19/03/2009, 00.00
INDIA
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Ucciso leader radicale indù. Tensione in Orissa

di Nirmala Carvalho
Prabhat Panigrahi era stato arrestato per essere coinvolto negli attacchi contro i cristiani. Nel distretto di Kandhamal si teme una nuova ondata di violenze. Intanto i cristiani sono emarginati: possono rientrare nei loro villaggi solo se si convertono all’induismo.

Bhubaneshwar (AsiaNews) - Prabhat Panigrahi, un leader radicale indù, già arrestato per le violenze contro i cristiani in Orissa, è stato ucciso stamane da un gruppo di armati nel distretto di Kandhamal.

La polizia afferma che circa 15 ultras – con ogni probabilità maoisti – sono entrati nel villaggio di Rudiguma, a 145 km da Phulbani e hanno fatto fuoco contro il 30enne Panigrahi, ospite della casa di un attivista dell’organizzazione nazionalista indù Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh).

Panigrahi era stato arrestato perché coinvolto nelle violenze contro i cristiani nel distretto di Kandhamal, scoppiate lo scorso fine agosto dopo la morte violenta di Laxamananda Saraswati, leader di un altro gruppo fanatico indù, il Vishwa Hindu Parishad (Vhp). Era stato rilasciato lo scorso 14 marzo dalla prigione di Baliguda.

Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, ha dichiarato ad AsiaNews che “Panigrahi era implicate molto profondamente negli attacchi contro i cristiani e molto noto per la sua ferocia. Ora la situazione a Kandhamal, che è già tesa, diverrà insostenibile. Tanto più che si avvicinano le elezioni…”.Secondo molti analisti, uno dei motivi del pogrom è quello di sconvolgere l’elettorato cristiano cacciandolo via dalla regione e  cercando di garantire la vittoria al Bjp, sostenuto dai gruppi radicali indù.

Sajan K George spiega che on vi è ancora alcuna pace per i cristiani: “si nega loro di andare a raccogliere la legna; non possono cogliere i fiori di ‘Mahua’, per venderli… Come potranno sopravvivere?”.

Sr Sujith, delle Missionarie della Carità racconta di altre difficoltà ed emarginazioni subite dai fedeli: “In molti villaggi la gente viene costretta a convertirsi all’induismo, se vogliono rientrare ai villaggi. Ma la nostra gente rimane ferma a professare la loro fede in Cristo e nella Chiesa e così devono accontentarsi di vivere sotto tende di fortuna, lontani dai loro villaggi di origine, o in qualche baraccopoli. L’alternativa è solo l’emigrazione in un altro distretto o un altro Stato”.

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