Turismo: da Shanghai a Pechino l'esenzione dai visti raddoppia gli ingressi stranieri
Secondo alcuni dati pubblicati in questi giorni nel primo semestre 2025 la politica adottata dal governo cinese con ormai 75 Paesi di ogni parte del mondo avrebbe iniziato a portare risultati importanti in un settore strategico per il rilancio dell'economia locale dopo la pandemia. Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Thailandia e Russia le principali nazioni di provenienza.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - L’estensione dell’ingresso senza visto in Cina sta iniziando a dare i risultati sperati da Pechino: secondo alcuni dati citati dal South China Morning Post nella prima metà del 2025 le principali porte di ingresso nel Paese stanno facendo registrare forti incrementi negli arrivi di turisti stranieri rispetto a un anno fa. A trainare la crescita sarebbe il numero sempre più ampio di Paesi di ogni parte del mondo ammessi al programma che permette di entrare in Cina senza visto per soggiorni fino a 30 giorni: con l'aggiunta dell'Azerbaigian diventeranno ben 75 il prossimo 16 luglio.
Dall'inizio dell'anno solo all’aeroporto di Shanghai ben 1,4 milioni di visitatori sono entrati nel Paese senza aver bisogno di richiedere un visto. Il numero sale a 2,6 milioni se si considerano anche i viaggiatori provenienti dai Paesi esclusi dall’esenzione. Si tratta di un aumento percentuale del 44,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Nell’aeroporto di Pechino gli ingressi senza bisogno del visto sono stati 840.000 (il doppio rispetto al primo semestre 2024), in quello di Chengdu 287.000, con un aumento addirittura del 120%. Secondo quanto riportato i principali Paesi di provenienza sono Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Thailandia e Russia.
Questi dati si incrociano con un’analisi di Bloomberg dell’inizio di quest’anno, quindi relativa al 2024, secondo cui a essere cresciuti in modo significativo erano stati soprattutto i turisti provenienti da alcuni Paesi vicini come Vietnam, Mongolia e Malaysia. Sempre stando ai dati raccolti da Bloomberg, alcuni fattori, come le tensioni geopolitiche, influenzerebbero ancora le scelte dei turisti: Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Australia continuano a esortare i propri cittadini a esercitare un alto livello di cautela in Cina frenando così la crescita del turismo verso il Paese.
Questa deregolamentazione rispetto ai requisiti d’ingresso si inserisce in una strategia più ampia, che oltre ad incentivare il turismo, mira a rilanciare l’economia cinese, già in difficoltà a causa della bassa domanda interna, ancor prima dell’inizio della guerra commerciale. Ma non solo. Pechino sta cercando anche di migliorare la propria immagine all’estero, minacciata dalle crescenti tensioni geopolitiche. Secondo il Democracy Perception Index - uno studio annuale pubblicato a maggio che misura la percezione della qualità delle democrazie nel mondo - questi sforzi non si stanno rivelando vani. In molti Paesi, infatti, la fiducia verso la Cina è in crescita: in particolare, il sondaggio rivela che nella maggior parte dei Paesi presi in considerazione la Cina sembra avere una reputazione migliore rispetto agli Stati Uniti.
08/02/2022 12:49
12/03/2020 08:58