21/06/2025, 12.32
GIAPPONE
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Tokyo verso le elezioni della Camera Alta nel mezzo della crisi del riso

di Lisa Bongiovanni

Il 20 giugno il rinnovo della metà dei seggi che è diventato un appuntamento cruciale per Ishiba dopo che nelle elezioni dello scorso ottobre il Partito Liberal Democratico non ha ottenuto la maggioranza assoluta nella Camera Bassa della Dieta. Cruciale per l'elettorato sarà il giudizio sulle risposte messe in campo di fronte all'impennata dei prezzi del cereale simbolo, che fin dagli anni Settanta è un tema politico di primaria importanza a Tokyo.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Il Giappone si avvia a un nuovo appuntamento elettorale, in programma tra un mese: il prossimo 20 luglio i giapponesi saranno chiamati alle urne per eleggere 124 dei 248 rappresentanti della Camera Alta della Dieta, il parlamento locale. La campagna elettorale dovrebbe partire ufficialmente il 3 luglio. Generalmente questa tornata elettorale non incide direttamente sulla tenuta del governo; stavolta, invece, potrebbe segnare una svolta decisiva per il Partito Liberal Democratico (Pld), il partito storicamente predominante nella politica giapponese. Il Pld ha già perso infatti la maggioranza alla Camera Bassa in seguito alle elezioni di ottobre - indette dallo stesso premier Shigeru Ishiba - e nei giorni scorsi si era parlato anche di una mozione di sfiducia che il leader dell’opposizione Yoshihiko Noda, leader del Partito Democratico Costituzionale, ha rinunciato per ora a presentare. Ma è un'ipotesi che potrebbe però riaffiorare in autunno nel caso di unulteriore sconfitta del Partito Liberal Democratico alla Camera Alta, che sancirebbe una decisiva perdita di consenso popolare.

Queste elezioni delicate arrivano nel mezzo della crisi del riso, il cereale simbolo della società giapponese, che da quasi un anno domina il dibattito pubblico. A marzo il prezzo del riso è arrivato a segnare un aumento del 90% rispetto allanno precedente e in media si spendevano 30 dollari per 5kg di riso. Solo a maggio si sono registrati i primi flebili segnali di uninversione di tendenza, confermata dal calo dei prezzi delle ultime tre settimane. Parallelamente, anche la popolarità del primo ministro e del Partito al governo, sta registrando dei segnali di ripresa nei sondaggi.

Il riso in Giappone è una questione politica dagli anni 70 quando, in seguito ad una eccedenza di produzione, il governo intervenne attraverso una serie di misure per evitare che ciò riaccadesse. Questi disincentivi sono stati formalmente abbandonati nel 2018, ma la produzione continua ad essere influenzata da quell'eredità ed è rallentata drasticamente. Oggi il governo protegge il settore attraverso rigide norme sullimportazione: è stata stabilita unaliquota sul prezzo da applicare una volta superata la soglia massima (molto bassa) di importazione. Questa politica protezionista è giustificata - soprattutto - dallesigenza di accattivarsi il sostegno delle aree rurali, ma ha causato il malcontento di quelle urbane. Il Giappone oggi è costretto ad importare ingenti quantità di riso per far fronte alla crisi. Con le consistenti importazioni dalla California che sarebbero potute diventare anche uninteressante moneta di scambio con Washington per negoziare una riduzione dei dazi; ma questastrada non è stata comunque percorsa per non deludere l’elettorato rurale, storicamente schierato con il Pld.

Per fronteggiare la crisi, a marzo il governo ha deciso di aprire le scorte statali di riso, con un intervento che non è comunque bastato a placare il malcontento: c’è chi accusa il governo di aver agito troppo tardi e chi critica la gestione caotica della distribuzione. Solo da metà maggio i prezzi hanno cominciato finalmente a calare, grazie anche all’intervento del nuovo ministro dell’Agricoltura, Shinjiro Koizumi -  estraneo alla lobby agricola interna al suo partito e accolto favorevolmente dai sondaggi. È entrato in carica dopo che il suo predecessore era stato costretto a dimettersi dopo una dichiarazione che aveva ulteriormente danneggiato la credibilità del governo nella gestione della crisi. Ora questi primi passi verso una soluzione dell’emergenza sembrerebbero aver invertito la tendenza nel consenso verso il governo. Secondo un sondaggio di Kyodo News, a metà maggio il sostegno al premier Ishiba era calato al 27%. Unindagine più recente ha rilevato che lindice di gradimento è salito al 37%. 

Dal momento che il Partito Liberal Democratico non detiene la maggioranza alla Camera Bassa, le elezioni alla Camera Alta sono decisive. Una sconfitta segnerebbe la fine della leadership di Ishiba, che deve fare i conti anche con un’opposizione interna al suo partito. Se invece dovesse vincere, consoliderebbe finalmente quella legittimità politica che cercava durante le elezioni di ottobre.

Secondo un sondaggio dellAsahi Shimbun, il Partito Liberal Democratico (Pld) - che è una forza conservatrice - guida ancora le preferenze con il 26%, seguito dai progressisti del Partito Democratico Costituzionale (Pdc) al 12% e dai centristi del Partito Democratico del Popolo (Pdp) al 10%. Entrambi questi partiti sono nati tra il 2017 e il 2018 dalle ceneri del Partito Democratico (Dp), ma attraversano una fase di fragilità interna che potrebbe comprometterne le ambizioni elettorali.

Il Pdp, in particolare, anche a causa delle critiche sollevate dalla candidatura di Shiori Yamao, figura controversa a causa di alcuni piccoli scandali, ha perso il vantaggio che aveva registrato a dicembre nei confronti del Pdc. Tra le forze in corsa figura anche il Japan Innovation Party, partito populista di destra, che raccoglie il 7% delle preferenze, seguito dal Komeito - attualmente nella coalizione di governo - con il 4%.

Ad influenzare le preferenze politiche saranno anche altre questioni economico-finanziarie, legate soprattutto al contenimento dell’inflazione, aggravata dai dazi previsti dall’amministrazione Trump. Ishiba è fautore di un piano che promette di distribuire sussidi in denaro ai cittadini per alleviare il peso dell’inflazione. I partiti all’opposizione propendono invece per tagli fiscali o aumenti dei salari reali.

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