ormai ridotta a un duello tra la vice presidente in carica Leni Robredo e Ferdinand Marcos Jr, in testa finora nei sondaggi. La prima ha annunciato una posizione più dura nei confronti della Cina; Marcos, figlio dell’omonimo dittatore che ha governato le Filippine dal 1965 al 1986, sottolinea invece di voler rimanere in termini amichevoli con Washington come con Pechino.

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