Truppe in Iraq, fra tante polemiche
Tokyo (AsiaNews) - Entro questo mese il Giappone invierà fino a 700 truppe in Iraq e in zone vicine per "aiutare la ricostruzione del paese distrutto dalla guerra". Un gruppo di 600 soldati saranno stazionati a Samawah, nel sud dell'Iraq, in una zona che il governo giapponese definisce "zona senza combattimenti". Loro compito include l'offerta di servizi sanitari e il restauro di edifici pubblici e la garanzia di approvvigionamento dell'acqua. Soldati dell'aviazione giapponese faranno la spola fra il Kuweit e Baghdad, Basra, Mosul e Balad per garantire beni e macchinari; la marina invece si occuperà del trasporto di autoveicoli.
La decisione ha creato molti dibattiti e diviso l'opinione pubblica. Secondo alcune inchieste, la maggioranza è contraria alla decisione del Primo Ministro Junichiro Koizumi in nome della costituzione che proibisce l'intervento del Giappone in zone di guerra. Lo scorso novembre, l'opinione pubblica giapponese è rimasta scossa alla notizia dell'uccisione di due connazionali in un attacco di guerriglia a Tikrit.
Koizumi ha detto ripetutamente che "il Giappone non sta andando in guerra". Le truppe che vengono inviate, sebbene armate, hanno il diritto di usare le armi solo se sono attaccate per primi. Nel 1992 il Giappone ha varato una legge che premette al paese di inviare truppe all'estero per partecipare a operazioni di peacekeeping in zone non di guerra. Finora Tokyo ha inviato truppe in Cambogia e a Timor Est.