31/10/2003, 00.00
IRAQ
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Un'ondata di violenza segna l'inizio del Ramadan

Baghdad (AsiaNews) - Cresce il pessimismo sulla normalizzazione del paese. L'inizio del Ramadan non placa la catena di violenti attacchi contro obiettivi occidentali: se la polizia irachena è riuscita ieri, 31 ottobre, a sventare un attentato ad un convoglio americano, la notizia dell'ennesimo attacco contro le forze statunitensi, avvenuto questa notte a Mosul nel nord dell'Iraq (due militari uccisi, due i feriti), alimenta il pessimismo circa l'evolversi della situazione irachena.

Il primo Ramadan dalla caduta del regime di Saddam Hussein e l'inizio dell'occupazione americana, è segnato da feroci attacchi di guerriglia, fin dal suo primo giorno, domenica 26 ottobre. Il mese santo dell'Islam, votato alla pace e alla fede, sembra destinato a diventare per l'Iraq il mese del caos e della jihad.

L'escalation di violenza partita nell'agosto scorso, quando ad essere colpita fu la sede Onu di Baghdad, ha raggiunto il culmine proprio nella giornata di domenica 26 con l'attacco all'hotel Rashid, dove risiedeva il Sottosegretario americano alla Difesa Paul Wolfowitz, scampato all'attentato, e nella giornata di lunedì 27, quando un'ambulanza carica di esplosivo ha devastato la sede della Croce Rossa internazionale, provocando 35 morti e 230 feriti, in gran parte iracheni.

La constatazione della non casuale coincidenza dei recenti attentati con l'avvento del Ramadan, mese santo dell'Islam, induce gli analisti a pessimistiche previsioni. Modalità e obiettivi degli ultimi attacchi sembrano infatti dimostrare, da un lato la crescente resistenza e dall'altro il fallimento del controllo del territorio e, più in generale, della politica di ricostruzione americana. La guerriglia irachena agli Usa non sembra più solo limitarsi ai seguaci di Saddam Hussein e del disciolto partito Baath. La preoccupazione maggiore riguarda possibili saldature fra baathisti iracheni e terrorismo integralista con legami regionali

Shaikh Douhi Abdul Jalil Ibrahim della moschea di Abu Hanifa di Baghdad, situata al centro del settore sunnita di Baghdad, dove si concentravano i sostenitori più fedeli del rais, ammonisce: "Sono in molti a voler gli Americani fuori dal paese ad ogni costo".

I recenti attentati accrescono il clima di instabilità e lo scetticismo della popolazione verso la presenza americana. Ma un'analisi più dettagliata degli umori della popolazione irachena rivela, in realtà, come la stragrande maggioranza della popolazione irachena abbia ancora un atteggiamento moderato, o quanto meno attendistico rispetto alla presenza americana.

La crescente instabilità costituisce anche un freno agli investimenti per la ricostruzione: la recente Conferenza dei Donatori svoltasi a Madrid il 24 ottobre scorso - conclusasi con lo stanziamento di 33 miliardi di dollari destinati alla ricostruzione irachena - ha anche registrato la riluttanza di alcuni paesi a garantire ulteriori stanziamenti fintanto che non sarà ristabilito l'ordine interno.

All'instabilità derivante dall'occupazione, si aggiunge quella legata alla convivenza interconfessionale.

Il quartiere di Washash, sobborgo occidentale di Baghdad, ha assistito proprio nella prima giornata del Ramadan ad una ondata di omicidi senza precedenti, tragico epilogo di tensioni fra varie fazioni. Nelle strade, a colpi di kalashnikov, si consumano, in particolare, vendette fra le fazioni rivali di sunniti e sciiti. Il più delle volte all'origine di tali vendette vi è l'assassinio dell'Ayatollah al-Hakim, leader moderato sciita ucciso nel maggio scorso in un attentato che costò la vita ad 80 persone.

Lo stesso inizio del Ramadan è stata occasione di accuse reciproche: il mancato annuncio da parte del governo provvisorio sull'esatto orario del novilunio - la luna nuova segna l'inizio del mese santo - ha determinato disorientamento fra la popolazione e scatenato accese polemiche fra sunniti e sciiti circa il vero inizio del mese santo.

Nel frattempo, i cappellani militari americani impartiscono precise indicazioni sui comportamenti da adottare da parte delle truppe in questo particolare periodo per evitare di offendere la sensibilità religiosa dei fedeli musulmani: i soldati in servizio di pattuglia hanno ricevuto il divieto di consumare cibo e di fumare in luoghi pubblici.

L'evolversi della situazione in Iraq trova ampia eco nella stampa mediorientale dove i toni oscillano da preoccupate affermazioni quali "Baghdad sta diventando una nuova Beirut" (Milliyet di Ankara) ad osservazioni che lasciano presagire ancor più funesti sviluppi (Al-Quds al-Arabi di Londra).

Difformi sono comunque le reazioni di fronte alla crescente instabilità irachena. La stampa mediorientale dei paesi più legati ad un ruolo statunitense nell'area si esprime preoccupazione; quella di altri paesi saluta l'instabilità come un freno alle mire espansionistiche americane.

Ma ci sono anche giornali che condannano i recenti attentati come un "gigantesco errore politico…che finisce col prolungare l'occupazione" (As Safir di Beirut).

Da registrare, infine, la significativa analisi fatta da Mons. Louis Sako, vescovo di Kirkuk, che in un'intervista rilasciata al mensile "Mondo e Missione", che appare nel numero di novembre, dichiara che, nonostante le difficoltà del dopoguerra, la gente irachena è contenta del cambiamento e inizia finalmente ad apprezzare i frutti della libertà.

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